Saperi

Della Scienza e del Caso

A un occhio esperto non sfugge l’inganno scientifico, il peccato più grave che uno scienziato possa commettere, come non sfugge la ricerca “milionaria” che, quasi sempre, cerca verità improbabili. È un mondo strano, quello della scienza, laddove l’ideazione che porta innovazione viene sempre accolta, all’inizio, con sospetto

Massimo Cocchi

Della Scienza e del Caso

Ogni giorno decine, centinaia, migliaia di ricercatori si impegnano per costruire i tasselli di un grande puzzle alla ricerca di una verità che, forse, inseguiranno per tutta la vita.

Essi affidano a una rivista scientifica il loro lavoro nella speranza che qualcuno ne colga uno spunto, un’idea, per compiere il passo successivo, sembra un percorso regolato dal caos in cui bisogna cercare il filo conduttore.

Questi sono i ricercatori non mercenari, cioè, quelli mossi dal solo desiderio di conoscenza e che credono fermamente nella scienza.

Possono sbagliare e in buona fede, ma, se così è sanno anche fare autocritica e, come si suole dire fare un passo indietro.

Un caso è quello, ad esempio, dell’acido linoleico quando, essendo sempre basso nel sangue dei soggetti con cardiopatia ischemica, pensammo (il mio Maestro ed io) che fosse logico somministrarlo per favorire un migliore controllo della patologia.

Sono trascorsi molti anni e, purtroppo il mio Maestro mi ha lasciato, mi sono accorto che non era quello il problema, per cui non aveva senso favorirne il consumo, anzi un’abbondante assunzione di acido linoleico può addirittura peggiorare il quadro cardiovascolare, ho fatto autocritica.

A un occhio esperto non sfugge l’inganno scientifico, il peccato più grave che uno scienziato possa commettere, come non sfugge la ricerca “milionaria” che, quasi sempre, cerca verità improbabili.

Potrebbe essere questo, ad esempio, il caso delle statine per abbassare il colesterolo oltre i limiti di guardia, colesterolo e acido linoleico viaggiano assieme e sarebbe estremamente pericoloso ridurre entrambe queste sostanze nell’organismo umano, e anche animale non umano, pena l’apertura verso patologie devastanti, ad esempio, quali sono le psicopatologie.

L’idea e l’intuizione rimangono ancora il fondamento delle ricerche importanti e mai comportano eccessivi costi se si rivelano giuste, quello che costa, eventualmente è entrare profondamente nei meccanismi interpretativi, ma il risultato rimane acquisito.

È un mondo strano quello della scienza, laddove l’ideazione che porta innovazione viene sempre accolta, all’inizio, con sospetto. La storia è piena di questi casi e dobbiamo sempre ricordare quanto disse il mio amico Kary Mullis perché una “res nova” sia interpretata nel modo giusto:

“…Turning points in medicine tend to be inconspicuous early on. Big changes always creep up on people. Early stages in major advancements are never heralded or even noticed. It is years or decades before things that will dominate a field are obvious to careful observers…”

Kary Mullis, Nobel Laureate, 1993

…I punti di svolta in medicina tendono a essere poco appariscenti all’inizio. Grandi cambiamenti si insinuano sempre sulle persone. Le prime fasi dei progressi più importanti non vengono mai annunciate o addirittura notate. Occorrono anni o decenni prima che le cose che domineranno un campo siano ovvie per gli osservatori attenti…

Accade come per un fiume che scorre per chilometri e chilometri prima di sfociare e consegnare la sua natura al mare aperto facendo accettare la sua risibile forza.

In quel momento, comunque esplode perché gli argini, a volte, sapientemente costruiti dai colleghi di scienza, cominciano a incrinare e crollano, inevitabilmente.

Questa razza di scienziati dannati non fa male alla scienza ma fa male all’umanità perché non può usufruire della scoperta in tempo reale.

Mi ripeto, i secoli sono pieni di questi esempi e, ancora oggi, nonostante la libertà di pensiero e i mezzi a disposizione, poco è cambiato.

Una strana storia

Sono ormai passati molti anni da quando mi colse l’idea di comprendere se gli argomenti che studiavo da sempre, cioè il metabolismo degli acidi grassi poteva avere ancora qualche cosa da dire.

Il tempo trascorso, a cavallo degli anni ‘80 – ‘90 aveva ceduto il passo agli studi di genetica, alla valutazione dei fenomeni epigenetici, delle espressioni geniche ecc., in definitiva aveva ceduto più allo studio dei meccanismi molecolari che alla logica della biochimica.

Evidentemente, ogni approccio forniva qualche risultato e le riviste scientifiche aprivano corsie preferenziali per questo tipo di lavori.

Gli acidi grassi delle membrane cellulari erano argomento ormai obsoleto e non destavano più grande interesse, sembrava che quasi tutto fosse già stato fatto e scritto.

Era difficile convincermi che il lavoro di tanti anni dovesse finire in un vicolo cieco, inoltre, non avevo risorse economiche che potessero consentirmi opzioni di ricerca avanzate.

Al mio carnet di ricerche mancava qualcosa però, l’indagine sugli acidi grassi di membrana delle piastrine, quelle piccole cellule che, per le loro caratteristiche, riguardano cuore e cervello.

Pensavo, in questo modo, di chiudere il mio percorso conoscitivo sui lipidi cellulari.

Questa volta, a differenza delle altre, volevo capire se veramente gli acidi grassi potevano avere un significato che andava oltre il mero concetto nutrizionale.

Decisi di tentare una nuova avventura nel mondo misterioso della psichiatria e nel fascino di quell’organo che batte incessantemente per tutta la vita che ci è data, il cuore.

Potevo contare su alcuni amici che potevano darmi una mano.

Li contattai e riuscì a mettere insieme un piccolo gruppo che poteva garantire i prelievi ematici dei soggetti con le suddette patologie e l’esecuzione dell’analisi gas cromatografica degli acidi grassi delle piastrine, cioè la loro identificazione.

Amici di spessore, ovviamente, e ricercatori di grande serietà si misero all’opera inserendo questo sovrappiù nella routine dei loro reparti e laboratori.

L’entusiasmo era l’unico collante che teneva assieme il gruppo, soldi quasi niente, anzi, niente.

I primi casi procurarono una grande ansia, vuoi avere il risultato e la sua certezza in tempi brevissimi, non puoi permetterti di sbagliare.

Oltretutto sei completamente al buio, hai dato il via a un’avventura che non sai come andrà a finire, ma questo è lo spirito vero della ricerca non prezzolata.

Numeri che si accumulano freneticamente, li osservi e sai che fino alla fine non sarà possibile coglierne appieno il significato.

Ogni sfumatura che cogli innesca ipotesi, magari fantastiche, comunque, ti angoscia fino alla fine.

Arriva il momento in cui i numeri li hai tutti e, anziché essere contento, ti riempi di dubbi per il timore che tutto si risolva in un nulla di fatto e ti fa male pensare che hai fatto lavorare per nulla gli amici.

Difronte all’analisi statistica si evidenziò che i gruppi studiati si riconoscevano per una differenza significativa l’uno dall’altro, i normali dai cardiopatici e dai soggetti psicopatologici, i cardiopatici dai soggetti psicopatologici.

Dovevo capire se facendo un ulteriore caso avrei potuto classificarlo come soggetto con cardiopatia ischemica o con disordine psicopatologico, perché questo sarebbe stato il vero successo dell’operazione.

Pensando che fenomeni biologici complessi richiedevano interventi matematici complessi, interpellai l’amico Lucio, che abita nella splendida Marca Trevigiana, vicino a quella piccola chicca di paese che è Asolo, profondo conoscitore delle reti neurali artificiali ed egli cominciò ad elaborare quella enorme massa di numeri e la faccio breve, ne risultò che dall’analisi degli acidi grassi delle piastrine era possibile fare diagnosi di cardiopatia ischemica, di depressione maggiore e di disordine bipolare.

Tutto sembrava risolto come per magia, ma non era così.

Occorreranno molti anni di studio per spiegare il significato di quell’incredibile risultato e tanti anche per vedere riconosciuto su importanti riviste scientifiche il lavoro, quel lavoro che sovvertiva il mondo della medicina, della religione e della filosofia, come ebbe a dire Kary Mullis.

Quando l’amico Peppino (Giuseppe Vitiello, famoso fisico teorico di fama mondiale) disse che quella che avevamo fatto poteva essere considerata una “scoperta” fu la ricompensa più grande che potevamo aspettarci.

Da allora molta acqua, come si suole dire, è passata sotto i ponti e, finalmente, è arrivato il riconoscimento, chiaro e forte, come si evince dalla figura sottostante che la cosiddetta mobilità della membrana cellulare (viscosità e fluidità) è la vera regista della vita e i suoi acidi grassi sono quelli che, nel bene e nel male, sono centrali nel determinismo della vita.

In apertura, il particolare di un’opera di Sandro Bettin (“I muri ci guardano”), da una foto di Olio Officina ©

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