Saperi

Di cosa avere paura

Di solito si ha paura del salto nel buio, della violenza fisica, degli accidenti atmosferici, dell’imbecillità di quelli che fanno le guerre, raramente si ha paura dell’ipocrisia che omaggia la meschinità. Anzi, molte volte si dà per scontato che il dolore dell’anima, la paura delle parole, siano eventi che riusciamo a scavalcare con facilità perché, grazie a Dio, siamo in grado di difenderci. Ma è proprio così?

Massimo Cocchi

Di cosa avere paura

Siamo sicuri che il dolore dell’anima e delle parole siano ininfluenti sul nostro comportamento o che, piuttosto, non si insinuino nel cervello e riflettano sulla mente, su quel meraviglioso complesso di intricate comunicazioni nervose, pericolose derive che possono compromettere la stabilità emotiva?

È, ormai, una costante giornaliera, di più volte al giorno, l’uso della parola che induce paura, basta accendere il televisore a caso e fiumi di inutili, quanto insensate, parole vengono spese nel tentativo di colonizzare in modo preciso il nostro complesso intrico di comunicazioni nervose e, subdolamente ci pongono sempre di fronte a verità dalla doppia e dubbia interpretazione.

Due cervelli, uno che accetta e l’altro che rifiuta, come mi piacerebbe capire quali meccanismi vengono messi in atto per fare sì che io sia diverso da un altro, per fare sì che uno capisca una cosa in modo diverso dall’altro, non sono certo che capiremo mai questi meccanismi, tuttavia, continuiamo a muoverci, dopo secoli, come i Guelfi e i Ghibellini, come gli Orazi e i Curiazi, nel nome di conquiste che sono semplicemente frutto di arroganza e desiderio di soggiogare l’altrui capacità fisica e intellettuale, sia quando usiamo la forza delle armi sia quando usiamo quella più subdola della strategia di potere.

E, in questo caso, riusciamo persino a dare una dimensione alla paura perché la vediamo materializzarsi nell’insensatezza dell’azione d’altri, perché la percepiamo nel rischio che stiamo correndo.

Io ho paura di ben altro, ho paura di quei cervelli e di quelle menti che, consapevolmente o meno, organizzano pensieri che sembrano ininfluenti sul nostro essere ma possono essere patognomonici di comportamenti pericolosi se escono da poteri forti, ho ancora più paura di chi ascolta tacendo e non reagendo a parole e pensieri farciti di mostruose implicazioni psico-sociali, come spesso accade nei salotti pubblici, e mi fa ancora più paura l’asservimento di chi si taccia censore dei costumi, di libertà di pensiero e di parola, è in quel silenzio subdolo di fronte al potere che si corrono rischi.

Un esempio fra tutti, di devastante pericolosità. Un noto magistrato, in uno dei famosi salotti, è uscito con una frase che suona nel modo seguente “la Cgil per i lavoratori è come la Chiesa per i cristiani”.

Nessuno dei presenti ha reagito a questa vera bestemmia morale, laddove le implicazioni comparative dirompono nell’assurdità ideologica, il tempio del lavoro comunista e il tempio del lavoro cristiano messi a confronto riconoscendo al tempio comunista un ruolo simbolico di elevazione celeste.

Ecco, io ho paura, più di ogni altra cosa, di cervelli che possono partorire simili assurdità ideologiche, e, soprattutto, ho paura se tali pensieri scaturiscono da chi deve giudicare.

Foto in apertura di Olio Officina©, tratta dalla mostra Banksy: “Genius or Vandal?”

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