Saperi

Feste dell’olio, ovunque

Tutti a salire sul carro dell’olio. Ma si è davvero in grado di veicolare una attenzione qualificata? In Cile l’olivicoltura non è solo un settore produttivo, ma il migliore biglietto da visita da offrire al turista. E in Italia? Mentre gli spagnoli sono un popolo, noi siamo tanti campanili che cercano di copiare quel che di sbagliato stan facendo gli altri

Angela Canale

Feste dell’olio, ovunque

Mentre i veri protagonisti sono impegnati nelle raccolte e nei frantoi, scoppiano feste dell’olio, ovunque. Parte la comunicazione del liquido giallo, la fanno olivicoltori, frantoiani, assaggiatori, esperti di ogni genere, inesperti di tutti i tipi, sindaci, consiglieri comunali, operai, grande distribuzione organizzata, imbottigliatori, chef, blogger, giornalisti enogastronomici…in maniera corretta, in maniera scorretta, raccontando tradizioni, trasmettendo emozioni, facendo annusare profumi, abbinando sapori.

Qualcuno mette l’olio in un calice, si è accorto che il vino perde colpi e l’olio invece offre ora opportunità. Da grandi enologi, in un batter d’occhio, si travestono da oleologi, in fondo estrarre è più facile che far fermentare!
Si presentano guide, si balla nelle piazze con rami di olivo tra i capelli.

Ricercatori di nuove tecnologie gridano ad alta voce le regole di Columella per far un olio di qualità, altri illustri professori giurano che le certificazioni comunitarie non sono abbastanza e, se vuoi fare meglio, loro hanno un timbro a caldo con cui garantiscono una estrazione a freddo, pronti a sorvegliare giorno e notte un anno di lavoro per ottenere “l’olio santo”!

Finalmente arriva la legge che salverà l’olio da tutti i mali, a costo di rovinare una carriera politica, ma questa legge s’ha da fare!

Corro da un comune all’altro, da più di un mese, per festeggiare l’olio, ma soprattutto per comunicarlo, per attirare turisti a caccia di emozioni culturali. Li vogliamo stupire con arte e cibo! E allora tra le tante bancarelle, dove con molta grazia sono esposte preziose bottiglie di olio, troviamo cibi in estinzione, tenuti in casseforti protette per giungere finalmente in bella mostra!

In Umbria si sono aperti i frantoi dei comuni di Trevi, Campello, Assisi, Valtopina, Avigliano, Castel Ritaldi, Spello, Castiglion del Lago, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria. Questi alcuni dei paesi che hanno dedicato i weekend di novembre a celebrare l’olio. Una bella occasione per ritrovare lo spirito di gruppo, per spolverare tradizioni e addobbi lasciati per troppi anni in soffitta.

Non c’è uomo, donna o bambino a cui non piace l’albero dell’olivo.
Non c’è sindaco, assessore, presidente che non regali parole di apprezzamento e compiacimento per il paesaggio olivicolo.
Non c’è artista che non abbia speso almeno una pennellata per dipingere un olivo. Esposti in vetrine di artigiani argentieri, splendenti rami e foglie di olivo fatti col nobile metallo.
Tarallucci, aperitivi e perfino gelato all’olio extra vergine di oliva.
Ma la grande sorpresa è un furgoncino parcheggiato nell’incrocio più frequentato che ci informa che se ci sbrighiamo nel grande magazzino di tutti gli italiani possiamo trovare un regalo prezioso, l’olio appena estratto. Si, proprio un regalo, solo per noi: 5 litri 15 euro! Non ci provate, tanto arrivereste tardi, i regali finiscono presto! Anche io sono arrivata tardi, avrei voluto assaggiarlo. Sono sicura che sicuramente sarà stato un ottimo olio. Ma cavolo!

Perchè disprezzarlo così? Perchè umiliare i tanti produttori che tra mille fatiche e mille intemperie, mentre noi facevamo bella mostra dei loro prodotti, continuavano a lavorare, a raccogliere, a molire, per fare tutto nel rispetto delle regole della qualità?
Non c’è niente di etico nello svendere il lavoro altrui! Nell’epoca del rispetto per la legalità, per ciò che è sostenibile, questo prezzo non ce la facciamo proprio a sostenerlo!

Parto da una costante: la gdo, la grande distribuzione organizzata non ci vuole rimettere nulla. E allora chi perde la partita? Io penso che a perdere sia soprattutto l’olio che con grande fatica stiamo cercando di comunicare.

Tanto per fare due passi nel mondo dell’olivo, due mesi fa ero in Cile, alle giornate olivicole internazionali. Da quindici anni a cadenza biennale, il mondo politico, quello della ricerca e i produttori olivicoli cileni si danno appuntamento per parlare di tecnica di coltivazione dell’olivo, di aspetti economici, di qualità dell’olio. Tutti hanno pagato una quota per partecipare, tutti sono rimasti attivamente presenti fino all’ultima relazione.

Una giornata è stata dedicata a una visita aziendale. In campo, di fronte a produzioni anche di 300 quintali per ettaro è venuto fuori il problema di come si potrebbe aumentare la resa in olio oltre il 17%.
Di colpo ti accorgi che chi è libero da tradizioni e legami con la Roma imperiale, l’olivo lo vuole coltivare e gestire senza aspettare la buona annata per raccogliere, senza dover pregare Santa Olivia perché mosca non attacchi.

Tra i fatti, le uniche parole quelle del viceministro dell’agricoltura. Sono state comunque confortanti: l’olivicoltura, come tutta l’agricoltura in generale, viene considerata dalla politica nazionale cilena non solo un settore produttivo, ma il migliore biglietto da visita da offrire al turista che arriva. C’è bisogno di paesaggio, di strutture recettive, di uomini che hanno possibilità di lavoro per abitare una terra, e questa possibilità soltanto una agricoltura efficiente può darla. Con queste parole ha rassicurato tutti, per confidare in uno Stato che sarà sempre più presente nelle politiche agricole costruttive future. Istintivamente vorremmo anche noi sentirci dire queste parole. Anche se immagino che qualcuno di voi in cuor suo sta già apportando critiche distruttive, a quello che ho appena scritto, ma soprattutto sta facendo due conti, se ci siamo con i 3 euro.

Ebbene nonostante costi di produzione contenutissimi, e produzioni abbondanti, il prezzo che viene riconosciuto al produttore cileno è sicuramente superiore a quello che propone la nostra gdo!
Sempre per continuare a fare altri due passi, questa volta in Europa, per vedere come si stanno esprimendo le nuove tecnologie, ho fatto parte di una missione perlustrativa. Questa volta a nord della Spagna, direzione Barcellona. Dall’alto, con distacco, e con la dovuta invidia, abbiamo osservato un popolo che coltiva olivo, che fa ricerca e che si accinge a conquistare il mondo dell’olio con l’aiuto di Santa Arbequina: è ovunque!

Trasformata in qualsiasi forma di allevamento, utilizzando tutte le possibili intensità d’impianto, a fusetto, a cespuglio, a vaso, a palmetta. Ma l’ultima novità è lo smartfree. Vi ricordate il meleto prato? Ecco una specie di oliveto del futuro, 5 – 6 anni e dopo si sfalcia, niente tutori e ancora una volta Arbequina. Non solo olio, dolce insapore e a basso oleico, ma anche foglie essiccate per un ottimo tè. Scherzo!

Non scherzo però di fronte a un unica distesa di 4 milioni di piante appena propagate e pronte a partire per il mondo. Nel vivaio si fanno turni, anche di notte, per arrivare in tempo nelle consegne.
È così che si conquistano oggi nuovi territori, non occorre più l’elmo di Scipio, basta una specie vegetale e in questo caso una varietà e il nome di Spagna è presente ovunque, tra il trentesimo e il quarantacinquesimo parallelo. Ti accorgi, attraversando campi, che loro sono un popolo e noi tanti campanili che cercano di copiare quello che di sbagliato gli altri stanno facendo, senza sapere che nel giardino sotto casa molte cose sono già state fatte, sperimentate e divulgate!

Tutti non vedevano l’ora di tornare in Italia per provare ad adattare le nostre meravigliose, biodiverse, vigorose varietà a sistemi superintensivi di coltivazione; dove la prima condizione necessaria è l’assenza di vigoria, la seconda è l’alta produttività, la terza è l’assenza di rami sterili! Quando gli altri arrivano noi siamo ai punti di partenza!

Ve lo immaginate il vigoroso Leccino costretto da chissà quale strana potatura a rimanere nano?
Ma la festa dell’olio continua, e non sono mancate le star. Un grande chef come Vissani, ai piedi di una maestosa basilica ha tenuto a battesimo due oli nati nella nella terra di Francesco, e tre giovani emergenti cuochi come Alessandro Dal Gan, Marco Martini, Vito Giannuzzi, hanno presentato gli oli nuovi di Confagricoltura a Palazzo della Valle a Roma.
E allora zuppe, sushi e bruschette hanno gridato vendetta, hanno trovato chi sa rendere il piatto unico, gustoso, direi quasi divino….che dico! diolio……

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