Gli olivi dell’isola di Cherso
Nel 1771 l’isola fu visitata dal famoso cronista di viaggi veneziano Alberto Fortis, il quale affermò che nell’isola si producevano 23 tonnellate d’olio. A quell’epoca l’olio da olive era il prodotto più importante dell’isola e il migliore dell’intera Repubblica di Venezia
Anche se non ci sono tracce evidenti, l’olivo è probabilmente arrivato sull’isola di Cherso nell’antichità. Nelle navi affondate nelle vicinanze dell’isola sono state ritrovate delle anfore che servivano per lo stoccaggio e il trasporto dell’olio, il che indica un vivo commercio dell’olio in quell’epoca.
I primi documenti scritti sulla coltivazione dell’olivo sull’isola di Cherso risalgono al 1504, quando nei libri del Consiglo della città di Cherso fu verbalizzato che Petrisso de Petris ottenne dal Comune la possibilità di innestare alberi d’olivo selvatico, che allora crescevano sull’isola, con varietà addomesticate.
Altre fonti rivelano che nel XVII secolo a Cherso si producevano 50 tonnellate d’olio, metà delle quali destinate all’esportazione. Durante il dominio veneziano, Cherso pagava parte dei suoi tributi in olio d’oliva.
Nel 1771 l’isola di Cherso fu visitata dal famoso cronista di viaggi veneziano Alberto Fortis, il quale affermò che nell’isola si producevano 23 tonnellate d’olio. A quell’epoca l’olio d’oliva era il prodotto più importante dell’isola e il migliore dell’intera Repubblica di Venezia.
I più vecchi e grandi oliveti dell’isola sono posti sulle lievi pendici che circondano il porto di Cherso e sulle scarpate del suo ampio golfo.
Considerando le sfavorevoli condizioni ambientali dell’isola di Cherso, l’olivicoltura rappresenta l’unica alternativa alla produzione agricola.
La coltivazione degli olivi è fatta in modo molto estensivo, come cent’anni fa. Il suolo non si lavora, per cui l’unico intervento dell’uomo è la potatura, laddove alcuni aggiungono anche delle piccole quantità di fertilizzanti per aiutare la crescita delle piante. La maggior parte delle piante sono vecchie più di cento anni.
Maturano per primi i frutti della varietà Plominka, che, assieme alla varietà simjaca, rappresenta il 95 per cento del numero totale degli olivi presenti sull’isola. L’albero di Plominka è più grande dell’albero di Simjaca, e i suoi rami sono lunghi e sottili. Si pianta su suoli più profondi e per questo è meno rappresentato. L’olio di Plominka è di qualità eccellente. Questa varietà si coltiva soltanto sull’isola di Cherso, dove rappresenta il 10 per cento delle piante, e sull’isola di Veglia.
La Simjaca è una varietà molto probabilmente autoctona; infatti, oltre che sull’isola di Cherso, dove rappresenta l’85 per cento di tutte le piante d’olivo, si può trovare sporadicamente soltanto sull’isola di Veglia. L’albero di Simjaca è più basso e i rami sono corti, grossi, eretti e forti. È resistente alla siccità e alle basse temperature, il che spiegherebbe la sua forte presenza nella pietraia chersina. La Simjaca è pronta per la raccolta circa dieci giorni dopo la Plominka.
L’unico frantoio di Cherso è di proprietà della Cooperativa agricola Cres. La cooperativa aveva sostituito il vecchio frantoio a presse (del 1941) con una moderna macchina centrifuga (la prima macchina di questo tipo in Croazia) già nel 1975. Oggi piu di cento famiglie coltivano circa 130 mila alberi di olivo su circa 600 ettari. Bisogna però dire che cent’anni fa sull’isola si coltivavano piu di 300 mila alberi di olivo. Oggi una produzione media e di 60 mila litri. L’olio extra vergine di oliva di Cherso è il primo olio in Croazia che nel 2013 è stato registrato con la Dop.
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