Ho i miei pusher di fiducia
Ad affermarlo il food & music writer Carlo Spinelli, il cui entusiasmo raggiunge gli astri quando assaggia pane, olio e sale grosso. Il Doctor Gourmeta, come è conosciuto sul web, è personaggio scanzonato che sperimenta l'onnivorismo e fotografa chef Michelin in situazioni ironiche e surreali
Laureato in Lettere Moderne e iscritto a Storia Antica, Carlo Spinelli viaggia mangia e scrive in ordine sparso per ItaliaSquisita, Rolling Stone, La Cucina Italiana, Playboy, Wired e Artribune. Approfondendo l’antropologia dell’alimentazione nel contemporaneo mangiare, tra culture e geografie all’antitesi, ama in egual misura la cucina del neolitico e quella d’avanguardia, quella tradizionale, quella istintiva nordica e quella più scientifica, ma soprattutto lo streetfood terrestre. Ha vissuto due anni in Svezia, con il padre artista e ludologo ha scritto enciclopedie sul mondo del gioco per Fabbri Editore e DeAgostini, e ultimamente ha contribuito a creare IlMangiadischi, format tv in cui si miscela la musica d’autore e l’alta cucina. Sul web è conosciuto come Doctor Gourmeta, personaggio scanzonato che sperimenta l’onnivorismo e fotografa chef Michelin in situazioni ironiche e surreali. La sua scrittura alterna aulico e grottesco, colto e pecoreccio, cercando di comunicare cose diverse a diversi lembi di società. Nel frattempo cambia pannolini e pensa di scrivere fumetti e graphic novel.
Quale idea di olio lei si è fatta nel corso dell’infanzia? L’olio di quegli anni è stato quello ricavato dalle olive o un olio di semi?
Non ho paura di dire che l’infanzia stessa ha il sapore dell’olio, di quello buono che incute vitamine ai radicali liberi degli infanti. Mi ricordo pappe con Parmigiano e olio evo (per solleticare i dentini), mi sovviene “pane e olio” nelle vacanze toscane (per titillare il mio futuro senso del viaggio), rabbrividisco quando ripenso a una “sciata” d’olio nel corridoio di casa e atterraggio finale sulla lavatrice in cucina (per turbare i sogni una madre amorosa)… Con una brava nonna marchigiana, l’olio di semi non esisteva: si usava l’olio evo per tutto, anche per lubrificare le cerniere e gli stipiti delle porte.
Una curiosità: i sapori e i profumi dell’olio della sua infanzia coincidono con quelli che invece percepisce e apprezza oggi?
“Sappiate, dunque, che non c’è nulla di più elevato, di più forte, di più sano e di più utile nella vita che un bel ricordo, specialmente se è un ricordo dell’infanzia…” Le parole di Fedor Dostoevskij ricalcano le mie emozioni oliate, quelle che percepisco ora al ristorante o al frantoio dopo aver vissuto e sguazzato per anni nel liquido d’oro dell’ulivo.
Cosa apprezza di più di un olio extra vergine di oliva?
Il profumo, la piccantezza accennata, i ricordi olfattivi di pomodoro e carciofo, il colore torbido e verde. Il mio entusiasmo raggiunge gli astri quando assaggio “pane, olio e sale grosso”. Davvero.
Quanto sarebbe disposto a spendere per una bottiglia di extra vergine?
Massimo 50 euro. Risparmio più volentieri sull’olio della macchina.
A tal proposito, per lei la bottiglia che frequentemente acquista di quant’è? Da 250, 500, 750 ml o da litro?
Ho i miei pusher di fiducia, mi arriva l’olio da diversi parti d’Italia, anche dalla Spagna. Compro latte da 5 litri o bottiglie-chicche introvabili da 1 litro. L’importante è che le mie riserve non finiscano mai.
In tutta sincerità, senza alcuna senso di colpa o imbarazzo, qual è il suo condimento preferito tra tutti i grassi alimentari?
Olio evo e burro di malga. A volte insieme per raggiungere orgasmi adiposi da urlo.
Basta olio. Veniamo al suo lavoro. A cosa sta lavorando?
Io viaggio mangio e scrivo. Tratto di musica, cucina e arte per riviste, web e ora anche tv. Mi piacerebbe molto anche scrivere soggetti e sceneggiature per fumetti.
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