Il caso del cardinale Becciu e l’amministrazione dei beni di una comunità
Con queste riflessioni affrontiamo una questione che esula dalle tematiche della nostra rivista, ma d’altra parte ciascuno di noi appartiene al mondo e non può eludere la realtà. Ecco allora, rispetto a un caso che ha sconvolto il Vaticano e la Chiesa cattolica, una proposta per una possibile soluzione
Non mi sono mai sentito particolarmente interessato delle vicende curiali del Vaticano. Sono sempre stato fuori dal circuito legato a quel mondo, fatto di segreterie e di cariche cardinalizie, senza essere pregiudizialmente contro. Posso immaginare che una organizzazione di una Chiesa che abbraccia una popolazione tanto grande e di molteplici nazionalità, abbia bisogno di una organizzazione centrale efficiente e produttiva, ma ciò che si è verificato con il cardinale Becciu, defenestrato dalle sue cariche e anche dai suoi poteri e diritti cardinalizi in quattro e quattr’otto, senza neppure un processo preventivo, mi ha lasciato sgomento e come tanti cristiani e non cristiani mi sono domandato come mai e di che cosa è tanto colpevole da essere esautorato così in fretta.
Sentendomi membro consapevole e convinto di questa Chiesa, sia come cristiano, sia come vecchio sacerdote che si è formato soprattutto nel periodo e nello spirito del concilio Vaticano II, che ha proposto non solo questioni di ordine teologico, ma anche suggerito preziose indicazioni sulla vita concreta della comunità cristiana e dello stesso uso dei beni materiali, perché essa potesse presentarsi a tutti gli uomini pienamente credibile, il mio sgomento è stato lacerante.
Proprio per questo, sono certo che un fatto del genere non debba essere liquidato con qualche battuta liquidatoria, come se si trattasse di un semplice incidente, oppure con le solite critiche di un laicismo che aspetta solo fatti del genere per criticare la Chiesa.
Non credo che il problema consista solo nell’individuare le colpe del cardinale Becciu nel manovrare e indirizzare in modo arbitrario i soldi della Chiesa o dello stesso Pontefice.
Ancora, non mi sento coinvolto nell’individuare nella persona del cardinale il solo capro espiatorio di un male che, a mio avviso, è ben più profondo. Credo che qui non si tratta semplicemente di accusare una singola persona. Anche ammesso che il cardinale Becciu abbia commesso degli errori, errori che io personalmente non conosco né cerco, occorre andare alla radice del perché molto spesso e ripetutamente si ripetono episodi del genere.
Sono convinto che questo Papa voglia invertire la rotta nelle modalità della amministrazione dei beni che ci sono nella comunità cristiana.
La Chiesa ha certamente bisogno dei beni materiali per vivere e far vivere tante realtà delle varie espressioni di vita. È necessario, anche da questo ed altri episodi del genere, che si sono susseguiti all’interno della Chiesa, liberare ogni autorità da ogni potere sul patrimonio di una qualsiasi comunità.
Anche all’interno della Chiesa, e non solo di quella centrale, ma di ogni comunità anche piccola, l’autorità preposta deve dal primo momento del suo esercizio, essere esonerata da ogni incombenza di questo genere e sempre venga indicato un organo preciso e delle persone ben individuate come responsabili dei beni che sono della stessa comunità.
Solo in questo modo ogni membro della comunità può essere in grado di verificare su come i beni della comunità siano utilizzati.
Mi auguro che questo metodo sia consolidato non solo nell’ambito delle gerarchie centrali, ma, a cascata, in tutte le molteplici comunità della Chiesa.
Se così sarà, possiamo dire che anche un episodio doloroso può diventare un passo ulteriore verso una Chiesa più credibile. Ma perché ciò possa avvenire occorre che questi episodi diventino oggetto di discussione in modo che non finiscano solo a emettere sentenze puramente formali. Occorre che la critica si arricchisca di contenuti e proposte concrete e che i cristiani tutti si sentano coinvolti in questo cammino di rinnovamento. Che non sia solo compito di un Papa, magari ammirato, ma lasciato spesso solo nel portare avanti la fatica di un profondo rinnovamento di tutta la Chiesa e di tutte le comunità cristiane che sono nel mondo.
In apertura, foto di Olio Officina ©
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