Saperi

Il grande Peppo e il cibo

Lo scrittore Giuseppe Pontiggia avrebbe compiuto ottant’anni il 25 settembre, ma è scomparso nel giugno 2003. Lo ricordiamo con una galleria di foto private, strettamente familiari, ma anche con alcuni stralci dalle sue opere, in cui tratta di diete, nuova cucina, vini e del terrore di ingrassare

L. C.

Il grande Peppo e il cibo

Avrebbe compiuto ottant’anni, lo scorso 25 settembre, peccato non averlo più tra noi. Giuseppe Pontiggia era nato a Como. E’ scomparso prematuramente a Milano il 27 giugno 2003. La sua opera al completo è disponibile in edizione economica negli Oscar Mondadori, oltre che nel volume Opere, a lui dedicato nella celeberrima e prestigiosa collana dei Meridiani Mondadori, a cura di Daniela Marcheschi.

Lo ricordiamo con una galleria immagini, in alcune foto è ritratto in momenti di vita privata, compresa la foto del figlio Andrea.

Una dieta (in)felice

Nei racconti contenuti nel libro La morte in banca, nell’edizione Mondadori del 1979, ne compare uno dall’emblematico titolo di “Goloso”. Ecco un breve stralcio.

Riuscì a dimagrire ventidue chili. Gli amici e i conoscenti lo incoraggiavano, stupiti che per la prima volta calasse veramente. Lui li ascoltava paziente, con un sorriso esangue; e, con una voce che la dieta aveva affievolito, diceva:
“Questo è solo il principio”.
Uscendo al tramonto dall’ufficio e camminando per le strade, lungo le friggitorie, le enoteche, le pasticcerie, si sentiva orfano. E passando davanti ai ristoranti, alle trattorie con pergolato, alle locande accoglienti, pensava che quelli erano i luoghi dove aveva vissuto la sua felicità, anzi dove l’aveva consumata. E adesso, a mano a mano che perdeva il peso, si sentiva come spogliare di un involucro caldo, che lo proteggeva.

La Nuova Cucina

Nel breve saggio “I miracoli della dieta italiana”, contenuto in Le sabbie immobili, pubblicato da Il Mulino, 1991.

Abbiamo esportato in tutto il mondo la dieta mediterranea e abbiamo importato, con una generosità pari alla miopia, panini al colesterolo. E abbiamo sacrificato piatti locali, frutto di una alchimia geniale che trasformava la povertà degli ingredienti nella ricchezza dei sapori, a una Nuova Cucina che appaga la vista altrui, ma non il nostro gusto.

Grasso o grosso?

Dal saggio “L’alibi semantico di grasso”, tratto dal volume Le sabbie immobili.

C’è un aggettivo che l’uomo grasso aborre ed è quello che abitualmente lo accompagna: grasso, appunto. Perciò tende, con protervia patetica, a sostituire la “a” con una “o” e grosso diventa l’alibi semantico di grasso.

Consumatori

Da “La stanza dei bottoni”, in Le sabbie immobili.

Consumatori – Ha sostituito acquirenti, lettori, spettatori, eccetera. Evoca l’ingestione. I consumatori di musica girano con l’auricolare. Forse il termine ulteriore sarà evacuatori.

Lo scrittore come il vino?

E, sempre da Le sabbie immobili.

Lo scrittore migliora con gli anni.
Il paragone più frequente è il vino. Anche se pochi vini migliorano con il tempo.
L’ascesa dello scrittore è invece inarrestabile e tocca il suo culmine con la decrepitezza e la morte.
Lo scrittore morto è immortale.

Il terrore di ingrassare

Ecco invece uno stralcio tratto dal racconto “La vita parallela”, contenuto nel volume Vite di uomini non illustri, pubblicato da Mondatori nel 1993.

Amava bere lo Sciacchetrà durante i pasti e anche dopo. Ingrassava rapidamente e il suo respiro diventava affannoso.

Assaggiare o mangiare?

Così in Prima persona, ultimo libro di Pontiggia, edito da Mondadori 2002:

Tre anni fa un ristorante di antica e solida tradizione regionale si è convertito ai fasti, o per meglio dire alle ascesi, della Nuova Cucina. E ai piatti robusti e tonificanti di una volta ha sostituito composizioni cromatiche che aspirano ai cieli dell’estetica.
Dopo un piatto in cui un gambero a mezzaluna, in un disco vitreo e gelido, si protendeva desolato verso tre spicchi di carota, il cameriere si era curvato per sussurrarmi: “Vuole assaggiare altri piatti?
“Vede” gli avevo sussurrato a mia volta, “assaggiare è compito del cuoco. Io desidererei mangiare”.

Il collezionista di vini

Sempre da Prima persona:

Era un uomo riservato, schivo, malinconico. Raccoglieva etichette di vini di bottiglia, ma non aveva circoscritto la ricerca a una nazione, a una regione, a un vitigno. Per un collezionista sarebbe un errore fatale, ma forse lui non aspirava a esserlo. E’ difficile entrare nella mente degli altri non meno che nella propria.
Aveva accumulato in uno stanzino pile di etichette, che esacerbavano le rimostranze di sua moglie, conscia della loro infruttuosità e defunta due anni prima di lui. Dopo di allora aveva cessato di raccoglierle, non si sa se per una pacificazione (o una vendetta) postuma.

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