Il Grizzly e l’Aquila
Narrazione. Uno strano incontro. Si guardarono a lungo, l'aquila con grande circospezione e tanta prudenza, il grizzly comprensivo e pacato, senza nessuna intenzione di azzannare. Un fitto dialogo tra i due, mentre il giorno stava calando e con esso anche il sole, quando arrivò il tempo di riappropriarsi ciascuno dei propri rifugi. Pensarono: “ci ritroveremo mai in un’occasione così improbabile?”
Stranamente, nel grande prato che circonda una casa dove le stanze entrano una nell’altra e le scale ti portano a trovarti in una sorta di labirinto dove non capisci se sei tornato all’inizio o se sei alla fine, apparve all’improvviso un grande Grizzly eretto in tutta la sua potenza e scrutava il cielo.
Scrutava un punto scuro che volava alto alto e non riusciva a capire cos’era, d’altra parte era lui fuori posto, non quel punto nel cielo azzurro che non versava lacrime da tanto tempo.
Lui continuò a fissare quel punto e si accorse che poco alla volta, con grandi cerchi, lentamente, si rendeva più visibile.
Gli apparve, in tutta la sua maestosità l’Aquila, già quel lontano punto era un’Aquila.
Uno strano incontro quello di un Grizzly e di un’Aquila.
Si guardarono a lungo, cercavano di capire cosa mai aveva procurato quello strano incontro, e, con grande circospezione l’Aquila strinse i cerchi e si avvicino al Grizzly con tanta prudenza, quasi con un intimo timore, lei era l’Aquila, la regina del cielo, abituata a colpire la preda senza pietà e a trascinarla al sicuro per farne il suo trionfo.
Tuttavia, lei capiva bene che questa volta si trovava di fronte a qualcosa di enorme, fuori dalla sua portata di rapidissimo rapace.
Continuarono a scrutarsi e decisero che, forse, conveniva instaurare un dialogo e anche a prudente distanza, quelle enormi zampe con le unghie lunghe e affilate e quelle grinfie rapaci avrebbero potuto solamente fare dei graffi, forse, nessuno sarebbe uscito vincitore.
Il dialogo si presentò, tuttavia, non facile, faticavano, il Grizzly e l’Aquila a trovare le parole giuste, le misuravano con cautela sapendo che al minimo equivoco poteva scattare l’innata forza che normalmente usavano con la preda e, questo, sarebbe stato un grande guaio, nessuno dei due voleva soccombere.
Presero un po’ di coraggio e il Grizzly, da vero gentiluomo, fece benevoli apprezzamenti, disse all’Aquila che era molto bella, che aveva un certo fascino, che le sembrava un po’ pazzerella con tutte quelle giravolte e l’Aquila disse al Grizzly che, senza dubbio, con quella imponente presenza poteva incutere soggezione, che certamente era dotato di grande forza, che tutto sommato anche lui emanava un certo fascino, tuttavia, lei era prudente, gli fece capire che avrebbero dovuto conoscersi un po’ di più e meglio.
In qualche modo cercava di ammaliarlo mentre ne scrutava, con quegli occhi furbi e penetranti, le minime mosse per non farsi cogliere spiazzata da un eventuale attacco.
Trascorreva il tempo, il caldo diventava soffocante per entrambi, tuttavia, non riuscivano a staccarsi, non riuscivano a mollare, in senso letterale, la reciproca preda.
Allora, anche per il ruolo di gentiluomo che il Grizzly si era assunto, egli si rivolse all’Aquila e le disse:
“mia cara Aquila, ho capito benissimo il timore che ti era entrato dentro quando mi hai visto ma il mio aspetto non rappresenta la natura che ben conosci, io attacco se sono costretto e, quando ho visto che ti avvicinavi con prudenza non ho sorriso per finta, per catturarti meglio, ho sorriso perché, tutto sommato ho visto, sotto la tua rapacità, l’animo buono che anche tu hai, ho visto le tue titubanze a fidarti, ho visto anche la tua fragilità per i troppi combattimenti che hai dovuto fare, stai tranquilla, mia cara Aquila, non ho nessuna intenzione di azzannarti, vorrei solo conoscerti un po’ meglio”.
L’Aquila sembrò, apparentemente, un po’ più tranquilla anche se non era del tutto convinta della bonarietà del Grizzly, d’altra parte quello fra un Grizzly e un’Aquila è ben uno strano e inusuale incontro, e così l’Aquila disse al Grizzly:
“caro Grizzly, io non mi sono più avvicinata al pericolo da tanto tempo perché ricordo ancora bene tutte le volte che mi è capitato di averlo molto vicino, ecco perché mi vedi svolazzare a prudente distanza, ho ancora un po’ di timore, tuttavia penso che se ci incontreremo di nuovo fuori dalla tua foresta laddove il cielo ne confina e dove spazia la mia vista, forse potremo riprendere a parlarci con maggiore sicurezza e tranquillità”.
Il giorno stava calando e con esso anche il sole, era il tempo di riappropriarsi dei propri rifugi, così il Grizzly si rituffò nella foresta e l’Aquila si alzò veloce verso il cielo più alto fino a diventare un puntino quasi invisibile e irraggiungibile.
Non si accorsero che entrambi avevano lo stesso pensiero che frullava nel cervello, si chiedevano: “ci ritroveremo mai in un’occasione così improbabile come quella di oggi?”
Venne la notte e, né il Grizzly sapeva dove era l’Aquila né l’Aquila sapeva dove era il Grizzly, forse speravano di rivedersi, tutto sommato l’incontro non era poi stato tanto male.
In apertura, foto di Olio Officina
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