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Il museo archeoindustriale di Terra D’Otranto racchiude l’anima di un’intera comunità

Allestito a Maglie, all’interno delle Officine artistiche mobili d’arte dei fratelli Piccinno, è stato fortemente voluto dall’amministrazione comunale per poter restituire a donne e uomini un monumento simbolo del fiorente periodo industriale. Ricostruire e valorizzare la memoria storica è un importante impegno, necessario per trasmettere alle generazioni future il valore di un luogo e dei suoi abitanti

Antonio Monte

Il museo archeoindustriale di Terra D’Otranto racchiude l’anima di un’intera comunità

La città di Maglie: dall’artigianato all’industria

Maglie si presenta nella metà del secolo XVIII con un habitat tipico rurale ad economia di sussistenza e di interdipendenza fra borgo e campagna.

All’attività primaria si dedicano 450 lavoratori, alle attività secondarie e terziarie 114 abitanti e solo 19 alle libere professioni. Uno spaccato sociale che lascia intendere un lento cammino in tema di industria e di imprenditoria.

Occorrerà attendere il periodo post-unitario perché in provincia di Lecce si possa parlare di industria vera e propria.

Già a partire dai primi anni del secolo XVIII a Maglie erano visibili i primi germi di un artigianato di qualità che era quasi sconosciuto al resto del Salento, dove la principale occupazione restava l’agricoltura.

Maglie poteva contare su numerose forme di attività, quali gli ebanisti e falegnami, i conciatori di pelli, i muratori e carpentieri, i fabbricanti di fiscoli, i calzolai e i sarti e altre ancora.

Nello stesso tempo si formò una piccola borghesia che consolidò la propria posizione tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, grazie agli introiti derivanti dalla vendita dei principali prodotti agricoli (soprattutto olio e vino), o da quelli ricavati dai traffici e dal commercio.

Lo sviluppo economico, commerciale e industriale di Maglie risale all’ultimo quarto del XIX secolo, tanto che era noto come l'”emporio del Capo di Leuca” e il più ricco paese della provincia.

Intorno alla metà del secolo XIX erano attivi: 34 molini; 10 trappeti di cui uno a vapore; una distilleria di alcol e vinacce; 16 forni; 4 botteghe da macello; 9 botteghe da pizzicagnolo; 8 taverne (vino) e due alberghi; sei fabbriche di pellame.

Il successivo sviluppo della rete ferroviaria (1866 Brindisi-Lecce e 1868 Lecce-Otranto passando per Maglie) e la favorevole posizione della cittadina al centro di importanti assi stradali, come la Lecce-Leuca costruita intorno al 1831, e la Otranto-Maglie, ultimata dopo il 1855 a cui fu dato il nome di ‘Ferdinandea-Salentina’, determinarono una ulteriore espansione dei suoi traffici commerciali, consolidando, da una parte, le attività già esistenti e dall’altra incoraggiando la nascita di nuove aziende.

Tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, dunque, Maglie si presentava come il centro economico-commerciale-industriale più attivo (dopo il capoluogo) del Salento.

Ciò grazie alla presenza di numerosi stabilimenti legati ai settori tradizionali, come quello dell’olio, del vino, del grano e della pasta e, a partire dai primi anni del Novecento, del tabacco a cui si aggiunsero quelli artigianali del cuoio e soprattutto, dei fiscoli e dei cordami, dei berretti, del ferro battuto e dei mobili di lusso che, in seguito, si trasformarono in opifici industriali.

Un’idea orientativa dei settori produttivi presenti a Maglie dal periodo post-unitario alla metà del Novecento è elencata nella Corografia fisica e storica di Terra d’Otranto, negli Annali di Statistica Industriale del Maic, nell’Annuario Pugliese e nell’Annuario di Terra d’Otranto.

1883-84 (Annuario Pugliese, Terra d’Otranto): 6 concerie di pelli; 10 frantoi; 1 molino a vapore; 1 fabbrica di spirito; 1 fabbrica di armi da fuoco.
1891 (Annali di statistica-Statistica industriale, Provincia di Lecce-Terra d’Otranto): 1 officina meccanica; 1 fabbrica di pasta da minestra; 11 frantoi da olio; 1 tintoria; 1 fabbrica di cordami; 6 concierie; 1 tipografia; 2 fabbriche di mobili e botti; 4 fabbriche di carri e carrozze; 1 fabbrica di organi da chiesa.
1949-50 (Annuario della Provincia di Lecce): 1 fabbrica di gassosa; 1 fabbrica di mattoni; 4 magazzini di lavorazione del tabacco; 3 molini; 9 oleifici; 4 pastifici; 3 stabilimenti vinicoli.

Il Mai e gli spazi espositivi

Il Mai è allestito all’interno delle Officine Artistiche Mobili d’Arte dei F.lli Piccinno; una nota fabbrica di mobili e, dal 1926 magazzino per la lavorazione di tabacchi orientali.

La struttura architettonica, ubicata a Maglie in provincia di Lecce, riconosciuta di interesse culturale il 23 luglio 2003, presenta eleganti stilemi di gusto floreale; infatti, venne progettata da Adolfo Piccinno nel 1919 e ultimata nel 1922.

Dopo il percorso conoscitivo sulla storia della fabbrica e dei suoi committenti, è stato attivato un processo di patrimonializzazione del bene, finalizzato al recupero (il magazzino di lavorazione premanifatturiera e deposito di tabacco venne chiuso nel 1995), restauro e rifunzionalizzazione destinando la fabbrica a Museo Archeoindustriale di Terra d’Otranto.

L’obiettivo perseguito dall’Amministrazione comunale, a partire dal 2002, è stato quello di restituire alla comunità locale un “monumento” simbolo della Maglie industriale.

L’istituzione di un Museo del patrimonio industriale rappresenta per la Città di Maglie la realizzazione di un polo culturale in uno spazio che fa parte della memoria collettiva e della storia della città stessa.

L’idea progettuale è stata quella di realizzare un luogo attivo: uno spazio dove “raccontare” la storia dell’industria magliese e della Terra d’Otranto; un contenitore di eventi; di percorsi didattici; di aggregazione e animazione culturale, in un centro urbano dove alcune attività industriali hanno reso celebre la cittadina salentina in tutta Italia e anche all’estero.

Il Museo diviene importante non solo per ciò che rappresenta (appunto, la storia della produzione industriale di Terra d’Otranto e della città di Maglie), ma perché è un elemento complementare di un più vasto percorso di valorizzazione e integrazione del, e con il territorio.

Si è lavorato per ricostruire e valorizzare la memoria storica, le tradizioni, la vita, l’utilizzo delle risorse naturali e tecnologiche, le materie prime impiegate nelle attività produttive di un’area fortemente vocata per tradizione.

Gli ambienti museali sono spazi destinati a: biglietteria, info-point e bookshop; sala polifunzionale per convegni ed eventi culturali; centro di documentazione del patrimonio industriale del Capo di Leuca; sala per mostre di arte contemporanea; ufficio amministrativo; servizi igienici e a due spazi museali.

Il primo dedicato alla città di Maglie e alle attività produttive dell’industria agroalimentare e manifatturiera; il secondo all’industria di Terra d’Otranto: uno spazio allestito con un teatro virtuale in 6d e due postazioni in modalità Vr (Virtual Reality).

Dopo l’ingresso alla struttura espositiva, si incontra un atrio dove è posta la biglietteria con info-point, bookshoop e punto ristoro. Questo spazio è allestito con vetrine dedicate ai prodotti d’ “eccellenza” del territorio salentino (pasta, cioccolato, vino, dolci, olio, caffè, berretti e altro).

Subito dopo, il percorso espositivo è dedicato alle attività protoindustriali e industriali della città di Maglie: a quelle agroalimentari (che per secoli è stato il pilastro dell’economia di Terra d’Otranto) e a quelle manifatturiere che in seguito hanno retto le sorti dell’industria locale.

Pertanto, in sequenza partendo dall’agroalimentare, si possono visitare spazi dedicati all’industria olearia, del vino, del grano e della pasta, dei dolci.

Ambienti allestiti con strutture espositive autoportanti e retroilluminate con touch screen e non, alcune hanno un castelletto in metallo che ospita una gigantografia una mensola per l’esposizione di oggetti; queste strutture illustrano le attività industriali e i personaggi che hanno fatto la storia dell’industria locale.

Inoltre, per ogni sezione ci sono sia vecchie macchine, che facilitano la comprensione dei processi di produzione, sia mobili, utensili e oggetti dell’attività trattata.

Basta osservare il torchio a due viti del tipo “alla calabrese” esposto, che veniva utilizzato per la torchiatura della pasta delle olive; oppure, una pigiadiraspatrice centrifuga, una pressa, un torchio continuo per la lavorazione delle uve e una gru per il carico e scarico delle botti piene d’uva.

Pregevoli sono due macchine esposte nella sezione dedicata alla molitura del grano e alla “fabbricazione delle paste alimentari”: un molino “a palmenti” della metà del secolo XIX e il “vento Cirillo” per l’essicazione artificiale dei maccheroni, brevettato e realizzato nel 1924 da Vincenzo Cirillo di Torre Annunziata.

Anche nella sezione dedicata ai dolci sono presenti delle interessanti macchine, come per esempio una bassinaconfettatrice in rame a trazione meccanica dei primi anni Trenta donata da Maglio Arte Dolciaria.

Dall’industria agroalimentare si passa all’industria manifatturiera; qui il percorso si snoda attraversando sezioni dedicate alla lavorazione del legno, fatta da abili ebanisti; a quella del ferro battuto; a quella dei berretti in tessuto; alla coltivazione e lavorazione premanifatturiera del tabacco; alla concia delle pelli; alla realizzazione dei fiscoli o bruscole.

Nella sezione del legno, pregevole è un tornio manuale “a pedale” appartenente ai maestri ebanisti Conte; inoltre, una sega a nastro, altri attrezzi e utensili utilizzati durante i lavori di ebanisteria.

In questa sala, fa bella mostra una stanza da letto completa realizzata dalla nota ditta F.lli Piccinno.

Un’intera officina da fabbro (con tutti gli utensili) è esposta nella sezione dedicata al ferro battuto; mentre, una macchina per realizzare baschi militari, una macchina da cucire, una sabbiosa e varie forme in legno di berretti sono esposte nella sezione dedicata alle coppole (o copricapo).

La sezione dedicata al tabacco offre spunti di riflessione come quelli del lavoro minorile (le ragazzine a 12-13 anni già erano impiegate nella lavorazione in foglia del tabacco) e del “lavoro al femminile” fatto dalle operaie tabacchine.

Anche qui due pregevoli presse per il confezionamento delle ballette di tabacco, fanno bella mostra: la prima tutta in legno e la seconda, una “Super Iso Pressa” brevettata da Bartolucci Amanzio e dai F.lli Nuzzo Saverio e Fortunato nel 1948 realizzata, tutta in metallo, dalla ditta “Officine meccaniche F.lli Nuzzo fu Vincenzo”.

Successivamente, si può vedere la parte dedicata alla lavorazione delle pelli. Maglie è stato uno dei più importanti centri per la concia delle pelli; due pannelli ne illustrano la storia e invitano a visitare un raro esempio di conceria, presente a Maglie, sapientemente recuperata e conservata: la conceria Lamarque con annessa Corte dei francesi.

Inoltre, anche la produzione delle bruscole è stata un’attività rilevante, legata alla cospicua trasformazione delle olive in olio.

Ultimato questo percorso, si accede in un ambiente dove sono collocate due postazioni per la fruizione immersiva in modalità Vr, che permettono la navigazione interattiva stereoscopica e un Teatro virtuale in 6d che “racconta” l’industria e il cospicuo patrimonio industriale di Terra d’Otranto.

Dei cubi espositivi (realizzati in plexiglass pressopiegato, illuminati internamente e stampati con i personaggi e la pubblicità industriale) decorano lo spazio museale.

Infine, 6 ologrammi 3d con display piramidale generano le immagini olografiche in tre dimensioni: del logo del Museo; di un albero di olivo; di un torchio “alla calabrese” e di uno “alla genovese”; della “Ruota pazza” del pastificio Cavalieri e di uno scatolo della saponetta Radium, un sapone prodotto dal saponificio “G.S. L’Abbate”.

Sulla scalinata, prima di varcare la pensilina che segna l’ingresso al museo, è stata installata una vecchia macchina molto utilizzata nelle cantine vinicole: la “Gru Girevole Nuzzo”; questa macchina è stata brevettata dalla già ricordata ditta “Fratelli Nuzzo fu Vincenzo-Forniture Enologiche-Agricole-Industriali” il 18 gennaio 1947 e rappresenta un caposaldo dell’industria enologica meridionale.

Il museo è stato realizzato con due finanziamenti pubblici: il primo concesso nel 2006 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze; lavori del I lotto da marzo 2010 a novembre 2011.

Il secondo dall’Unione Europea-Regione Puglia, Fondo Europeo di Sviluppo Regionale “Investiamo nel Vostro Futuro”, Fondo di Sviluppo e Coesione 2007-2013, Accordo di programma Quadro “Settore Arre Urbane-Città, Azioni Pilota Programmate in fase di Elaborazione del P.P.T.R.-C “Patto Città-Campagna”; lavori del II lotto da novembre 2017 a ottobre 2020.
L’Ideazione e la consulenza scientifica sono del Consiglio Nazionale delle Ricerche-Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale, Cnr-Ispc; mentre, il Coordinamento scientifico dell’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale, Aipai, svolto da Renato Covino.

Il progetto di allestimento è stato redatto dagli architetti Francesco Gabellone e Lorena Sambati con la consulenza scientifica di Antonio Monte del Cnr-Ispc e vicepresidente Aipai.

Tutto questo è stato possibile, grazie alle numerose donazioni fatte dalle persone che hanno creduto in questo progetto, che mosse i primi passi nel lontano 2002.

In questi anni sono state donate, da parte di familiari e conoscenti, macchine, mobili, attrezzi, oggetti, utensili, quadri, diplomi e altro, utilizzati o appartenuti ai loro antenati; questi “pezzi” costituiscono l’“anima” del museo, senza però nulla togliere alle eleganti strutture espositive che illustrano sia le attività industriali che i “capitani d’industria”.

Dunque, come affermava Marcel Proust “i musei sono case ove si conservano i pensieri del passato…”. Questo è stato l’obiettivo principale che si è cercato di perseguire nella realizzazione del Mai-Museo Archeoindustriale di Terra d’Otranto.

 

In apertura, logo del Mai – Museo archeoindustriale di Terra D’Otranto

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