Saperi

Il narratore di fiabe

Il grande studioso meridionalista, Manlio Rossi-Doria, amava raccontarle ai propri figli e nipoti, poi pensò bene di metterle per iscritto. Pubblicate postume nel 2003, Gribaudo le ha ripubblicate in un volume illustrato da Sophie Fatus. Intanto negli ultimi anni la casa editrice L’Ancora del Mediterraneo ha ripubblicato molte sue opere. Da Rubbettino Editore c’è anche la biografia scritta da Simone Misiani

Alfonso Pascale

Il narratore di fiabe

Manlio Rossi-Doria è considerato a ragione l’ultimo «meridionalista di base», come egli amava definire sé stesso e quelli che, come lui, confidavano in un Sud capace di svilupparsi con le proprie risorse e il proprio capitale umano. Egli è morto nel 1988. Tra le tante qualità che possedeva, va ricordata anche una passione del tutto particolare di cui siamo venuti a conoscenza dieci anni fa. Amava raccontare fiabe ai propri figli e poi ai nipoti e a tutti i loro amici; fiabe che egli stesso ideava. Negli ultimi anni della sua vita le aveva messe per iscritto, pensando che potessero «piacere anche ad altri bambini e bambine dai due ai cinque anni, ai loro genitori, ai loro nonni». Nel 2003 sono state raccolte in una pubblicazione curata da La Libreria dei Ragazzi di Napoli in collaborazione con Ko librì e con il contributo della Regione Basilicata. L’anno scorso l’editore Gribaudo ha provveduto a ripubblicarle in un volume illustrato da Sophie Fatus.

Da dove derivava la sua capacità di “narrare”? Rossi-Doria aveva trascorso una parte considerevole della sua vita tra i contadini meridionali, che non conoscevano la lingua degli alfabetizzati. Egli aveva imparato a capirli e ad amarli, mostrando un interesse vero ai loro problemi e dialogando con essi in modo partecipe. Leggendo le fiabe si ha l’impressione di stare in una di quelle intense riunioni di contadini, a cui lo studioso trasmetteva con parole semplici il suo pensiero.

Il titolo del libro è Le storie delle palline colorate. I racconti e le palline sono otto, e riguardano ogni volta una bambina che regolarmente non dà retta ai consigli materni e perde la pallina dei suoi giochi. Una frase ricorre in tutte le fiabe: «Sai come sono fatte le bambine: dicono una cosa e ne fanno un’altra». Ogni storia è uguale e diversa. Dove perde la palla la bambina? Quella verde nel prato, ed è allora un agnellino a ritrovargliela; quella rossa nel fuoco, e le viene in aiuto la salamandra; quella gialla nel grano e così via. Come in tutte le fiabe raccontate a voce e più volte, c’è una prima parte ripetitiva, quasi cantilenante. Poi il racconto esce dal binario e il discorso si allarga. Entrano in scena ulteriori personaggi, nuovi animali e nuovi elementi naturali e si moltiplicano gli ammaestramenti. C’è sempre un modo per ritrovare la pallina, ma bisogna tener conto dei ritmi e delle modalità della Natura, anche se lei è disponibile ogni volta a collaborare. Le singole esperienze che la bambina compie si aggiungono l’una all’altra con coerenza e continuità come capitoli di un romanzo breve.

Rossi-Doria parlava e scriveva con rara limpidezza ed essenzialità e trasmetteva le sue conoscenze coniugando sempre economia e antropologia, sociologia e storia, politica e pedagogia. Egli dava un’impronta artistica a tutto ciò che produceva. E’ stata questa la sua grandezza. Ecco perché oggi possiamo apprezzare con il medesimo gusto sia un suo saggio sulla montagna lucana che una sua raccolta di fiabe.

In questi ultimi anni, la casa editrice L’Ancora del Mediterraneo ha ripubblicato molte opere dello studioso. Rubbettino Editore ha editato la bella biografia di Simone Misiani dal titolo Manlio Rossi-Doria. Un riformatore del Novecento e l’approfondito saggio di Emanuele Bernardi Riforme e democrazia. Manlio Rossi-Doria dal fascismo al centro-sinistra. Inoltre, per i tipi di Donzelli sono state raccolte molte lettere nel volume Una vita per il Sud. Dialoghi epistolari 1944-1987. È atteso per la fine dell’anno un’ulteriore collezione di inediti con la curatela di Emanuele Bernardi su Rossi-Doria e l’Europa. Leggendo queste opere, potremo ripercorrere le tappe più significative della storia recente delle nostre campagne e comprendere meglio persistenze e peculiarità che ancora oggi le caratterizzano.

La foto di apertura è un’opera di topylabrys / Ornella Piluso

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