Saperi

Il panettone di Natale

C’è chi, del panettone, gusta con piacere tutte le versioni, anche le varianti molto lontane da quello milanese. Ma chi, invece, predilige esclusivamente il panettone classico, non comprenderà mai come sia possibile apprezzare rivestimenti al cioccolato, al pistacchio, o a qualsiasi altra crema. E se ne riceve uno così, diverso, non può far molto se non andare alla ricerca di quello dall’impasto giallo, tradizionale e tempestato di uvetta e canditi. Raccontino inedito a mo’ di strenna da parte di un filosofo molto caro a noi di Olio Officina

Sossio Giametta

Il panettone di Natale

Ancora a rispettabile distanza dal Natale, SuperMike, l’amico Michele Venini, mi preannuncial’imminente arrivo di un panettone del tutto speciale. Il diabete dovrebbe mettermi in allarme, invece la notizia mi fa piacere, perché il panettone mi piace molto, lo ritengo un capolavoro della cucina milanese (poco citata ma non priva di meriti che meriterebbero una maggiore notorietà). Inrealtà il panettone si diffonde sempre più anche nelle altre nazioni europee e ben presto saràuniversalmente noto e ricercato. Frattanto in Italia crescono sempre più i modi di prepararlo e di offrirlo, pressappoco come è avvenuto con la pizza, che da semplice quasi-panino caldo fatto difarina e prodotti locali quali pomodoro, olio e origano, come essa era in origine a Napoli, cioè in questa unica forma, da mangiare in piedi piegata in quattro, in sostituzione del pranzo di casa, è diventata il cibo più diffuso e più variato nel mondo.

Passa qualche giorno e il panettone non arriva. Anche in base ad altre esperienze, penso che la Puglia, luogo di spedizione, è il sud dell’Italia che, per quanto riguarda le spedizioni, è come se fosse il disotto dell’Italia messa su verticalmente, per cui le cose fanno fatica a salire al Nord (io sonotemporaneamente a Milano). Ed è così che dopo essermi domandato se sia più credibile l’immanenza o, in Italia, l’imminenza, faccio partire il reclamo, la protesta. Ecco la risposta di SuperMike: “Miinformo e ti so dire.” Passa qualche altro giorno, ma mentre cresce il mio scetticismo, ecco, per fortuna alla fine della pennichella (la custode c’è solo la mattina e io se dormo rischio di non sentire ilcitofono), il panettone recatomi dal corriere di colore.

Dico il panettone, ma cominciamo col dire un duro pacco ben squadrato, schoen kantig, dicono itedeschi, racchiudente con ogni probabilità un panettone da un chilo. È chiuso così bene, così perfettamente, che scrivo a SuperMike: “Domani, a mente fresca e raccogliendo le non abbondanti forze rimaste, mi metterò all’opera dello spacchettamento. Aprire pacchi così perfettamente chiusi esigillati, come del resto bottiglie, bottigliette e medicinali, non è il mio forte e quindi tendo a rimandare il cimento (per me quasi cemento). Poi però, non avendo per il momento altro da fare e a nulla di interessante trovando da dedicarmi, mi avvalgo della facoltà di non essere coerente e mi sposto verso la tavola di cucina dove ho messo il pacco. Mi munisco del lungo coltello del pane edelle buone forbici di cucina, che per fortuna scelsi di comprare nonostante ce ne fossero altre a prezzo minore ma non altrettanto buone e mi dedico allo spacchettamento già il pomeriggio tardi senza aspettare il giorno dopo.

Dapprincipio il pacco resiste ai tentativi di penetrazione: sembra quasi inattaccabile; il coltello scivola, non ha presa, fafatica a insinuarsi sotto le protezioni di plastica, poi, un po’ colle forbici, un po’ col coltello, comincia un certo cedimento, una certa penetrazione. Dopo molto insistere e con molte diverse manovre, arrivo a travedere, sotto cartone e plastica, qualcosa che si rivela come il recipiente ultimo del panettone.

Riescofinalmente a liberarlo e, allontanato il mucchio di cartoni e plastiche tagliati, ad aprirlo. Sulla parte superiore della scatola trionfa tra palme d’oro, il nome dell’autore e della sua pasticceria. Dentro, un bel rotondo scuro quasi nero, chiuso nella plastica pieghettata. Il panettone è così scuro perché poi,estraendolo dalla plastica, capisco anche al tatto che è rivestito di cioccolato. Non mi fa piacere. A me piace il panettone tradizionale, di base, perché è proprio quella efflorescenza, quella pasta gialla, leggera, che ne costituisce per me l’attrazione principale.

Scanso per principio tutti i panettoni arricchiti e impreziositi con cioccolato o altre materie dolciarie. Intanto dal contatto con la sfoglia di cioccolatocadono a terra delle briciole nere. Immagino che, a spingerle anche solo con la scarpa, esse rotolino e si ammucchino in modo che sia poi facile raccoglierle con la spazzola sulla spatola per l’immondizia. Mapurtroppo no, non rotolano: si schiacciano sul pavimento, segnandolo con strisce che fanno pensare a una materia molto meno nobile. Allora smetto, lascio tutto come si trova: la colf, domani mattina, pulirà.

La mattina in effetti offro alla colf una fetta del panettone, che lei mangia con piacere, invece della solita banana “ricca di potassio” prima di bere la sua camomilla. Ne mangio una fetta anch’io ed è un’altra piccola (diciamo piccola) delusione: il panettone non è solo rivestito di cioccolato, è impastato anche dentro col cioccolato, sicché acquista più il sapore del cioccolato, un sapore pastoso alquanto matto, che quello delizioso del panettone classico, cioè un sapore nuovo, certamente strano e a me non del tutto gradito, sebbene si possa anche dire, come ho detto all’amico donatore, squisito o squisitissimo (a modo suo).

A SuperMike il mio dichiarato apprezzamento fa tanto piacere, che michiede subito di farmi o farmi fare una foto con la scatola del panettone col nome di pasticciere bene in vista e di mandargliela, in modo che il pasticciere la possa esporre nella sua pasticceria con la mia foto e il mio nome (mi ritiene conosciuto). Faccio tutto ciò, ma aspetto di andare al supermercato per farprovvista per me e amici di panettoni classici, gialli, senza cioccolato.

In apertura, foto di Olio Officina©

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