Il passato lascia tracce
L’azienda agraria della famiglia Clarici a Foligno vanta una tradizione ben radicata, come ben dimostrano alcune tra le immagini tratte dall’archivio storico che vi proponiamo. Ora, la nuova generazione, la quinta, con Pietro e Maria Elisabetta ha in programma un ambizioso progetto di recupero dell’antica struttura
Sono poco più di 25 mila gli olivi che la famiglia Clarici di Foligno coltiva su circa 100 ettari di proprietà. Nel loro frantoio, sede un tempo di un antico convento, moliscono solo olive dell’azienda. Non è un frantoio tra i tanti. Risale al 1874, l’anno della fondazione. Gli olivi sono ubicati a est di Foligno, da Colpersico all’abbazia di Sassovivo. Se non hanno olive proprie, come lo scorso anno, non aprono nemmeno il frantoio. “Vogliamo conoscere ogni singola oliva”, ammette Pietro Clarici, classe 1982 e tanta voglia di portare avanti la tradizione di famiglia.
La tradizione. Già. C’è una tradizione antica e ben radicata, cui non vogliono in nessun caso rinunciare e desistere i Clarici. Anche oggi che l’Italia non è più l’Italia olearia di un tempo. Loro appaiono sempre motivati, come d’altra parte si evince dall’incontro che abbiamo avuto con loro lo scorso sabato, in azienda.
I nomi di battesimo, per i maschi di casa Clarici, si sono sempre alternati: ora Pietro, ora Domenico. A parte Pietro Domenico, i cui figli – Pietro, appunto, con la sorella Maria Elisabetta – proseguono oggi, insieme con i genitori, l’attività dei loro avi. L’olio ce l’hanno nel sangue. Sono giunti alla quinta generazione. Avevano anche un sansificio, in passato. L’avranno chiuso intorno agli anni ’30. Non ne hanno memoria, ma le pareti della loro azienda in compenso sono piene di medaglie, con tanti ricordi che, a rievocarli, fanno emozionare il padre Pietro Domenico.
Sono tracce del passato che non si dimenticano. Avevano partecipato a molte esposizioni internazionali, in tempi in cui in pochi avevano relazioni commerciali oltre i confini del proprio Paese. Sono stati tra i primi a confezionare il proprio olio in bottiglia; e ora si sono imposti di valorizzare i vasti locali che un tempo erano impiegati interamente per celebrare e onorare l’olio di famiglia.
La storia oggi prosegue, inarrestabile, custodendola per non disperderla. La conservano nelle parole di ogni giorno, come pure nell’archivio di famiglia di cui sono fortemente orgogliosi. Non vogliono assolutamente perdere il legame con il passato, ma sono nel contempo proiettati al futuro. Sono storie di famiglia, queste, vale la pena riviverle e condividere, attraverso le immagini, un passato che è un passato che serve a risvegliare in tutti noi l’orgoglio di una intera nazione che ha fondato nell’olivo il proprio imprinting di popolo.
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