Saperi

Il sacrificio dei contadini

L’Italia del secondo dopoguerra apriva a uno scenario inedito, in cui si delineava la riforma agraria. In Calabria erano appena riprese le occupazioni di terra, mirate ad avere più suolo da coltivare. I contadini ne prendevano possesso, delimitando l’area con qualche bandiera o crocefisso, poi l’episodio di violenza, con un triplice assassinio. Il professor Gilberto Antonio Marselli ne fu protagonista e testimone: “mi resi conto che il modo di ragionare degli economisti agrari era mille miglia lontano dai problemi di questa gente”

Alfonso Pascale

Il sacrificio dei contadini

Nel 1949 Gilberto Antonio Marselli era studente della Facoltà di Agraria di Portici e dopo gli esami di Genetica, Idraulica, Agronomia e Zootecnica fece una brutta esperienza all’esame di Entomologia. Ci rimase male e si dette da fare per cambiare facoltà. Ma poiché avrebbe dovuto ricominciare tutto daccapo, e l’investimento era troppo, pur di andare via dall’Università, decise che avrebbe finito. Mai pensiero e programma furono più fallaci! Poiché rimarrà all’Università per i successivi cinquant’anni. Fece la tesi in Economia e Politica Agraria con il professor Manlio Rossi-Doria. E fu proprio da quella occasione che nacque un rapporto d’amicizia determinante per il resto della sua vita.

Seguiamo il suo racconto: “Ero ancora studente quando, un giorno, Rossi-Doria mi telefonò e mi disse: ‘Sono stato incaricato di fare la riforma agraria in Calabria, tu sei disposto ad aiutarmi?’. Mi chiese di leggere tutto quello che vi era sulla Calabria e così feci. Nel mio percorso di lettura arrivai a leggere anche tutti i quaderni della TVA (Tenessee Valley Autority), uno dei più importanti progetti realizzati in America durante il New Deal: avrei dovuto studiarli per capire cosa si potesse fare per analizzare una realtà territoriale. In uno di questi quadernetti c’era quella che noi chiamammo carta agronomica, ma che in realtà si chiama ‘carta delle utilizzazioni del suolo’ e serve per vedere la potenzialità produttiva di un certo territorio. Rossi-Doria aveva avuto il compito di studiare una legge di riforma fondiaria”.

In Calabria erano appena riprese le occupazioni di terra, mirate ad avere più terra da coltivare. Erano in realtà anche un’occasione di festa, di sagra contadina. Generalmente, la Camera del lavoro promuoveva l’occupazione e, il giorno dopo, alle sei e mezzo del mattino, i contadini si mettevano in fila per occupare la terra. Ne prendevano possesso, la delimitavano, ci mettevano qualche bandiera rossa, qualche tricolore, qualche crocefisso attorno e cominciavano a zappettare. Più tardi, verso le 11, le mogli partivano dal paese con le ceste in testa per portare da mangiare. Così dunque si faceva la sagra, a cui tutti gli abitanti del paese venivano invitati: si cantava e si festeggiava la ripresa della terra.

Il 30 ottobre di quell’anno anche a Torre Melissa cominciò allo stesso modo. Tuttavia, il proprietario della terra protestò presso i Carabinieri di Melissa che decisero di non intervenire. Il proprietario ricorse allora alla Questura di Catanzaro, che mandò una colonna di celerini. Quando i contadini videro questa colonna che arrivava a Torre Melissa continuarono a festeggiare, e uno di loro sparò un colpo in aria. I celerini si allarmarono e l’atmosfera degenerò in poco tempo. Si dice che il questurino sparò prima in aria e poi addosso alle persone, e così Giovanni Zito, Francesco Nigro e Angelina Mauro rimasero per terra. A questo punto i contadini attaccarono la colonna dei questurini e capovolsero due o tre jeep.

Riflettendo su quei fatti, Marselli fa un parallelo con quanto avrebbe scritto Pasolini negli anni ’60 e ’70 e così commenta: “I celerini erano figli di contadini ed erano pagati pochissimo, e avrebbero dovuto mettersi contro quello che poteva essere loro padre, loro zio, ecc. Ecco perchè non ci fu una resistenza convinta da parte dei questurini. La situazione però diventò pericolosa e fui mandato lì per cercare di risolverla. Dopo poco si ristabilì un pò di pace, però non credo di esagerare, se dico che Torre Melissa fu essenziale per spingere il Parlamento all’approvazione della legge di riforma agraria”.

Quell’episodio luttuoso fu una lezione illuminante per il giovane studente. Il motivo ce lo spiega egli stesso con queste parole: “Mi resi conto che il modo di ragionare degli economisti agrari era mille miglia lontano dai problemi di questa gente. L’economista agrario ragionava in termini di produzione lorda vendibile, di prodotto netto, di costi e benefici. Con questo sistema noi facevamo una rilevazione puntuale, precisa, anche pedante delle condizioni di fatto del territorio. Le condizioni di vita e il modo di ragionare di questi contadini però restavano sconosciuti. C’erano solo poche e vecchie inchieste fatte tra l’Ottocento e il Novecento: l’inchiesta Jacini sulle condizioni dei contadini meridionali e l’inchiesta più modesta di De Viti e De Marco, che però era più sulla Sicilia che non sulla Calabria. Si avevano dunque solo poche indicazioni sulle condizioni di vita dei contadini e allora mi posi il problema di trovare gli strumenti per studiare queste cose”.

Così nasce nel giovane Marselli l’interesse per la sociologia che lo porterà a diventare nel tempo docente di questa disciplina all’Università di Napoli.

Il manifesto riportato in apertura e nel corpo dell’articolo è tratto da Internet

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