Saperi

L’agricoltura sociale in Irlanda

La Rete Fattorie Sociali ha intrapreso un viaggio studio nella Repubblica d’Irlanda e nell’Irlanda del Nord che ha consentito di poter approfondire i caratteri delle fattorie sociali (attività, beneficiari, operatori, costi e rapporti tra azienda e partecipante) e le peculiarità del modello di supporto che si è sviluppato in quelle realtà. La permanenza nei contesti di quei territori, e il confronto diretto con gli agricoltori e gli animatori delle strutture di supporto, hanno fatto emergere ulteriori problematiche

Alfonso Pascale

L’agricoltura sociale in Irlanda

Questa non è la morta Irlanda della mia gioventù, ma l’Irlanda immaginata dai poeti, terribile e gaia

W. B. Yeats

Dal 2 al 5 ottobre scorso la Rete Fattorie Sociali ha organizzato, d’intesa con Enapra (ente diformazione di Confagricoltura), un viaggio studio nella Repubblica d’Irlanda e nell’Irlanda del Nord. Lo scopo della visita è stato quello di approfondire i caratteri delle fattorie sociali (attività, beneficiari, operatori, costi e rapporti tra azienda e partecipante) e le peculiarità del modello disupporto all’agricoltura sociale che si è sviluppato in quelle realtà. Ma la permanenza nei contesti di quei territori e il confronto diretto con gli agricoltori e gli animatori delle strutture di supporto hanno fatto emergere ulteriori problematiche. Ci siamo, pertanto, ripromessi di approfondirle, acquisendo dalle agenzie di sviluppo con cui abbiamo interloquito ulteriori informazioni e materiali di studio e ricerca.

È stata un’esperienza molto utile perché una delle difficoltà che incontriamo in Italia è proprio nel rapporto tra operatori dell’agricoltura sociale e pubbliche amministrazioni territoriali; un rapporto complicato che andrebbe invece semplificato e reso fluido; e andrebbe anche supportato da soggetti aggregativi che siano non solo riferimento delle strutture operative agricole e dei beneficiari e le loro famiglie, ma riconosciuti dai soggetti pubblici titolari delle politiche sociali e socio-sanitarie nei territori.

I soggetti che supportano l’agricoltura sociale irlandese

Lo sviluppo delle esperienze irlandesi di agricoltura sociale è supportato da soggetti strutturati e finanziati dai rispettivi Ministeri dell’Agricoltura. Si tratta di un modello top down, in cui lo stimolo allo sviluppo dell’agricoltura sociale è partito dall’alto, in particolare da due progetti europei: ilprimo è il SOFAR Project (Supporting Policies for Social Farming in Europe) che ha coinvolto sette Paesi europei negli anni 2006-2008 e l’altro è INTERREG IV-A, Social Farming Across Borders (SoFAB), che ha interessato le aree amministrative dell’Irlanda del Nord e quelle di confine dell’Irlanda tra il 2011 e il 2014. Quest’ultimo progetto, i cui partner erano University College di Dublino (Irlanda), capofila, il Queen’s University di Belfast (Irlanda del Nord) e Leitrim Development Company (Irlanda), ha visto la partecipazione di 20 aziende agricole pilota impegnate in attività di agricoltura sociale, con la collaborazione di esperti indipendenti di Regno Unito, Scozia e Irlanda e rappresentanti dei servizi sanitari con esperienza in social and care farming.

L’obiettivo del SoFAB è stato quello di creare una rete interdisciplinare e interterritoriale finalizzata ad incrementare l’agricoltura sociale e ad erogare agli agricoltori una serie di servizi informativi, di supporto e formativi finalizzati ad accrescerne le competenze in materia. La rete si è messa in piedi ed è operativa perché a conclusione del progetto europeo è stata implementata di ulteriori compiti e finanziata con risorse nazionali. Sicché, le aziende agricolo-sociali oggi operanti si sono triplicate e circa un centinaio di agricoltori hanno partecipato ad attività di formazione.

Grazie al finanziamento pubblico esistono, dunque, due soggetti denominati Social Farming Support Office/Service (Ufficio/Servizio di Supporto per l’Agricoltura Sociale) che, cooperando tra loro, forniscono supporto gratuito alle Social Farms già esistenti, agli agricoltori che intendonoavviare l’attività mediante attività formative, ai potenziali beneficiari dei servizi (persone con disabilità intellettiva e psichica, anziani, ex detenuti, persone con dipendenze, ecc.) e alla popolazione a cui sono destinate le attività di informazione e divulgazione delle opportunità offerte dall’agricoltura sociale. Si tratta del Social Farming Support Office della Leitrim Development Company (Irlanda), situato a Drumshanbo, nella Contea di Leitrim, e del Social Farming Support Service (Irlanda del Nord) finanziato dal Dipartimento di Agricoltura e Sviluppo Rurale nord irlandese, con sede a Cookstown, nella Contea Tyrone, che eroga il servizio attraversol’organizzazione non profit Rural Support.

I protagonisti dell’Agricoltura Sociale irlandese e i loro rapporti

I servizi dell’Agricoltura Sociale in Irlanda riguardano la promozione e la realizzazione di azionivolte a sviluppare – in soggetti che si trovano in condizioni di disagio sociale o di disabilità fisica e psichica – inclusione sociale, ricreazione, servizi rientranti nella normale vita quotidiana di una famiglia agricola. Alcuni beneficiari scoprono le attività lavorative dell’agricoltura, la conoscenzadel territorio e la consapevolezza della necessità di salvaguardare la biodiversità, ma il compito piùcomune che svolgono è condividere con l’agricoltore la sua giornata di vita e lavoro. Tutte questeattività sono finalizzate a generare inclusione sociale e benessere, nonché a migliorare le condizioni di salute delle persone coinvolte nelle attività.

I potenziali beneficiari dei servizi dell’Agricoltura Sociale segnalano la propria preferenza ai Servizi Sociali. I quali, qualora decidano di tenerne conto, si mettono in contatto con l’Ufficio/Servizio di Supporto per l’Agricoltura Sociale. È quest’ultima struttura che provvede a scegliere la FattoriaSociale dove inviare la persona che ha richiesto il servizio. L’Ufficio/Servizio di Supporto per l’Agricoltura Sociale provvede a test, invio, macht tra azienda e beneficiario, mentre un supervisore socioeducativo dei Servizi Sociali va nella Fattoria Sociale a vedere come procede il percorso 3-4 volte durante tutto il ciclo.

Ogni Social Farm normalmente non può ospitare più di tre persone inviate dai Servizi Sociali per non più di un giorno a settimana e per dodici settimane in un anno. Il rimborso giornalieroall’azienda è da 40 a 80 euro a seconda delle attività. Sono i Servizi Sociali a erogare il contributoall’Ufficio/Servizio di Supporto per l’Agricoltura Sociale che, a sua volta, provvede a trasferirlo alla Fattoria Sociale.

Ci sono poi alcuni casi limitati in cui l’attività sociale e di servizio evolve in forme di inserimento indiretto in azienda per tre giorni a settimana e per l’intero anno. È l’Ufficio per l’impiego aintervenire a questo punto nella regolazione del rapporto anche dal punto di vista economico. La persona da inserire normalmente è titolare di una pensione di 720 euro al mese. Questa viene ridotta a 600 euro ed è la Fattoria Sociale a integrarla di 760 euro ricevendo dall’Ufficio per l’impiego un rimborso del 60% (480 euro). Alla Fattoria Sociale il costo dell’inserimento è di 280 euro al mese.

Le visite alle Social Farms. Prima giornata

Nella prima giornata abbiamo visitato due Social Farms della Repubblica di Irlanda: nella mattinata la Farm Richard & Jackie Moeran che si trova a Farren-Connell, Mount Nugent, nella Contea di Cavan e, nel pomeriggio, la Rowan Ridge Farm gestita da Dessie, Betty & Frank situata a Cornafean, sempre nella Contea di Cavan.

Nella prima Social Farm ci ha guidato John che da alcuni anni è stato inserito nell’azienda con il sostegno economico dell’Ufficio per l’impiego. Ci ha raccontato che il suo primo contatto con la Fattoria Sociale dei Moeran è avvenuto quando i Servizi Sociali hanno accettato che facesseun’esperienza di agricoltura sociale. Prima di allora egli aveva trascorso un periodo molto penoso di ricovero ospedaliero in una struttura psichiatrica. Toccanti sono state le parole con cui ha concluso l’esposizione della sua storia: “Se non avessi incontrato questa Fattoria Sociale, oggi sarei morto o rinchiuso in un manicomio”.

Farren-Connel è appartenuta alla famiglia Nugent per 500 anni e oggi è una delle località più caratteristiche della Contea. L’azienda Moeran – che è il cuore di Farren-Connel – ha un’estensionedi oltre 200 ettari, con boschi, pascoli e sentieri tipici del paesaggio irlandese. È la sede della Irish Girl Guide Society e ospita normalmente gruppi di guide nei fine settimana. I boschi sono utilizzatianche per il tiro con l’arco da gruppi locali in competizioni nazionali e internazionali. Le attività produttive riguardano la silvicoltura e l’allevamento bovino da carne. L’Ufficio di Supporto per l’Agricoltura Sociale invia alla Fattoria tre persone indicate dai Servizi Sociali che partecipano alle attività di alimentazione degli animali e di manutenzione e coltivazione di un frutteto e di produzioni ortive in serra con copertura in polietilene. Curano, inoltre, il viale e i sentieri e collaborano alle attività di aratura dei terreni. Richard e Jackie hanno due bambini che mostrano interesse all’agricoltura e, quando non sono a scuola, partecipano anch’essi alle attività con le persone che frequentano l’azienda.

Nell’altra Social Farm abbiamo trovato una situazione molto diversa: una famiglia di professionisti in ambiti differenti e ora in pensione ha messo in piedi un’attività agricolo-sociale su uno spazio di pochi ettari, appositamente acquistati, per accogliere persone bisognose di sostegno, in particolare con forti traumi dovuti ad abusi. Si tratta di soggetti che hanno gravi disturbi relazionali e che, attraverso l’agricoltura sociale, riacquistano la fiducia verso gli altri e s’inseriscono di nuovo in contesti comunitari. Come Gery che, sentendosi ascoltato da Frank, ha riscoperto il gusto di uscire di casa e incontrare altre persone.

Le visite alle Social Farms. Seconda giornata

Nella giornata successiva abbiamo fatto la prima tappa presso la Mount Allen Farm di Tommy Earley che si trova a Mount Allen di Drumshanbo, nella Contea di Leitrim. L’azienda ha la certificazione biologica dal 1996 e conserva gli habitat naturali e le zone umide. Si trova sulle rive del Lough Allen e si estende su di una superficie di 40 ettari, di cui 10 ettari sono destinati allasilvicoltura e all’orticoltura, altri 10 sono torbiere e poi due grandi stagni contribuiscono a formareun paesaggio molto suggestivo che permette alla biodiversità di prosperare. Una miriade di animali selvatici, come le lontre, utilizzano la fattoria come un parco giochi. Negli ultimi anni è apparsa un’orchidea rara e inafferrabile chiamata Irish Lady Tresses, dai fiori color crema che si trova nei prati umidi non solo in Irlanda, ma anche in Canada e nelle isole Ebridi della Scozia. Tommy possiede vacche da latte Aberdeen Angus. Ha predisposto i sentieri per permettere ascolaresche e studiosi di visitare l’azienda ed è entusiasta di accogliere anche persone con disabilità psichica: “Mettere a disposizione gli spazi e il contesto socio-produttivo-ambientale – egli ci ha detto – dove le persone che partecipano alle attività sperimentano le proprietà curative di questo lembo di ruralità è un’esperienza straordinaria. Vedere i loro volti sorridenti alla fine della giornata mi fa capire che l’agricoltura sociale ha un futuro promettente”. Per un’ora abbiamocamminato con lui lungo un sentiero che forse i cigli infoltiti di giunchi, la fitta pioggerellina autunnale, il cielo senza sole e le bianche nebbie arrotolate sulle immobili acque lacustri avrebbero reso inquietante senza il vocio felice dei bambini e il fischio lieve di una marmotta.

La seconda visita della giornata ha avuto luogo presso la Social Farm di Miriam e Malachy Dolan che si trova nell’Irlanda del Nord a Knockaraven, nel villaggio di Garrison della Contea di Fermanagh. Malachy è un allevatore che accoglie con la moglie Miriam persone svantaggiate. Una di queste è David, un agricoltore che abita a cinquanta chilometri dalla fattoria e a cui è stato diagnosticato alcuni anni fa il morbo di Alzheimer allo stato iniziale. “Questo posto mi ha salvato la vita”, ha esclamato David, visibilmente commosso, a conclusione del racconto della sua esperienza di vita. Pur avendo a disposizione la propria azienda agricola, David preferisce frequentare un giorno a settimana la fattoria dei Dolan perché la compagnia dei tre figli dei proprietari, il continuoafflusso di clienti dell’agriturismo e la presenza di animali (vacche nutrici, un gregge di pecore, alcuni maiali e due cani) costituiscono un contesto relazionale estremamente benefico per la sua salute. L’azienda di 60 ettari è da 150 anni di proprietà dei Dolan. Utilizzando tecniche moderne, l’alimentazione degli animali è assicurata da mangimi interamente prodotti in proprio. In un orto sotto serra si coltiva una gamma ampia di verdure, tra cui patate, carote, porri, cavoli, germogli, rapa, barbabietola, cipolla, aglio, spinaci, pomodori. Dinanzi all’abitazione c’è anche un fruttetocon varietà autoctone di mele. Molte ne mangiano i maiali tirate dai bambini che vengono a visitare la fattoria.

La terza tappa è stata nella Social Farm Cliffoney di Aidan Gillan a Sligo, capoluogo dell’omonimaContea. Aidan è agricoltore ed economista con una passione per lo sviluppo di comunità. Ha fatto esperienze di lavoro in Thailandia, sia a Bangkok che in un campo profughi del Nord. Tornato in Irlanda è stato impegnato nel volontariato a Nord di Dublino in iniziative di sviluppo locale, creando imprese e posti di lavoro. Ha poi lavorato nello Zambia e in Tanzania, aiutando le comunità locali a sviluppare competenze che corrispondessero alle potenziali necessità nelle loro aree. Dal 1997 gestisce la fattoria Cliffoney che ha comprato. Ha poi anche allestito un negozio di alimenti biologici a Roscommon Town. L’esercizio commerciale porta il nome iconico e immediatamente memorizzabile di Tattie Hoaker che Aidan usa anche per la sua fattoria biologica. Fornisce ristoranti locali come Eithna’s By the Sea e Ósta così come alcuni negozi e ha fondatoCliffoney Country Market di cui è il presidente. Nelle sue attività in agricoltura accoglie persone svantaggiate e collabora con la rete di organizzazioni di volontariato Worldwide Opportunities on Organic Farms (WWOOF) che consente a giovani volontari di lavorare in fattorie biologiche.

La visita al Social Farming Support Office

L’ultima giornata si è svolta presso il Social Farming Support Office dell’Irlanda. La struttura è partedella Leitrim Development Company, una realtà di sviluppo locale di tipo partecipativo (community led local development company – CLLD), che fornisce una serie di servizi attraverso programmi di sviluppo rurale, economico e sociale. Destinatari del supporto (assistenza tecnica, aiuti sotto forma di contributi in conto capitale, consulenza, mentoring, informazione e formazione e iniziative di sviluppo) sono comunità, cittadini e imprese. Formano lo staff del Social Farming Support Office Brian Smyth (Meet Project Manager), Helen Doherty (Project Co-ordinator) e Aisling Moroney (Policy Researcher). Sono loro che ci hanno accompagnato nelle visite presso le Social Farms e alla fine del viaggio ci hanno illustrato il percorso che ha portato nel 2015 alla creazionedell’Ufficio da parte della Leitrim Development Company, con l’assistenza del Department of Agriculture Food & the Marine (Dipartimento per l’Agricoltura, l’Alimentazione e la Pesca) irlandese, per dare seguito al lavoro altamente positivo sviluppato attraverso il progetto SoFAB.

L’Ufficio fornisce supporto gratuito allo sviluppo dell’agricoltura sociale in Irlanda. Tale supporto è finanziato ogni due anni dal Department of Agriculture. L’ufficio svolge consulenza a livellonazionale agli agricoltori/familiari che intendono avviare attività di agricoltura sociale, attraverso informazione e formazione, messa in rete con vari soggetti fornitori di servizi per il collocamento dei beneficiari delle attività di agricoltura sociale nelle aziende, assistenza ai clienti dei servizi e alle loro famiglie, in particolare nel facilitare l’apprendimento delle potenzialità di tali servizi. L’Ufficiosvolge, inoltre, un’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica riguardo all’agricoltura socialeattraverso eventi, media tradizionali e social media, collegamento con iniziative esistenti e nuovi progetti per accrescere la conoscenza sul territorio irlandese delle pratiche di agricoltura sociale.

L’attività attuale sta seguendo due filoni principali: il primo è lo sviluppo di una rete nazionale irlandese di agricoltura sociale formata da tutti gli stakeholders; il secondo è un progetto di ricerca per analizzare le buone pratiche di agricoltura sociale, in collaborazione con University College di Dublino. L’attività è svolta in collaborazione con il Social Farming Support Service Northern Ireland (SFSF-NI) – Rural Support nord irlandese. Fondata nel 2002, l’organizzazione non profit Rural Support fornisce supporto in Irlanda del Nord agli agricoltori, alle loro famiglie e alla popolazione rurale. Un team composto da staff, volontari e mentori, tutti con un background rurale, è adisposizione per fornire assistenza su un’ampia gamma di temi attraverso una Helpline (linea di ascolto e aiuto) e un Farm Business Support Service (Servizio di supporto per le attività di commercializzazione delle aziende). Dal 2015, il Social Farming Support Service per l’Irlanda delNord è coordinato dall’organizzazione non profit Rural Support.

Il Social Farming Support Service è finanziato dal Dipartimento Agricoltura, Ambiente e SviluppoRurale dell’Irlanda del Nord attraverso lo schema Tackling Rural Poverty and Social Isolation –TPRSI – (Contrasto alla povertà rurale e all’isolamento sociale). Durante il viaggio abbiamo conosciuto Aoibeann Walsh, Coordinatrice delle Fattorie Sociali dell’Irlanda del Nord, che ci haaccompagnato nella regione di sua competenza. C’è una forte preoccupazione tra gli operatori dell’agricoltura sociale e i membri dello staff del Social Farming Support Service per la Brexit. Conl’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea verranno, infatti, a mancare nei prossimi anni anche i finanziamenti delle Politiche per lo Sviluppo Rurale che finora hanno sostenuto i progetti di agricoltura sociale e le forme di collaborazione che si sono stabilite tra la rete nazionale irlandese equella dell’Irlanda del Nord. Penoso era stato per noi, al rientro in albergo dalle visite alle fattoriesociali nord-irlandesi, attraversare il confine tra i due Stati. Il nostro pullman aveva rallentato perfarci osservare l’edificio della dogana che ora è chiuso e che, con la Brexit, riaprirà i battenti.L’auspicio è che le fattorie sociali irlandesi trovino la forza di continuare a cooperare aldilà delle frontiere e di chiedere ai propri governi di continuare a finanziare le politiche di sviluppo rurale e a realizzarle in base ai reali interessi delle loro comunità in uno spirito di collaborazione transfrontaliera.

L’aspetto più interessante della nostra permanenza in Irlanda è stato il confronto con uno schema organizzativo molto diverso da quello italiano, in cui il processo di sviluppo dell’agricoltura socialeè, invece, partito dalle realtà operative ed è stato successivamente “accompagnato” dalle istituzioni con una serie notevole di problematicità ancora non risolte. La peculiarità del sistema che si sta sviluppando in Irlanda e Irlanda del Nord è proprio la forma del supporto pubblico – fornito attraverso soggetti incaricati e finanziati dalle Pubbliche Amministrazioni – alle Social Farmsesistenti e a quelle in via di costituzione, nella consapevolezza da parte delle istituzioni del ruoloche l’agricoltura sociale può avere per il benessere sociale delle comunità rurali.

Un grande assente: l’inserimento socio-lavorativo dei disabili psichici

Guardando alle esperienze irlandesi, ci ha colpito immediatamente l’assenza di veri e propripercorsi di inserimento lavorativo e socio-lavorativo per le persone svantaggiate così come li conosciamo in Italia. Un limite che accomuna l’Irlanda e il Regno Unito. Eppure anche in questi duePaesi, quando l’agricoltura non era ancora modernizzata e si caratterizzava per la presenza diun’occupazione ad alta intensità di manodopera, persone con abilità diverse trovavano comunque nelle attività agricole una mansione da svolgere.

Dal 1796 si era sviluppata, nella Contea inglese del North Yorkshire, una pratica molto avanzata di agricoltura terapeutica e riabilitativa per iniziativa del filantropo Samuel Tuke che aveva fondato il“Ritiro di York”. Tuke faceva parte della Società dei Quaccheri, un’aggregazione religiosa che fin dal 1649 si era occupata dei malati di mente sotto la guida di George Fox. Il Ritiro era una sorta di azienda agricola con una casa annessa dove i disabili intellettivi e psichici avevano la possibilità divivere all’aria aperta e coltivare orti e giardini in contatto con il mondo esterno, ricavandoneindubbi benefici per le proprie condizioni di salute. La prima risposta in Gran Bretagna alla gestione repressiva e inumana dei malati di mente fu dunque filantropica e del “privato sociale”, attraverso l’acquisto di un pezzo di terra e di una casa colonica. Una commissione parlamentare nel 1815 prenderà il Ritiro come modello per il miglioramento e la trasformazione degli istituti per le malattie mentali.

Ma bisognerà attendere Franco Basaglia e il movimento di Psichiatria Democratica in Italia non solo per ottenere la prima legge che abolisce i manicomi (la 180 del 1978), ma anche l’inizio di unfenomeno peculiare, che ha costituito un aspetto fondamentale della ruralità contemporanea. Le pratiche basagliane che affermavano il carattere sociale (e non istituzionalizzato) della conoscenza scientifica in ambito psichiatrico e psicoterapeutico, incrociando i movimenti dei giovani di provenienza urbana che occupavano le terre di proprietà pubblica, hanno dato vita alle prime forme attuali di agricoltura sociale, intese come percorsi di inserimento socio-lavorativo di persone svantaggiate. Non si tratta di un servizio sociale erogato da un’impresa che svolge un’attività produttiva, ma della creazione di veri e propri ruoli lavorativi nell’attività agricola.Affermatesi durante tutto il decennio Ottanta, queste pratiche verranno riconosciute giuridicamente dalla legge 381 del 1991 sulla cooperazione sociale. Con tale normativa sarà esplicitamente previsto che tra le attività delle cooperative sociali ci potrà essere anche quella agricola.

L’idea (e la pratica) di questa modalità manca quasi del tutto in Irlanda e nel Regno Unito. È come se il pensiero basagliano e le connesse pratiche di agricoltura sociale a scopo di inserimento socio- lavorativo abbiano avuto difficoltà ad attraversare la Manica. Forte ci è parsa la preoccupazionedegli operatori di essere additati dall’opinione pubblica come sfruttatori del lavoro dei disabili. Tale questione merita di essere ulteriormente approfondita per comprendere le ragioni di questo divario tra il modello irlandese e quello italiano.

La Salute Mentale in Irlanda

Un primo approfondimento andrebbe fatto sulla politica per la Salute Mentale in Irlanda. Qui ci limitiamo solo a qualche cenno. In questo Paese non esiste ancora una legge che abolisce imanicomi. C’è una legge del 2001 che governa la cura delle malattie mentali, cui fa seguito unprogetto del 2006 “A Vision for change”, che vuole arrivare a definire e portare avanti una “visione olistica della cura delle malattie mentali”. Più recentemente è stato pubblicato il “Mental Health Commission Strategic Plan (2016-2018)” che definisce la visione strategica e i valori per migliorare i servizi di salute mentale in Irlanda in una dimensione di comunità.

Ma nonostante questi documenti molto avanzati, resta ancora oggi in vigore l’ultimo articolo dellalegge del 2001: “Non si deve mettere un paziente in isolamento o applicare mezzi meccanici di contenzione fisica al paziente a meno che tale isolamento o restrizione sia determinato per esserenecessario ai fini del trattamento o per impedire al paziente di ferire se stesso“. A distanza di oltre due secoli, lo psichiatra inglese John Conolly, che sosteneva la necessità e la possibilità di una “notrestraint psychiatry”, continua a restare inascoltato.

Il ruolo sempre più marginale delle congregazioni religiose irlandesi nei servizi sociali e sanitari

L’altra questione da approfondire è l’evoluzione del rapporto tra pubblico e privato nel modelloirlandese di Welfare. In Irlanda, come in gran parte dei Paesi europei, i primi servizi sociali e sanitari, compresi gli ospedali, erano stati istituiti da congregazioni religiose che avevano a disposizione ampie tenute agricole. Tutti i membri della comunità e gli ospiti a breve e lungo termine dovevano svolgere attività lavorative in agricoltura, per realizzare condizioni di autosufficienza e reddito per le strutture, nonché per contribuire alle cure e ai servizi ricevuti. Sebbene tali attività non fossero originariamente intese come attività terapeutiche, i benefici per la salute e l’impatto sul benessere di coloro che erano impegnati in queste fattorie erano sempre più riconosciuti.

Con l’espansione delle cure istituzionali nell’ambito psichiatrico, il lavoro in agricoltura è stato visto come parte della riabilitazione e formazione professionale a fini di reinserimento sociale, oltre che come pratica di natura terapeutica.

Ma nell’ultimo quarto del secolo scorso, la riduzione delle vocazioni religiose e i frequenti casi di minori abusati da sacerdoti e religiosi, a partire dallo scandalo-Brendan Smyth, un sacerdote cattolico nordirlandese accusato nel 1994 di abusi su minori in oltre quarant’anni di attivitàpastorale, hanno fortemente ridimensionato la presenza delle comunità religiose nelle attività di fornitura di assistenza sociale e sanitaria.

Le preoccupazioni sollevate nel dibattito pubblico e nell’ambito dei lavori di una commissione indipendente d’inchiesta, guidata dal magistrato Yvonne Murphy, hanno riguardato anche la produzione di beni all’interno delle istituzioni coinvolte, sollevando il sospetto che la conduzione di tali attività nascondessero fenomeni di sfruttamento, perdendo di vista l’obiettivo di operareper il benessere delle persone soprattutto in condizioni di fragilità mentale e psichica.

Oggi le comunità religiose, coinvolte marginalmente nella fornitura di assistenza sociale e sanitaria, si sono ampiamente allontanate dal tradizionale modello di assistenza istituzionale e promuovono forme molto più in linea con il modello di Welfare comunitario.

L’Irish Society for Autism: un caso da studiare

Andrebbe, infine, studiato il sistema organizzativo messo in piedi dall’Irish Society for Autism creata nel 1963. Nel sito istituzionale dell’organismo c’è scritto che “la filosofia e l’ethos dei servizi forniti a persone con autismo riconoscono la loro dignità come esseri umani, l’individualità della persona con autismo e la sua capacità di beneficiare dell’istruzione, della formazione e dell’assistenza e il diritto a partecipare allo sviluppo della società in conformità con le proprie capacità individuali”.

La Social Farm Durth nella Contea di Kildare, fondata dall’Irish Society for Autism nel 1981, viene considerata – in documenti ufficiali del Ministero dell’Agricoltura irlandese – come un esempio dell’approccio più moderno alla cura della salute mentale, che incorpora elementi dell’agricoltura sociale. Si tratta di una fattoria di 70 ettari situata a 30 miglia da Dublino a nord di Kildare. Trovano ospitalità 34 persone con autismo supportati da circa 60 operatori sociali e socio-sanitari dedicati e ben addestrati. La Società gestisce anche altre fattorie: Cluain Farm, Kilwarden, Kinnegad, Sarshill House, Kilmore, Wexford. Bisognerà tornare in Irlanda per comprendere anche questi modelli assai diversi da quelli che abbiamo visto.

Nota

Non avrei scritto così questo reportage, di cui soprattutto nell’errore porto interamente la responsabilità, se Marco Berardo Di Stefano, Roberto Finuola e Assunta di Matteo non avessero avuto la pazienza di leggerlo, commentarlo e arricchirlo coi loro suggerimenti e se, durante gli spostamenti in pullman tra una fattoria e l’altra, con essi e con altri colleghi di viaggio non ci fossimo scambiati impressioni e pareri a caldo. Un grazie di cuore a tutti.

Roma 10 ottobre 2018

La foto di apertura e della Rete Fattorie Sociali

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