Saperi

L’anfora vuota riempita d’olio

Siamo ancora in periodo natalizio, in attesa dell'epifania, e un po’ di spiritualità non nuoce certo all’anima. Ecco allora la vita di san Benedetto, con due brani tratti dal Libro secondo dei "Dialoghi" di San Gregorio Magno. Leggendo, capirete molto chiaramente la grande importanza e centralità che riveste l’olio ricavato dalle olive

Olio Officina

L’anfora vuota riempita d’olio

Il testo che abbiamo individuato per la vostra lettura è una traduzione del testo latino di Patrologia Latina, LXVI, 125 ss. a cura dei PP. Benedettini di Subiaco. Tale testo è stato pubblicato nella collana “Spiritualità nei secoli” della casa editrice Città Nuova. I due brani hanno per titolo “La bottiglia che non si rompe” e “L’anfora vuota riempita d’olio”.

La bottiglia che non si rompe

Nel tempo in cui la Campania fu desolata da una gravissima carestia, l’uomo di Dio aveva dato via in elemosina a molti poveri tutti i viveri che si trovavano in monastero. Nella dispensa non era rimasto nient’altro che un poco di olio entro un’ampolla di vetro.
Capitò un suddiacono di nome Agapito, e chiese caldamente se poteva avere la carità di un po’ di olio.
L’uomo di Dio, che si era proposto di dare via tutto sulla terra per tutto depositare nei tesori del cielo, ordinò che senz’altro gli fosse consegnato quel poco ch’era rimasto.
Il monaco incaricato della dispensa, sentì molto bene la disposizione del superiore, ma non aveva proprio alcuna voglia di metterla in pratica. Richiesto poco dopo dal santo se era stata fatta quell’elemosina come aveva comandato, il monaco rispose di non aver dato nulla perché se avesse dato via anche quello, per i monaci non sarebbe poi rimasto più niente.
Allora comandò con energica severità che fosse immediatamente gettata dalla finestra l’ampolla di vetro con l’olio, perché nella dispensa nulla rimanesse per disobbedienza; e fu fatto così.
Sotto la finestra si apriva un gran precipizio, irto di grossi macigni. L’ampolla di vetro piombò con violenza sui sassi, ma rimase intatta, come se non fosse stata scagliata: non si infranse, né l’olio si versò. L’uomo di Dio la fece raccogliere e, integra com’era, la fece immediatamente consegnare a chi la chiedeva.
Raccolti poi i confratelli, rimproverò davanti a tutti il monaco disobbediente, perché era stato infedele e superbo.

L’anfora vuota riempita d’olio

Terminata la riprensione, insieme a tutti i fratelli si raccolse in preghiera. Nel luogo stesso ove pregavano c’era un’anfora di terracotta, vuota e coperta. Mentre il santo insisteva nella supplica, il coperchio dell’anfora cominciò a sollevarsi per l’olio che cresceva: e crebbe a tal misura che, rimosso il coperchio, traboccò dai bordi del recipiente fino ad inondare il pavimento.
A quella vista Benedetto terminò la preghiera e nello stesso istante finì di fluire anche l’olio. Approfittò di questo per ammonire, con più persuasivi argomenti, il monaco disobbediente, perché imparasse ad avere più fiducia ed umiltà.
Il monaco così salutarmente corretto era pieno di confusione, perché Benedetto aveva comprovato con un miracolo quell’onnipotenza di Dio alla quale si era richiamato nel rimproverarlo. Nessuno in seguito osò più dubitare di quello che prometteva, dopo aver visto che, nello spazio di pochi istanti, in cambio di un vaso di vetro quasi vuoto, aveva procurato un’anfora colma d’olio.

L’immagine di apertura ritrae San Benedetto mentre porge la sua Regola a san Mauro e ad altri monaci, da una miniatura francese tratta da un manoscritto della Règle de St. Benoît

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