L’olio, con un approccio laico
E’ un giovane e determinato interior designer, non proviene da una famiglia legata alla terra, ma è molto legato alle proprie radici. Pasquale Bonsignore crede nelle scommesse, anche se la paura non manca. Non è facile intraprendere iniziative a rischio, ma non desiste. Non immagina di essere un produttore vero e proprio, quanto di assumere una identità nuova, che somigli a quella dell'editore/gallerista/collezionista

“Come ho avuto di raccontarle – ci confida Pasquale Bonsignore – sono di origine di Castevetrano, un piccolo ma importante paese della provincia di Trapani” Ogni sua parola nasce da un precedente: l’aver assaggiato e valutato il suo olio: un buon punto di partenza.
Chi è nato tra gli olivi non può dimenticarli, e così a Bonsignore si accende una luce interiore, si sveglia lo spirito siciliano che abita in lui, l’amore per la sua terra.
Forse sarà pure un po’ abusata l’espressione “l’amore per la sua terra”, ma è così. E’ così perché di fronte all’abbandono deglla coltivazione degli olivi lui reagisce. Non riesce a desistere.
Al territorio di Castelvetrano lo legano non solo gli affetti: “oltre l’incredibilmente estesa rete familiare, alcuni dei ricordi più belli della vita mi riconducono lì. Ci sono tutte le mie estati sulle spiagge di Triscina, con all’orizzonte la sagoma dei Templi di Selinunte”.
L’olio degustato è frutto di una spremitura di olive Nocellara del Belice. E’ un buon inizio, tanto più che l’idea di provarci, e di farlo nel migliore dei modi nasce da una convinzione ben motivata: “Io – confida Bonsignore – ho cominciato ad appassionarmi a questa vicenda”. La definisce così: vicenda. Sì, perché non resiste a ciò che vede, non lo accetta.
“Perché lo faccio? Perché davvero non riesco a capacitarmi di come in un territorio – così ricco per quantità e qualità, in riferimento all’olio – non ci sia una qualche forma di iniziativa imprenditoriale che dia una prospettiva a Castelvetrano e all’olio che viene prodotto nel più ampio bacino di sua influenza, che è la Valle del Belice tutta”.
“Io – precisa – non ho una preparazione specifica sull’argomento, nè storica (non vengo da una famiglia legata alla terra) nè formativa (sono un interior designer) ma negli ultimi due anni ho cercato di costruire un piccolo set di prime nozioni riguardo l’olio, con un approccio assolutamente laico e ampio, quindi: resa per albero/ha/kg; costi di avvio di una coltivazione dall’acquisto della terra, alle piante, agli impianti; quali siano le tendenze nel mondo marketing/comunicazione/packaging; i problemi di posizionamento commerciale, e le varie dimensioni che di volta in volta incontravo”.
A conti fatti c’è da mettersi le mani tra i capelli e sopsirare. Non è un’impresa facile. L’agricoltura ti sfida continuamente, non è come altri settori, eppure non si può resistere, e soprattutto non si può accettare che gli olivi non vengano più coltivati, l’abbandono della coltura è inammissibile. Occorre reagire, ma sopra tutto è bene che si reagisca per fare di questo patrimonio di olivi un autentico tesoro per l’intera comunità di chi la valle del Belice la vive da sempre, magari pensando di indivuduare altri sbocchi lavorativi; e invece no, occorre crederci nella terra, a costo di vedere barcolarre le proprie certezze.
“Io credo, o forse ho il sogno, che lavorando con onestà sulla qualità del prodotto ci possa essere lo spazio per proporre un nuovo soggetto”. Pasquale Bonsignore non nasconde incertezze, il successo parte sempre dai dubbi e si nutre costantemente da sentimenti avversi, tanto entusiasmo ìbilanbciuati da tanti timori. E’ che alle volte occorre avere il territorio vicino, complice nei propri atti di coraggio, e non sempre è così.
“Come proporre un nuovo soggetto nello specifico ancora non lo so”, confida Bonsignore, ma “c’è un’idea a cui mi sto affezionando e che viene dal mondo del progetto”. Ecco: “Mi è chiaro tuttavia di non essere nelle condizioni di poter diventare un produttore vero e proprio, quanto piuttosto di poter sviluppare una nuova identità, che somigli a quella dell’editore/gallerista/collezionista”.
La scommessa è grande, ma è bene provarci. Tutti i grandi progetti si nutrono, al loro inizio, di uno spirito vocato alla rinascita e alla rigenerazione a partire da ciò che già esiste: “Ogni volta che arrivo a Castelvetrano, mi si spezza il cuore nel vedere infiniti filari di olivi abbandonati, bruciati dal sole e orfani di cure. Non si è creato un ambiente in cui questa ricchezza possa essere valorizzata, e, dato ancor più drammatico, in considerazione dell’emergenza occupazionale di quel territorio”.
Bonsignore reagisce: “Ci sono persone che pagano la molitura e il raccolto in olio!”.
Già: “Coltivatori che preferiscono vendere le olive per farne quelle dolci, da mensa, non so a quanti centesimi il kg, piuttosto che aspettare e curare tutto il processo e produrre olio!”
L’olio? “E’ un olio buono, anzi: buonissimo, sano e che, per la stragrande maggioranza, viene scambiato soltanto fra privati a costi ridicoli intorno ai 400 euro il quintale”.
“A me – confida Pasquale Bonsignore, di professione interior designer – piacerebbe far capire a queste persone che possiamo invertire la rotta, cambiare il destino di quel territorio a partire da questo solo prodotto. Solo che bisognerà lottare contro diffidenze e tradizioni … ma ci si può lavorare, e io mi ci voglio dedicare”.
La nostra conversazione ha dato una ulteriore spinta: “Penso ad esempio al suo suggerimento di variare di poco il periodo di raccolta/molitura per intervenire sul gusto, sulle caratteristiche, e, in definitiva, sull’identità del prodotto; sarà difficilissimo far capire che una perdita sulla resa può essere abbondantemente recuperata con altri valori, ma di nuovo, credo ci possa essere uno spazio”.
Provarci, ecco cosa occorre: “Forse la forma per dare corpo al progetto di rinascita è una sorta di consorzio, una cordata di coltivatori che abbiano voglia di sperimentare e lavorare tutti assieme per ottenere un prodotto di grande qualità, con incredibili caratteristiche organolettiche, a cui ovviamente disegneremo il più bel packaging del mondo dell’olio e la promozione più innovativa del settore. Sì – conclude Bonsignore – un progetto completo che parta dal salvare la terra abbandonata per incontrare i consumatori più attenti a livello globale”.
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