L’olio e la pasta
Ci sono molti elementi in comune tra i due alimenti. Una pasta, di qualsiasi formato essa sia, senza olio, non avrebbe del resto la medesima efficacia. E così, questi due ingredienti diventano l’occasione per un numero della rivista I Giorni e le Opere, pubblicazione semestrale edita dal Museo delle Paste Alimentari
Si intitola I Giorni e le Opere. Memorie per gli amici del Museo, ed è la rivista del Museo delle Paste Alimentari, edita dalla Fondazione “Vincenzo Agnesi”, con sede a Roma. Una pubblicazione meritoria, anche perché mette in evidenza in ogni numero una materia prima alimentare fondamentale com’è appunto la pasta.
Il numero 46, dicembre 2019, è interamente dedicato alla celebrazione di due elementi/alimenti centrali nella dieta mediterranea: la pasta e l’olio. Un numero da non perdere. La rivista si contraddistingue per uno stile classico ed essenziale, e nel 2020 entrerà nel suo venticinquesimo anno di vita: consiglio caldamente di seguirla, attraverso l’abbonamento, perché è un arricchimento continuo. È un modo per avere uno sguardo aperto su un prodotto unico qual è la pasta.
La regia è affidata alla dottoressa Amelia Giarmoleo, molto sensibile nella scelta dei temi. Nel numero che recensisco compare anche un mio testo, in apertura, con il titolo “Pasta e olio. Binomio vincente”.
A seguire, le ricette dello chef Gaetano Costa, del Ristorante Le Roof dell’Hotel Ritz di Roma, che propone il piatto “Trenette di semola al pesto di mandorla di Noto e moscardini saltati con l’olio del Museo”.
Lo chef Pino Matera, del Ristorante Canova di Roma, propone invece il “Carpaccio di branzino agli agrumi con insalatina aromatica e olio del Museo”; mentre lo chef Fortunato Zappia, del Ristorante Baylik di Reggio Calabria, opta per “Spaghettini neri con bottarga di spada e olio del Museo”.
Interessante l’articolo della dottoressa Delia Sebelin, su “L’abbinamento perfetto: spaghetti aglio, olio e peperoncino”, con un focus sulle qualità richieste alla pasta e le caratteristiche organolettiche e nutrizionali di una ricetta famosa in tutto il mondo, con quattro utili tabelle sui nutrienti.
A chiudere il numero 46 della rivista, è la rassegna stampa, dove peraltro viene riportato un articolo di OOF International Magazine numero 9, estate 2019, a forma di Amelia Giarmoleo; e alcuni curiose stampe tratte dalla fototeca dell’Archivio iconografico del Museo.
La cultura alimentare non può che passare attraverso i musei, e la rivista che abbiamo recensito ne è sicuramente un valido supporto.
E infine, non ultimo, l’olio. Già, perché il Museo delle Paste Alimentari produce in proprio l’olio. Non a Roma, ma in Calabria: da olive Ottobratica e Carolea. Giallo dalle sfumature verdi, mediamente fruttato, con sentori di erbe di campo e pomodoro, è ampio e armonico, morbido ed equilibrato, mediamente piccante e amaro, con note di mela acerba e punta piccante in chiusura.
In apertura: gramola ligure, copyright Museo Nazionale delle Paste Alimentari, Roma
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