Saperi

L’olio insegna

È una mostra che occorre necessariamente visitare, ma chi, per pigrizia o perché impossibilitato, non ama muoversi, può benissimo consultare e prendere visione il catalogo. La curatrice è Antonella Bonerba, la mostra è dedicata (alla memoria) del maestro Francesco Sannicandro, ideatore, tra l’altro, del progetto “Olio d’artista”

Luigi Caricato

L’olio insegna

Quando ho sfogliato le sessanta pagine del catalogo della mostra L’olio insegna sono stato colto dall’emozione. In apertura, nella prima pagina del volume, pubblicato da Castellano Editore, compare subito in evidenza la dedica a Francesco Sannicandro. Come non ricordarlo con affetto e commozione? È scomparso prematuramente, lasciandoci soli e sbalorditi. Era per tutti un maestro, anche sul piano umano. Aveva il dono della cordialità e sapeva essere amico autentico, capace anche di unire persone e mondi tra loro separati e distanti, se non addirittura contrastanti. Il suo progetto “Olio d’Artista” ha segnato un’epoca. Almeno, per me è così. Non credo che altri dissentano da questa mia percezione così netta. Tant’è vero che la mostra “L’olio insegna” si inserisce in questo percorso virtuoso avviato da Sannicandro, ed è stata molto brava, Antonella Bonerba, nell’organizzare tale mostra, inaugurata il 3 maggio al Palazzo Catalano di Castellaneta in provincia di Taranto, e ora visitabile fino al 7 agosto al Palazzo Pinto di Sanmichele, in provincia di Bari, con ingresso libero.

Gli artisti che espongono sono, rigorosamente in ordine alfabetico, Tiziano Bellomi, Giovanni Caripgnano, Maria Grazia Carriero, Pierluca Cetera, Piero Chiarello, Chiprima Kypoy, Ruggero D’Autilia, Emilio D’Elia, Nicola Liberatore, Franco G. Livera, Walter Loparco, Enrico Meo, Rossella Mercedes, Sara Montani, Pantaleo Musarò e Arben Shira.

Tornando alla pagina di apertura del catalogo, colpiscono i pensieri dedicati a Francesco Sannicandro. Ne riporto alcuni per far percepire il reale peso dell’artista: uomo libero, curioso, creativo organizzatore, manager culturale, uomo di coraggio e di sorrisi; e mi fermo qui, ma mi sembrava giusto mettere in luce la centralità e la continuità di visione che si manifesta in questa mostra.

Francesco Sannicandro mentre riceve il Premio Olio Officina (2017) da Luigi Caricato

Tutto ruota intorno all’olio, che in questo caso insegna. In molteplici sensi: come sostantivo, in quanto appunto “insegna”, ovvero bandiera, vessillo, segno distintivo inteso come marcatore culturale, e anche simbolo, stemma, insomma in vari modi ed espressioni un solido punto di riferimento; ma insegna anche relativamente alla voce del verbo insegnare, perché esprime una educazione, una istruzione, un avviamento alla vita, un alto magistero all’insegna dell’albero dell’olivo i cui frutti, le olive, da materia solida si tramutano in sostanza liquida, grassa. L’olio insegna, come simbolo, come materia e corpo vivo che ammaestra.

Leggendo il saggio introduttivo di Antonella Bonerba si resta affascinati dal percorso in cui incanala il lettore prima di introdurlo alle opere degli artisti. Cita, a buona ragione, il pedagogista Anton Makarenko: “Educare l’uomo vuol dire dargli il senso della prospettiva, il senso cioè, della gioia per le vie di domani”. Quindi l’arte non è solo ciò che appare agli occhi nell’atto stesso in cui si fruisce dell’oggetto artistico, ma comporta nel contempo – e resto fedele alle parole della Bonerba, che riporto virgolettate – la conseguenza di “educare al futuro, educare a ciò che deve arrivare, educare al dopo, con animo propositivo e restituendo il senso della profondità”.

Antonella Bonerba, curatrice della mostra e del catalogo “L’olio insegna”

Chi avrà modo di vistare la mostra se ne renderà conto. L’olio, questa materia prima che ha sfamato tante generazioni nei secoli è anche qualcosa d’altro, oltre che alimento, nutre la nostra esigenza di pienezza con ciò tentando di colmare i nostri vuoti.

Saggia la citazione della Bonerba, nel suo saggio introduttivo, di un grande personaggio qual è stato Bruno Munari, di cui invito alla lettura delle sue opere, edite da Laterza e Corraini. Munari viene citato con questo passaggio che è bene rimanga impresso a tutti: “Occorre far capire che finché l’arte resta estranea ai problemi della vita, interessa solo a poche persone”. Non è un caso che Munari sia stato oltre che un pittore un designer, proprio perché spirito concreto, inchiodato alla realtà quotidiana.

Ignoravo – e ringrazio moltissimo Antonella Bonerba per averlo scritto, colmando una mia grandissima lacuna – l’opera “Olivestone”, del magnifico e impareggiabile artista Joseph Beuys, e di conseguenza si rimanda anche all’opera “Oil Bottle”, che si compone di una teca contenente una serie di bottiglie di olio da olive con etichetta stampata in edizione non numerata.

Non esito nemmeno a ringraziare la Bonerba per la gradita citazione che dedica al progetto culturale Olio Officina, che ritengo molto azzeccata proprio perché si attribuisce con ciò maggior valore a una visione dell’olio che non si fermi soltanto e unicamente al prodotto in se stesso, ma che vada oltre.

Molto significativa la quarta di copertina del catalogo, che ospita l’opera “Olio” di Tiziano Bellomi. Utilizzo le parole della Bonerba: “una scritta essenziale, lettering calibrato, unione di geometrismi esteriorizzati, su fondo aranciato”.

In copertina, invece, compare l’opera di Piero Chiariello, “Olio su carta’. Mi fermo però qui, perché vorrei incuriosire i lettori affinché vadano a vistare la mostra e si procurino il catalogo. È la migliore tra le iniziative possibili, non perdere i benefici di questa mostra. Senza timori, qualora l’arte non sia il pane quotidiano per molti, perché anche in questo caso la brava e competente Antonella Bonerba ci soccorre con una citazione di Munari: “Il più grande ostacolo per la comprensione di un’opera d’arte è quello di voler capire”. Quindi, senza alcuna ritrosia, andate a Sammichele, in Puglia, e godetevi la mostra “L’olio insegna”.

L’arte è partecipazione emotiva: è un incontro che non ha bisogno di troppi sofismi. Basta osservare le opere esposte.

In apertura particolare della quarta di copertina del catalogo della mostra L’olio insegna

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