Saperi

L’olivo della speranza

Significativo ed eloquente il gesto di Papa Francesco e il presidente di Israele Shimon Peres. Piantare un olivo. Con la mia immaginazione e fantasia vorrei inventare una nuova beatitudine – ha dichirato il Pontefice

Olio Officina

L’olivo della speranza

Poco dopo mezzogiorno, il Santo Padre Francesco è arrivato al Palazzo Presidenziale per la visita di cortesia al Presidente dello Stato di Israele, Shimon Peres, che lo ha accolto nel giardino d’ingresso.
Nel Palazzo Presidenziale la visita è iniziata con la presentazione delle due Delegazioni.
Nello scambio di battute che ha preceduto l’incontro privato, il Papa ha rivolto al Presidente le seguenti parole: «Io ringrazio Lei, Signor Presidente, per le sue parole e la sua accoglienza. E con la mia immaginazione e fantasia vorrei inventare una nuova beatitudine, che applico oggi a me in questo momento: “Beato colui che entra nella casa di un uomo saggio e buono”. Ed io mi sento beato. Grazie di vero cuore.»

Dopo lo scambio dei doni, e l’incontro privato, il Papa e il Presidente si sono infine recati in giardino per piantare un ulivo, alla presenza di alcune centinaia di bambini di diverse condizioni e religioni. Un gesto simbolico che rimanda all’Orto degli Ulivi e apre alla speranza.

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Il Pontefice ha pronunciato il suo discorso, dopo quello del Presidente dello Stato di Israele.
“I Luoghi Santi – ha detto – non sono musei o monumenti per turisti, ma luoghi dove le comunità dei credenti vivono la loro fede, la loro cultura, le loro iniziative caritative. Perciò vanno perpetuamente salvaguardati nella loro sacralità, tutelando così non solo l’eredità del passato ma anche le persone che li frequentano oggi e li frequenteranno in futuro. Che Gerusalemme sia veramente la Città della pace! Che risplendano pienamente la sua identità e il suo carattere sacro, il suo universale valore religioso e culturale, come tesoro per tutta l’umanità! Com’è bello quando i pellegrini e i residenti possono accedere liberamente ai Luoghi Santi e partecipare alle celebrazioni!”

L’invocazione alla pace non poteva certo mancare. “La costruzione della pace – ha detto il Papa – esige anzitutto il rispetto per la libertà e la dignità di ogni persona umana, che Ebrei, Cristiani e Musulmani credono ugualmente essere creata da Dio e destinata alla vita eterna. A partire da questo punto fermo che abbiamo in comune, è possibile perseguire l’impegno per una soluzione pacifica delle controversie e dei conflitti. A questo riguardo rinnovo l’auspicio che si evitino da parte di tutti iniziative e atti che contraddicono alla dichiarata volontà di giungere ad un vero accordo e che non ci si stanchi di perseguire la pace con determinazione e coerenza”.

Ed è nel nome dell’invito alla pace – Shalom! – che il gesto del Pontefice e del Presidente di Israele assume un grande significato.

Sempre lunedi 26 maggio è da incorniciare nella memoria collettiva la meditazione del santo padre nella Chiesa del Getsemani, proprio accanto all’Orto degli Ulivi.
“Quando giunge l’ora segnata da Dio per salvare l’umanità dalla schiavitù del peccato – ricorda pappa Francesco – Gesù si ritira qui, nel Getsemani, ai piedi del monte degli Ulivi. Ci ritroviamo in questo luogo santo, santificato dalla preghiera di Gesù, dalla sua angoscia, dal suo sudore di sangue; santificato soprattutto dal suo “sì” alla volontà d’amore del Padre. Abbiamo quasi timore di accostarci ai sentimenti che Gesù ha sperimentato in quell’ora; entriamo in punta di piedi in quello spazio interiore dove si è deciso il dramma del mondo”.

La foto di apertura è di Luigi Caricato

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