L’olivo moneta sonante
Ammettiamolo pure: la moneta da cento lire è tra le più note e rappresentative del nostro Paese. Il simbolo della pianta che richiama la dea Minerva lo si ritrova anche in altre monete: le cento lire turche, per esempio; le cento lire vaticane; il franco francese; ma anche le cinquecento dracme della Grecia. Poi, però, giunse l’euro
Chi non ricorda le cento lire italiane? Magnifiche, sia nella versione grande, sia in quella ridotta. Al centro dell’attenzione c’è la dea Minerva. La prima del periodo repubblicano, realizzat in acmonital, risale al 1955. La cento lire denominata Minerva chiude la produzione nel 1989. Sul fronte campeggia una testa di di donna, l’Italia laureata, somigliante a quella della moneta da 50 lire, solo che nelle centro lire la testa è rivolta verso destra. Nella parte opposta la raffigurazione della dea Minerva con l’indicazione del valore.
Nel 1990, l’anno dei Mondiali di calcio, si realizzò una nuova versione della cento lire. Stessi soggetti, stesse legende, ma realizzata in una dimensione ridotta. Un insuccesso, perché, in ragione della difficoltà nel maneggiarla, dopo pochi anni non fu più prodotta. Poi nel 1993 venne prodotta una nuova moneta da cento lire, in Cupronichel, denominata Italia Turrita, sicuramente poco ricordata dai più. Sul fronte la raffigurazione dell’Italia Turrita, al rovescio oltre all’indicazione del valore i rami di ulivo.
Non solo in Italia l’olivo compare nell’effigie delle monete. Ricordiamo le cento lire vaticane, nel periodo 1970-1975, sotto il pontificato di Papa Paolo VI; poi nel periodo 1976-1977. Per vostra curiosità, le monete della lira vaticana avevano le stesse caratteristiche di lega, dimensione e peso di quelle italiane.
Passiamo al franco francese. Nella moneta da un franco abbiamo sul verso un ramo di olivo, quindi il motto “liberta, uguaglianza, fratellanza” e il segno della zecca parigina, oltre al valore della moneta. Sul recto la “seminatrice”, simbolo della repubblica francese con alle spalle un sole nascente.
Infine ci sono le cinquecento dracme greche. Il nome dracma è mutuato da una antica unità di misura in uso in diverse città-stato greche e in molti regni medio orientali del periodo ellenistico. Non mancano gli alberi di olivo, ovviamente, e in altre versioni il ramoscello con le olive.
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