Saperi

La bottiglia

Narrazioni. Questo strano contenitore in vetro, arrivato chissà come e da dove, ritrovato sulla sabbia. Così strano, perché porta ancora con sé, come lacrime di mare, le gocce che bagnano il suo interno. Cosa vuole raccontare la bottiglia? È forse il segno di una premonizione?

Massimo Cocchi

La bottiglia

Questo tavolo, nel corridoio di passaggio della mia casa, raccoglie alcuni degli oggetti a me particolarmente cari, i bicchieri d’argento comprati a Cortina alcuni decenni fa, la coppa piena di conchiglie che mi fu regalata nell’occasione del conferimento dell’incarico di insegnamento in Scozia, le copie delle pistole che comprai sempre in Scozia, il gallo di ceramica di un noto scultore, la statuetta della donna africana che mi ha regalato la mia allieva prediletta Chiara, alcuni degli oggetti che mi sono stati regalati dal mio amico Kary Mullis e da sua moglie e tante altre cose legate a storie diverse e lontane nel tempo.

Da ultima ho posto, nel giorno del mio compleanno, la bottiglia di vetro che mi hanno regalato, l’oggetto più banale e povero in mezzo a tanti altri di pregio ma con grande valore affettivo e, guardandola, mi racconta una strana storia.

“Ha lunghi capelli biondi che scendono fino a lambire i lombi e guarda lontano. Non so cosa guarda né cosa pensa, forse vuole solo camminare in quel deserto pensando che il mare possa ascoltare i suoi pensieri, accogliere i suoi desideri, forse, vuole togliersi di dosso le pene della vita lasciandole a quelle onde e sperando che esse non le riportino sulla sabbia come i tronchi”

Già me l’ha regalata proprio lei, questa strana bottiglia, arrivata chissà da dove sulla sabbia di Boccasette.

Perché dico che è strana, perché a distanza di tanto tempo porta ancora, come lacrime di mare, le gocce che bagnano il suo interno.

Guardo la bottiglia e cerco di capire cosa mi sta dicendo, cosa vuole raccontarmi, mi è giunta in una serata felice, di festa, consumata a casa di mio fratello Roberto e mia cognata Serena, con mia figlia Carlotta e suo marito Paolo, con i miei nipoti Giacomo e Lorenzo, con Barbara la moglie di Giacomo e il piccolo Leonardo, l’intimità più assoluta di una famiglia, e c’era anche lei “lunghi capelli biondi che scendono fino a lambire i lombi e guarda lontano”. Tutto sembrava procedere fra pace, sorrisi, armonia e allegria…

Poi, dopo pochi giorni, il cielo si tinge di nuvole nere, impetuose che corrono impazzite, quella bella signora dai lunghi capelli biondi si ribella alla nostra storia in modo irruento, come se volesse coprire uno stato d’animo diverso da quello che manifesta e si rompe il gioco, ma non la bottiglia.

Allora la guardo, questa bottiglia che viene da lontano perché voglio che mi spieghi se quelle lacrime, che dopo chissà quanto tempo sono ancora dentro di lei, erano una premonizione.

In realtà ci sarebbe da piangere pensando agli accadimenti che si sono susseguiti con un ritmo incalzante nei giorni immediatamente seguenti quello del compleanno, laddove mi giunge una di quelle sentenze inappellabili, senza entrare nel dettaglio, ma allora cara bottiglia, cosa vuoi dirmi?

Vuoi forse dirmi che ci sono momenti in cui la mente umana sceglie di farsi odiare perché desidera che l’altro si stacchi dal sentimento?

Perché pensa che non sia il caso di scendere negli inevitabili pietismi che accompagnano certe situazioni?

Forse è questa la ragione di questo irruento “distacco”, meglio non mescolare le sofferenze.

Presto mi ritirerò lontano, sul mare, e aspetterò quel che il buon Dio vorrà, con serenità e senza odio e non porterò con me quella bottiglia, la lascerò a casa con le sue gocce cercando di pensare che non sono lacrime di tristezza ma lacrime di gioia e, chissà, forse arriverà un’altra bottiglia.

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