La Casa del Treno
Narrazioni. Un incidente occorso a una studentessa in agosto. Lo scenario è un paese della Bassa, là dove si incontrano Bologna, Ferrara e Ravenna. Un rapporto d’amore impossibile è per sempre, e l’impossibile ti rimane dentro in una dimensione che appartiene solamente a te e ti porta fuori dalla noiosa normalità di ciò che si può fare e crea una sorta di silenziosa complicità molto più forte di un rapporto di interdipendenza

Una telefonata mi avvisò che era successo un incidente a una persona che conoscevo bene, quindi, preoccupato, cercai di entrare in contatto per avere notizie.
Chi era quella persona?
Era M una studentessa che si era laureata con me qualche tempo prima, una bella ragazza, un poco in carne e con un amore che durava dall’adolescenza, il quadro della massima espressione della felicità.
Riesco a parlare con M e, al di là del fatto increscioso dell’incidente, capisco che non è successo nulla di particolarmente grave, ci accordiamo che andrò a trovarla a casa non appena sarà in grado di muoversi e così accade.
M abita in un paese dove non sono mai stato e che non so neppure dove si trovi, faccio una rapida verifica e imparo che questo paese è molto vicino a quello dove ho trascorso la mia adolescenza, ecco, là dove si incontrano Bologna, Ferrara e Ravenna.
Là dove si intrecciano le sfumature dei dialetti che sono la tua appartenenza, là dove riconosci i sapori e i profumi di una cucina povera e dove si scambiano le tradizioni di porta in porta e, un tempo, d’inverno, nel “trebbo” consumato nelle stalle, il luogo dove stare al caldo.
Mi faccio dare indicazioni e, al mio arrivo a destinazione, scopro che M abita nella casa del treno, quella famosa casa che popolava i miei sogni di fanciullo.
Mi pare strana la circostanza.
È agosto, proprio un agosto con quel caldo tipico della bassa, entro nel giardino della casa del treno e trovo M piena di cerotti ma è diventata una ragazza completamente diversa dal mio ricordo, bella, slanciata, un viso affascinante dal tratto greco
Nel tratto greco
Occhi di luna
Sorridono alla notte
È mattina e decidiamo di andare a mangiare al mare, M si maschera alla meglio le ferite e i cerotti, ma credo che, in chi la guarda, tutto ciò sia secondario.
Saliamo in macchina e imbocchiamo una strada d’argine
Stretto d’argine
Di canne e di erba assolata
Strada di un ricordo
Decidiamo di andare a Punta Marina in un posto che mi ha suggerito mia nipote Chicca, grande esperta della zona.
In qualche modo, mia nipote ha subito una lunga parte delle mie storie e del mio errare, fatto di “zingarate”, quei momenti che ti trascinano nell’oblio del presente e, durante i quali, l’età non ha tempo.
Durante il viaggio confesso a M che esiste una strana simpatia fra me e una cara comune amica, C.
Quell’ora abbondante di viaggio la impieghiamo nei dettagli del racconto, M è, dal punto di vista scientifico, una mia creatura, con M ho quel livello di confidenza che avrebbe dovuto insospettirmi ma che, al contrario, mi pareva così naturale, professore e allieva che hanno vissuto l’avventura della tesi, momento topico del corso degli studi, professore che è stato scelto e professore che ha scelto, una storia che si ripete costantemente dentro all’università.
Ma torniamo al racconto, non ho difficoltà a dialogare con M sullo strano rapporto che si è sviluppato nel corso dei mesi precedenti e che dovrebbe portarmi in un Paese lontano per festeggiare il compleanno di C.
Non vedo in M particolare imbarazzo nell’affrontare l’argomento, ne svisceriamo alcuni aspetti e arriva l’ora dove dimentichiamo tutto il resto davanti al mare
Un tavolo nella sabbia, il caldo del sole
Vino rosso e onda di ritorno
Volo di pensieri, di un giorno
Poi la strada del ritorno e di nuovo il passaggio dal mio paese dove riaffiorano altri ricordi.
Un paese dove tutta la mia vita si riassume nel concetto dell’appartenenza, perché si appartiene sempre a qualche cosa e nella fattispecie ad un paese.
Perché quello è il posto dove sei stato fanciullo, dove hai imparato a conoscere la vita, dove esiste un pezzetto di terra che contiene tutti i tuoi cari, ecco perché senti tuo quel posto.
Ed è solo lì che puoi tornare con la pace dentro, libero nei tuoi ricordi.
Lì dove si sono succeduti tutti gli eventi che definiscono l’appartenenza, matrimoni, nascite e battesimi, e, ahimè, anche le morti dei tuoi cari, ecco perché quel posto è tuo.
Ancora pochi chilometri e sono a casa, dove il ricordo di C mi assilla un poco ma in realtà è il dubbio se andare o no che mi tormenta, rimando la decisione di giorno in giorno, e non andrò mai.
Nel frattempo, con M troviamo altre occasioni di fuga verso il mare e, in questo modo, trascorrono piacevoli rilassanti giornate con M, un poco preoccupata delle sue cicatrici.
Non mi riesce di fargliele digerire del tutto anche perché, lei, probabilmente le vede ingigantite nella cornice della sua bellezza.
Ma l’amore ha un’età?
Difficile a dirsi.
Arriva il giorno in cui non posso più andare alla casa del treno, per tanti motivi, per non creare equivoci inconsistenti.
Per le persone ci sono cose difficili da capire, una di queste è certamente il sentimento, sempre pronti a travisarne i contenuti.
Scorrono mesi, si chiarisce il rapporto con C anche se molti equivoci continuano e, comunque, tutto procede finché arriva un giorno in cui il gruppo si riunisce.
Per gruppo intendo le mie studentesse.
Ma arriva da Roma e organizza un incontro conviviale, ci troviamo in un noto ristorante di Bologna per festeggiare non si sa bene cosa, fondamentalmente per una rimpatriata. Ormai sono tutte nella loro strada di vita.
Mentre con Ma mi dirigo all’appuntamento non capiamo bene cosa succede, tuttavia arriviamo a destinazione e prendiamo posto a un tavolo.
Vediamo che C è un poco in apprensione e continuo a non capire il perché finché a un certo punto vedo aprirsi la porta del locale e M entra.
La mia ingenuità è proverbiale, sempre, e anche in questo caso, infatti, dico a C e Ma …guardate c’è M da sola, perché non la invitiamo al nostro tavolo?
In realtà era tutto organizzato per essere una sorpresa e M era, ovviamente, al corrente di tutto, e, comunque, all’ingresso di M avevo provato qualche cosa di più di una piacevole sorpresa, ma non percepivo bene la magia di quel momento.
Aprire di una porta
Visione che appare
Tuffo, dentro
Si, il tuffo era il problema.
Quel tuffo mi farà pensare nel dopo incontro.
Ci vorranno ancora molte settimane prima che M ed io ci ritroviamo in un altro famoso ristorante di Bologna.
In quell’occasione mi presento all’appuntamento con un pezzetto di carta con scritta una cosa, questa
Un giorno di sole d’azzurro
Un giorno di sabbia di mare
Un giorno solo, di te
Lo do a M e lo ripone nella borsa che ha con sé, poi comincia la degustazione delle portate e si parla del più e del meno, alla fine chiedo una Marc de Champagne, la grappa più famosa del mondo, e da una diventano due, gravissimo, l’alcol che, peraltro, ho molto studiato, toglie ogni inibizione.
Non è che l’alcol ti fa travisare la realtà, entro certi limiti, semplicemente ti dà il coraggio incosciente di dire, comunque, ciò che pensi. E qui subentrerebbe un argomento che stiamo affrontando a più mani, anzi, a più cervelli, cioè se esiste e come si pone il problema del cervello quantistico nelle condizioni di coscienza e di incoscienza, di sogno e di allucinazione.
Mentre rientro in Dipartimento fermo la macchina e, in un momento di pura follia, confesso a M il mio sentimento, che ho travisato il passato, e che non potevo non dirglielo.
Comincia un lunghissimo scambio di messaggi che le tecnologie moderne ti consentono in tempo reale e ne esce che la sincerità è un dono prezioso nella relazione umana e che, comunque, non è possibile se non una forma speciale di complicità, cosa, peraltro, che mi toglie dall’imbarazzo di altri pensieri.
Certo, perché quando l’improbabile assume anche i contorni dell’impossibile c’è una sola soluzione, fare volare via il pensiero.
L’impossibile ti rimane dentro in una dimensione che appartiene solamente a te e ti porta fuori dalla noiosa normalità di ciò che si può fare, rende più affascinante il rapporto e crea veramente una sorta di silenziosa complicità molto più forte di un rapporto di interdipendenza, è dura ma bisogna capire questo concetto perché è l’unico legame che non verrà mai meno e che non sarà mai problematizzato da sentimenti come la gelosia o da contrasti di vita o da rischi di nuovi amori.
Un rapporto d’amore impossibile è per sempre.
Dopo un po’ di tempo ci sono altre occasioni per rivederci e si percepisce che sta facendo effetto quella complicità che avevo percepito.
Infatti, in una di queste occasioni mi rammarico di avere esternato il mio sentimento e ne ritornano sagge riflessioni di M, non è successo nulla.
Tuttavia, mentre il rapporto continua sui concetti che ci siamo reciprocamente scambiati, viviamo altri momenti insieme come se quel ponte di silenzio fra noi fosse il filo che continua a legare l’impossibile.
I pensieri si moltiplicano nel ricordo di momenti speciali che, forse, vedo e percepisco solo io, ma che M non disdegna, forse non si azzarda a rompere l’incantesimo? Non lo so e, forse, non voglio saperlo.
Un giorno stelle di mare
Ti lasceranno un racconto
Sarà bagnato d’amore
Un giorno lascerai sulla spiaggia
Impronte di te
Inafferrabili, sciolte nel sale di riva
Un giorno, quando stelle di cielo
Ti illumineranno gli occhi
Sarà il tuo amore ritrovato
Un giorno, avvolta di sole
Fra sabbia e vento
Ti sfiorerà un ricordo
Un giorno colpevole, mi rovina
Addosso
Non ho saputo tacerlo, perdono
Parole di un giorno arrivano
Dentro
Ed è per sempre
Vento e gocce di mare
Seduta sulla riva
Ti danzano intorno
Fra i capelli di sole
Si illumina il viso
E gli occhi specchiano la vita
Un giorno ricorderai
Parole come perle bianche
Pensieri come rugiada, da bere
Un molo,
Luci di mare e un canto
Voci di noi, nel buio
Emozioni dentro,
Si affacciano,
In un sorriso
Il tuo sorriso
In un giorno
Che si abbaglia di luce
D’acqua e schiuma
La tua veste,
Nell’onda di riva, si giace
Pensiero
D’infinito
E volare
Una vera cavalcata di sentimenti, di emozioni e di sogni che M legge e ancora non so se li accetta perché non sa dire no o se, alla fine, forse, non dispiacciono.
Quel famoso tempo sul quale ho cercato di dibattere sul cervello quantistico del quale non riesco a comprendere la funzione, si dissolve in una notte di Piazza Duomo a Milano, è lì che nasce il tratto greco
Nel tratto greco
Occhi di luna
Sorridono alla notte
È lì che penso a quel pugno di terra bastarda tanto amato, al confine di tre province, luogo della mia fanciullezza, è lì che penso alla casa del treno
La casa del treno
Sbalzi di giardino e di fiori
In un giorno che non so, felice
E che nasce un sogno improbabile
Camminare con te
Nella terra di sole e di nebbia
Nella terra d’acqua di valle
E che nasce una consapevolezza
L’amore non è mai sprecato, basta averlo dentro, ricambiato oppure no, esso rimane una cosa tua che nessuno può togliere. Pensa al piacere che ti dà il posto che ami, a te non interessa che lui sappia o no, infatti non può saperlo, è il tuo amore che ti arriva dentro. Penso a quell’estate e a quelle ore rubate, quelle che ho amato e che non potevano essere ricambiate, valevano, per ciascuno di noi, per quello che davano. Forse è l’amore il vero senso della vita.
È in quel pugno di terra bastarda, che diventa la tua mente, che vive l’impossibile, che vive l’amore, che vive il sentimento, che vive la pace, dentro.
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