Saperi

La grammatica è gioco

Ovvero, quando la fantasia ci permette di prendere confidenza con le regole del linguaggio. Qual è non si apostrofa mai; e l'obiettivo, invece, è sempre meglio del rafforzato obbiettivo, perché se troppo "carico" di doppie, va a finire che non lo si raggiunge mai

Massimo Occhinegro

La grammatica è gioco

Ci sono “un” e “una”, il maschio che mantiene le distanze senza apostrofare, mentre c’è la femmina, più amorevole, che tenta un approccio con l’apostrofo, quando vede una vocale che segue, speranzosa. Ma, si sa, le donne sono più vezzose.

Poi c’è “qual è” che non osa avvicinarsi apostrofandosi, è timida, e si tronca perché esiste e vuol rimanere single. Poi mi sovviene il “soprattutto”, che vuole essere invece più deciso e vorrebbe preferibilmente tutte le “t” doppie. Da non confondersi, quindi, con il dopotutto, oppure oltretutto, per carità.

Cucùlo poi suona quasi come una brutta parola ma l’accento va posto lì, senza alcun dubbio.

La “è”, quando è di aiuto (ausiliare) o è verbo, richiede l’accento, mi raccomando.

Poi veniamo al congiuntivo che nulla ha a che fare con la “congiuntivite” (che fastidio!) da non confondere con il condizionale.

Il “se” introduce il congiuntivo, e giammai il condizionale, se fossi un re, se avessi tempo ma, essendo una “condizione” e non una certezza (mai sia, il mondo è costellato di incertezze!), ecco che segue poi il condizionale. Se avessi tempo, infatti, potrei godermi in pieno l’unica vita che ho.

Io adesso sto “insegnando”, sperando di imprimere il segno nelle menti, mentre chi legge, i più attenti, impareranno, semplicemente perché si procurano una nozione che non vuol essere una lezione, però.

L’obiettivo, infine, è sempre meglio del rafforzato obbiettivo, se troppo “carico” di doppie, va a finire che non lo si raggiunge.

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