Saperi

La Xylella spiegata bene

Considerata la rapidissima evoluzione degli eventi e delle conoscenze scientifiche su Xylella fastidiosa, e l’epidemia del Disseccamento rapido in Puglia, abbiamo chiesto alla Redazione di Infoxylella di riassumere e sintetizzare per i lettori di Olio Officina Magazine gli ultimi aggiornamenti

Info Xylella

La Xylella spiegata bene

Una premessa ci pare necessaria. Sul fenomeno Xylella, si legge ormai di tutto. Con troppi strafalcioni, troppe ingenuità. Meglio non fidarsi. Proprio per questa ragione, un gruppo di studiosi e di tecnici esperti ha costituito una specifica Redazione, a nome Infoxylella, dove ogni singola parola viene valutata attentamente e condivisa da tutti, prima di essere resa pubblica.
Ringraziamo quanti vi fanno parte, perché senza di loro, un batterio così terribile e devastante, che sta decimando gli ulivi di Puglia, avrebbe sortito danni ancora maggiori. Perché, a contribuire alla inoperosità e ai ritardi nel fronteggiare l’epidemia, è proprio, se non soprattutto, l’assenza di un ruolo efficace da parte delle Istituzioni, ancor più perché si sono palesemente dimostrate incapaci di prendere iniziative – ma questo è un pensiero nostro. Vi lasciamo all’articolo redatto da Infoxylella.


Aggiornamenti sull’epidemia di Xylella fastidiosa / Disseccamento rapido dell’olivo in Puglia

Luglio 2017

Mentre la Regione Puglia e gli olivicoltori salentini della zona infetta sono in attesa della modifica dell’articolo 5 della Decisione di Esecuzione 789/2015 noto per il DIVIETO DI REIMPIANTO, l’Europa fa capire che ha esaurito la pazienza poiché le misure di contenimento prescritte non sarebbero state attuate alla lettera ed in modo tempestivo. Per questo motivo è stata inviata da Bruxelles a Roma, circa una decina di giorni fa, un parere motivato relativo ad una sempre più probabile procedura d’infrazione. In particolare, nella nota si legge “le autorità stanno fallendo nel fermare il progredire del dannoso batterio”. In particolare, oltre al carente e poco penetrante piano di comunicazione (urgentissimo ad esempio per informare gli agricoltori delle zone delimitate sull’obbligo di lavorazione meccanica dei terreni per il controllo degli stadi giovanili del vettore entro il 30 aprile), viene contestata anche la tempistica dell’eradicazione delle piante infette, subito dopo l’esito delle analisi di laboratorio (ELISA E PCR). Anche in questo passaggio la nota è chiara “la tempistica comunicata dall’Italia è stata INEFFICACE per assicurare un’immediata rimozione degli alberi infetti come richiesto dalla legislazione UE”.

Dal momento della comunicazione l’Italia ed in particolare la Regione Puglia hanno 60 giorni di tempo (fino a metà settembre) per adeguarsi alle prescrizioni della legislazione europea o si rischia il deferimento alla Corte di Giustizia Europea.
Intanto ad Oria qualche proprietario di piante risultate infette dalle analisi di laboratorio ha deciso di bloccare le eradicazioni rivolgendosi al TAR che a sua volta ha sospeso l’abbattimento di 104 piante.
La storia, quindi, si ripete ancora una volta in questo areale evidenziando un vulnus della normativa italiana che consente di congelare e ritardare “per legge”, con atti amministrativi, interventi fitosanitari eccezionali, urgenti e di pubblica utilità.

I serbatoi d’inoculo non abbattuti nel 2015 hanno infatti determinato l’incremento esponenziale delle piante infette sul territorio oritano che nel 2017 sono arrivate a circa 900. Per rimuovere le piante infette la Regione Puglia ha cercato in tutti i modi di evitare la politica di eradicazione con interventi coatti, cercando di convincere i proprietari ad intervenire in maniera autonoma, così da dar loro anche la possibilità di essere ripagati del danno subito con gli indennizzi messi a disposizione con il DGR n.940 del 13 giugno 2017 (pubblicato sul B.U.R.P. n°77 del 30 giugno 2017) evitando altresì la possibilità di accedere a ogni tipo di contributi di origine comunitaria (ad es. le misure del Piano di Sviluppo Rurale). Purtroppo però non tutti hanno deciso di adempire, motivo per cui è molto probabile che nei confronti di alcuni verranno elevate sanzioni amministrative nell’attesa di un giudizio del TAR sulle piante attualmente infette ed “intoccabili”.

I monitoraggi delle aree cuscinetto e contenimento ripartiranno a breve, forse la prossima settimana, attività che andrà a ridefinire e ridisegnare la situazione della diffusione dell’epidemia sul territorio sperando che vengano rilevate meno piante infette possibili.
Intanto la ricerca va avanti incessantemente e continua a dare risposte. Dopo il pionieristico allestimento, nel 2016, da parte del Dott. Agr. Giovanni Melcarne, sotto la guida dell’IPSP-CNR di Bari, del più grande (oltre 12 ettari) campo di valutazione del germoplasma olivicolo della Regione Puglia a mezzo sovrainnesto, successivo alla messa a dimora di numerose varietà sul campo EFSA, delle quali verranno valutate le eventuali resistenze, e dopo la pubblicazione dei lavori relativi alle resistenze di Leccino e Favolosa, i ricercatori impegnati nel progetto POnTE ed XF-Actors continuano a divulgare i risultati delle loro ricerche.

Molto significativo il lavoro Prime evidenze scientifiche riguardo l’effetto della cultivar sull’efficienza di acquisizione e trasmissione di Xylella fastidiosa da parte del vettore Philaenus Spumarius L., che evidenzia come l’acquisizione e trasmissione del batterio da parte dell’insetto vettore appare molto più difficoltosa su cultivar resistenti (Leccino) rispetto alle suscettibili (Ogliarola salentina e Cellina di Nardò). Nei primi giorni di luglio 2017 il gruppo di ricerca composto da IAS-CSIC di Cordoba, Joint Research Centre di Ispra, CNR-IPSP Bari, DiSSPA-UNIBA Bari ha effettuato un secondo volo (dopo quello di giugno 2016) con decollo da Brindisi per acquisire informazioni su aree interessate dalla batteriosi tramite un Monitoraggio in remoto per Xylella, consistente in un’acquisizione di immagini di zone sorvolate e fotografate (3 aree campione di 1200 ettari) ed un’acquisizione di dati a terra necessaria per la calibrazione delle immagini da remoto e per la valutazione dei livelli d’incidenza/gravità dei sintomi di disseccamento rapido sui singoli alberi di ulivo. La sperimentazione, basandosi su indicatori fisiologici connessi a modifiche della conduttività stomatica e della fotosintesi percepibili a distanza con immagini iperspettrali/termiche, ha l’obiettivo di mettere a punto e validare una nuova tecnica di diagnosi precoce in remoto dei sintomi Xf su larga scala.

Il 13 luglio 2017 è stato pubblicato sul sito istuzionale EMERGENZA XYLELLA della Regione Puglia lo studio sull’Incidenza di Xylella in oliveti con Disseccamento Rapido. Lo studio, condotto in 16 siti ubicati in 11 diversi comuni della provincia di Lecce, era finalizzato a verificare ulteriormente in pieno campo, dopo la dimostrazione dei postulati di Koch in laboratorio, l’incidenza di Xylella fastidiosa in olivi con manifestazione conclamata di disseccamento rapido (OQDS = olive quick decline syndrome), ovvero con chioma compromessa per oltre il 70%.

Dai saggi di laboratorio è emerso che tutte le 500 piante (100%) di Cellina e Ogliarola con sintomi conclamati erano positive a Xylella, confermando ulteriormente l’associazione tra la presenza del batterio e lo sviluppo della malattia. Sono state analizzate anche 100 piante di Leccino, asintomatiche o con sintomi lievi, in cui sia la percentuale di piante infette che la concentrazione batterica rilevata sono risultate sensibilmente più basse di quelle delle due cultivar più suscettibili, ad ulteriore conferma di come la presenza di germoplasma resistente possa condizionare la percentuale dei positivi del monitoraggio. Questo lavoro era stato reso pubblico in anteprima il 28 aprile 2017, durante il seminario di studi “Xylella: il punto su ulteriori studi e ricerche”, svoltosi nell’aula del Consiglio della Regione Puglia e promosso dagli uffici di presidenza della IV e I Commissioni consiliari permanenti. Durante questo incontro venne presentato anche il lavoro del prof. Enrico Bucci (Temple University di Philadelphia); è stato uno studio di analisi dell’associazione tra presenza o assenza di Xylella fastidiosa e manifestazione dei sintomi basandosi sulle schede Selge del portale “emergenza Xylella”. A conclusione di questo lavoro è stato affermato che “Non ci sono dubbi scientifici circa il fatto che l’infezione da Xylella fastidiosa sia correlata con i sintomi di disseccamento”. Anche l’Accademia dei Lincei si era espressa dopo aver valutato il lavoro sull’incidenza di xylella in oliveti con Disseccamento Rapido pubblicando una nota in cui si affermava “Sulla base di evidenze sperimentali, di correlazioni causa/effetto rigorose e di analisi statistiche accurate la causa della moria degli olivi pugliesi non può più essere messa in discussione”.

Sul fronte degli studi genetici sul batterio, in un lavoro pubblicato su Phytopathology, i ricercatori di Bari, nell’ambito della stretta collaborazione internazionale con colleghi dell’Università di Berkley in California, l’Università del Costa Rica e l’Istituto per l’Agricoltura Sostenibile del Consiglio superiore di Investigazione Scientifica spagnolo, hanno ulteriormente confermato l’origine costaricana del ceppo di xylella importato in Puglia. All’interno della subspecie pauca infatti l’isolato pugliese di Xylella fastidiosa associato costantemente al CoDiRO e tre isolati del Costa Rica, tutti appartenenti al tipo ST53, formano un gruppo filogeneticamente compatto, differente da tutti gli altri isolati pauca sudamericani e caratterizzato dal possedere gene caratteristico: una proteina che manca nelle sottospecie multiplex, sandyi e pauca analizzate ma è condiviso in un altro isolato del isolato ST21 sempre del Costa Rica a testimoniare l’evoluzione nel paese centroamericano di gruppo emergente all’interno della stessa subspecie pauca.

La ricerca pugliese (Dongiovanni et al. sulla rivista Olivo e Olio n. 4/2017) prosegue alacremente anche sul fronte della sperimentazione di mezzi di controllo del batterio ed il contenimento dei sintomi della malattia su olivo impiegando sia attivatori delle difese della pianta che l’N-acetilcisteina impiegata in Brasile su Agrumi. In questo studio, i risultati di 9 diverse tesi sperimentali, ad eccezione di qualche risultato preliminare incoraggiante con l’N-acetilcisteina, non hanno però prodotto attenuazione o remissione dei sintomi né riduzione dell’incidenza delle infezioni, a confermare la difficoltà di controllo e l’attuale assenza di prodotti consigliabili per la cura o la prevenzione delle infezioni.

L’ultimo studio in ordine cronologico (il 23° lavoro su riviste internazionali peer review, a partire dal 2014 dopo la scoperta di X. fastidiosa in Puglia,) pubblicato da parte dei ricercatori dell’Università di Bari, Aldo Moro (DiSSPA) e della sede di Bari dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IPSP), con il contributo del Prof. Rodrigo Almeida (University of California, Berkeley), è relativo alla pubblicazione della Sequenza completa del genoma del ceppo di olivo “De Donno” di Xylella fastidiosa. La sequenza completa del genoma, che riporta la struttura, la predizione genica ed i presunti geni di virulenza di questo ceppo che infetta gli olivi, rappresenterà un modello di riferimento per tutti gli studi futuri ed in particolare lo studio delle interazioni ospite/patogeno e della possibile microevoluzione del batterio sul territorio pugliese.

Ebbene, in conclusione si può sostenere che la Puglia sembra viaggiare a due velocità. Ora, a fronte di una situazine insostenibile, auspichiamo che in futuro la ricerca e la gestione Istituzionale dell’epidemia sul territorio viaggino assieme, e alla stessa velocità.

Le foto a corredo dell’articolo, oltre a quella di apertura, sono di Infoxylella

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