Le due amiche
Narrazioni. Si considerava una zitella acida, e lo diceva ai quattro venti. E nemneno tralasciava di aggiungere di non amare i bambini. Nonostante ciò, era una donna piena d’amore. Per tutti. Anche se mai l’avrebbe ammesso
Non ho mai capito perché volesse sembrare diversa da come era in realtà. «Sono una zitella acida» diceva ai quattro venti. Nonostante i figli. Non tralasciava mai di aggiungere, del resto, di non amare i bambini.
«Poveri piccoli» pensai quando la conobbi «ora starò io con voi».
Non fu per niente affabile neppure con me. Pianse addirittura all’idea di ospitarmi. Mi trattava con indifferenza.
Eppure era una donna piena d’amore. Per tutti. Mai però l’avrebbe ammesso.
Quando i figli crebbero e se ne andarono, io sola capii la sua sofferenza. Io che le ero, nonostante tutto, rimasta vicina.
Iniziammo allora la nostra vita a due. Lei era decisamente aperta e democratica. Non le importava nulla che io non avessi la sua cultura. Tanto che nelle nostre gite in auto o nelle nostre passeggiate mi parlava come se io la potessi veramente capire. Come se potessi essere all’altezza dei suoi pensieri.
Mi ha accompagnato con dolcezza fino alla fine. Con carezze, lacrime, parole sussurrate. Per merito suo il mio trapasso è stato sereno.
La penso spesso ora che vago per i Campi Elisi (fu lei la prima a parlarmene). La penso e mi domando: «Sono stata io a cambiarle la vita o lei a cambiare la mia?».
Vago e mi sembra di vederla indaffararsi per tutti quelli che dice di non sopportare.
Vago e rimpiango le sue carezze sul mio corpo.
Vago e soffro al pensiero di non poterle essere vicina quando anche lei partirà. Mi spiace non poterla ricambiare donandole, come lei ha fatto con me, una morte dolce. A me… trovatella, bastarda, meticcia, bastonata, affamata, impaurita. Ma valli a capire gli umani e le loro regole così poco umane.
Io ho solo una certezza: mai più sarò amata così.
Allora mi accuccio in un angolo e l’aspetto.
Fiumetto, 22 luglio 2011
La foto di apertura è di Mariapia Frigerio
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