Saperi

Le gentili mamme dell’olio

Una brillante e fascinosa poesia di Vivian Lamarque, dal titolo “Acrostico”, omaggia il frutto degli olivi, da cui si ricava l’olio. Saranno versi che rimarranno nella storia

L. C.

Le gentili mamme dell’olio

Vivian Lamarque ha scritto poesie che andrebbero impresse nella memoria e lette in pubblico mentre si è seduti tra gli ulivi, nel fascino dei profumi e dei suoni di un oliveto d’estate, mentre si ascoltano i grilli.
Io l’ho fatto in più occasioni. Da solo, nel Salento, tra gli ulivi secolari della mia famiglia.

L’autrice me ne fece dono scrivendola appositamente per me, per pubblicarla nel 1998 su “L’Aria dei Messapi”, una rivista semplicissima di appena otto pagine che organizzai e diressi per alcuni anni per conto dell’azienda agricola Caricato, allora gestita da mio padre Pier Domenico e oggi nelle salde mani di mio fratello Francesco.

L’inedito della Lamarque mi colpì subito nella sua semplicità e immediatezza, Definire le olive “gentili mamme dell’olio” è un tocco magistrale di alta poesia.
Ora riporto, a beneficio di tutti coloro che amano la letteratura, quei versi dal titolo “Acrostico”. Leggendo le lettere all’inizio di ogni verso si legge la parola O L I O.

Acrostico

Oh tra le foglioline
Le foglioline d’argento
Il colore e la forma delle
Olive, gentili mamme dell’olio

Vivian Lamarque

(in “L’aria dei Messapi”, Azienda Agricola Caricato, San Pietro in Lama, 1998)

Sono rimasto sempre affascinato dalla definizione delle olive quali “gentili mamme dell’olio”. Chi non ha ancora avuto modo di leggere i libri di Vivian Lamarque, consiglio di farlo perché ha un approccio così elegante e semplice, e in pochi versi riesce a concentrare tante immagini, fino a entrare nel vivo delle emozioni.

Vivian Lamarque, autrice di versi e fiabe, è nata a Tesero nel 1946, in provincia di Trento, ma vive a Milano sin da quando era bambina. Scrive anche per i giornali e lo fa con uno spirito di leggerezza ineguagliabile.

In una intervista di alcuni anni fa mi colpirono alcune sue affermazioni, come questa: “Non so se la gente abbia bisogno dei poeti, ma i poeti hanno di sicuro bisogno della gente!”.

C’è poesia per tutti coloro che ne hanno bisogno. “Le voci della poesia – mi disse – sono numerose e assai diverse tra loro. Credo che i lettori possano trovare, tra i tanti poeti, ciascuno la voce che più profondamente gli risponde, l’eco e lo specchio che cerca”.

Il suo amore per la natura è tale, al punto da dichiarare di aver “sviluppato un amore quasi esagerato per il regno vegetale e il regno animale. Molte mie nuove poesie e fiabe hanno per protagonisti la natura offesa dall’uomo. Offesa e anche martirizzata, come nel caso degli animali, per esempio quelli ammassati negli spaventosi allevamenti intensivi. Li sento tutti orfani e senza diritti. In una poesia (compresa nel mio Oscar Mondadori) dico che il Papa (Giovanni Paolo II, n.d.R.) e tutti gli altri sono presi da altre cure e che “San Francesco è morto cum tucte le sue creature”. ”Una volta – ebbe a confidarmi la Lamarque – ero con l’editore Alberto Casiraghy, di Pulcinoelefante. Comprammo quaranta mila lire di lumache per poi andare a liberarle in un bosco! Graziate in extremis! Aveste visto che faccette soprese. Se la diedero subito (non proprio subito) a gambe (non proprio gambe)”.

Tra i libri che lei si sentiva di consigliare cita L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono. “Si legge in un battibaleno – ammette – ma continua a parlarti anche una volta chiuso. E anche il romanzo di Elena Gianini Belotti, Voli (Feltrinelli), storia di una casa in campagna, della sua abitatrice “umana”, e di tutti gli altri coinquilini “clandestini” e vicini di casa di ogni genere: striscianti, volanti, eccetera eccetera.

Il poeta non può fare a meno della gente, così dal suo osservatorio personale scorge i desideri e le aspirazioni della gente. Un elenco è lunghissimo, ma che si “potrebbe riassumere in due parole: giustizia e bellezza. Se un vecchio non può comperarsi delle medicine, se deve aspettare mesi per un esame in ospedale, se un bambino non può respirare o avere diritto a un asilo nido comunale, se il nostro habitat è oltraggiato e umiliato, avremo sempre più fame di giustizia e di bellezza”.

La foto di apertura è di Luigi Caricato. La foto che ritrae Vivian Lamarque è tratta da Internet.

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