Saperi

Mi piace che resti in gola, che sia forte, deciso

L’olio era qualcosa di prezioso, che non doveva cadere in terra e doveva essere usato con parsimonia. La scrittrice Maria Pia Romano racconta i ricordi dell’infanzia e il personale approccio con un condimento su cui è bene non lesinare mai sul prezzo. In fondo – dice – vale sempre il detto “poco ma buono”

L. C.

Mi piace che resti in gola, che sia forte, deciso

Maria Pia Romano è nata a Benevento nel 1976. Giornalista dal 2000, collabora con testate regionali e nazionali e si occupa di comunicazione pubblica, uffici stampa e organizzazione di eventi. Ha all’attivo quattro raccolte di poesie, Linfa (LiberArs, 1998), L’estraneo (Manni, 2005), Il funambolo sull’erba blu, (Besa 2008) e La settima stella (Besa 2008) e i romanzi Onde di Follia (Besa 2006), L’anello inutile (Besa 2011), La cura dell’attesa (Lupo 2013). Ha ricevuto riconoscimenti in campo nazionale e internazionale per i suoi lavori. Le sue poesie sono inserite nel Museo della Poesia di Perla Cacciaguerra a Cesa. è stata tradotta da Amina Di Munno e Cassio Junqueira per il festival della letteratura italiana in Brasile del 2011.

Quale idea di olio lei si è fatta nel corso dell’infanzia? L’olio di quegli anni è stato quello ricavato dalle olive o un olio di semi?

L’olio era qualcosa di prezioso, che non doveva cadere in terra e doveva essere usato con parsimonia. Le donne di casa conoscevano i segreti per dosarlo, io da bambina mi divertivo ad osservare la loro gestualità. A casa mia si è sempre consumato solo olio extra vergine di oliva. Mia nonna, di Benevento, usava solo quello, e anche mia madre ha tenuto fede alla tradizione. Non mangiamo fritture, ma adoriamo condire i piatti con un filo d’olio, spesso crudo. Poche volte da piccola ho visto usare il burro e io stessa quando cucino ora non lo uso mai. Con l’olio faccio anche la ciambella allo yogurt, come mi ha insegnato mia madre: una ricetta semplicissima, per la quale si usa solo un po’ d’olio extra vergine d’oliva. Mi ricordo i miei genitori che per “assaggiare” l’olio lo gustavano sul pane, con un pizzico di sale: sapori semplici, che mi restano nel cuore.

Una curiosità: i sapori e i profumi dell’olio della sua infanzia coincidono con quelli che invece percepisce e apprezza oggi?

Dalla Campania ci siamo trasferiti presto in Puglia, io avevo solo tre anni: questa è la regione che mi ha “adottata” e che io ho imparato ad amare, con i suoi ulivi secolari ed il suo olio gustoso, dal sapore ricco. Con i miei ho sempre abitato a Lecce e adoro l’olio salentino. Qualche anno fa ho conosciuto mio marito, di Ruvo di Puglia. Nella sua famiglia l’olio si fa dalle olive della loro campagna sulla Murgia: tutti gli uomini nei giorni festivi di novembre e dicembre vanno à cuagghie r àleive a “raccogliere le olive”, che poi portano al frantoio per la molitura. Mi dicono che è un modo diverso di procedere rispetto a quello che si usa in Salento quando si va “alle ulie”, ma non ho mai partecipato. L’olio ruvese di Casa Sienese è gustoso, dal sapore pieno. Un po’ pungente, sapido, come piace a me.

Cosa apprezza di più di un olio extra vergine di oliva?

Il gusto. Mi piace che resti in gola, che sia forte, deciso. Così deve essere il colore. Un giorno in un ristorante mi fu servita un’insalata di mare condita con olio di semi: non riuscii a mangiarla!

Quanto sarebbe disposta a spendere per una bottiglia di extra vergine?

Non sono molto aggiornata sui prezzi, visto che a casa consumiamo l’olio “di famiglia”, però non lesinerei sul prezzo. In fondo vale sempre il detto “poco ma buono”. Non ha senso fare economia sulla buona tavola.

A tal proposito, per lei la bottiglia che frequentemente acquista di quant’è? Da 250, 500, 750 ml o da litro?

Mia madre ha sempre acquistato bottiglie da litro. Mio marito porta a casa dei contenitori da tre-quattro litri del suo olio, che usiamo in tavola.

In tutta sincerità, senza alcuna senso di colpa o imbarazzo, qual è il suo condimento preferito tra tutti i grassi alimentari?

L’olio extra vergine d’oliva. Lo uso ovunque. Non conosco il sapore né del burro né degli altri oli. Adoro l’olio crudo subbra la frisa cullu pummitoru, sulla frisa con il pomodoro, sulle verdure, sulla pasta con le cime di rapa, cim d’rap e strascinat, o con i ripoli, con i ceci o con le cicerchie: piatti semplici, ma che io preferisco alle lasagne e alle cose più elaborate!

Basta olio. Veniamo al suo lavoro. A cosa sta lavorando?

A gennaio 2013 è uscito il mio ultimo romanzo, La cura dell’attesa, per Lupo editore. Lo sto portando in giro con passione, lieta del successo che sta incontrando tra i lettori e i critici. E’ un libro fatto di mare e di terra, con scenari pugliesi: dal Salento all’Alta Murgia, con odori, sapori, atmosfere intrise dei miei luoghi dell’anima. Poi continuo la mia attività di ufficio stampa e comunicazione, in particolare nel settore scientifico, seguendo il Distretto Tecnologico Pugliese. E mi sforzo di pensare positivo, perché in tempi non facili, credo che il sorriso unito alla tenacia possa essere l’unica arma vincente.

LA CURA DELL’ATTESA

Maria Pia Romano è un’autrice da leggere e seguire con attenzione. Dopo L’anello inutile (Besa), finalista premio Nabokov, consigliato da “il Sole24ore” e recensito da “Billy, il vizio di leggere”, rubrica del TG1 che ha assegnato “le tre penne”, Maria Pia Romano è di nuovo in libreria con il romanzo La cura dell’attesa per Lupo Editore, un libro dedicato al coraggio delle donne.

Il romanzo, uscito il 17 gennaio 2013, in soli 20 giorni ha già avuto la prima ristampa e a marzo la seconda.

Ecco come lo recensisce Bruno Luverà, del TG1: “Una storia contemporanea, una donna coraggiosa, proiettata nel vortice di una vita precaria, affannosa, accelerata. La scelta di cambiare, lasciandosi andare, alla forza primordiale della vita. Alba, la protagonista del romanzo di Maria Pia Romano, fa della sua fragilità un fattore di forza. Divisa nella sua piccola patria pugliese, tra il cuore di pietra di Ruvo e le profondità dell’estremo oriente del Mar Mediterraneo, in terra salentina, trasforma “La cura dell’attesa” (Lupo editore) nella gioia inaspettata dell’amore.”

Ecco il booktrailer: QUI

L’intervista del TG1, a cura di Bruno Luverà, andata in onda il 10 marzo 2013: QUI

E infine un brano tratto da La cura dell’attesa, nella lettura di Franco Picchini, Roma: QUI

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui

Commenta la notizia