Saperi

Non c’è economia senza comunità

Il resoconto di un importante congresso di Acli Terra che si è svolto a Caserta. Il capitale umano sociale - si è detto - è un bene prezioso che non può essere svilito. Occorre ripensare il welfare. E l mondo rurale dovrebbe presentare un grande progetto politico

Agra Press

Non c’è economia senza comunità

Caserta – “L’economia riparte se si riformano i legami comunitari: lo hanno confermato – informa un comunicato – gli esperti presenti alla tavola rotonda “i beni relazionali per rigenerare le aree rurali” soltasi oggi nell’ambito del V congresso di Acli Terra. ne hanno parlato – informa l’associazione – Alfonso Pascale, esperto di agricoltura, Roberto Panzarani, docente di Innovation e management all’università Lumsa di Roma, e Giuseppe Acocella, ordinario di Etica sociale Unina e consigliere Cnel”.

Per Roberto Panzarani “non c’è economia se non c’è comunità” . “Purtroppo – ha detto Panzarani – dal 2008 a oggi con la crisi abbiamo distrutto il capitale sociale che è un bene prezioso. Il capitale sociale era un bene molto curato e importante quando c’era un’economia legata alla lavorazione della terra perché l’agricoltura non è un lavoro qualsiasi ma crea comunità. la ripresa sarà molto difficile se non ricostruiamo una comunità, una base culturale comune. l’europa, sostiene Jeremy Rifkin nel libro il sogno europeo, è forte economicamente perché ha costruito prima dell’economia una cultura e una comunità”.

Per Alfonso Pascale, che ha affrontato il tema della “terra dei fuochi”, “le bonifiche del territorio devono portare alla ricostruzione della comunità”. “La bonifica nella storia – ha detto Pascale – ha significato sempre nella storia un processo di incivilimento, ha un valore positivo di ricostituzione della comunità. Ci stiamo invece avviando invece verso un’esperienza, come già accaduto con l’industrializzazione forzata degli anni ’50-’60, che prescinde dai legami comunitari e da un intervento sul capitale umano e sociale. E’ una cosa che dobbiamo evitare. Va previsto un intervento che preveda la ricostituzione dei legami sociali, che tuteli i beni relazionali e che ricongiunga il capitale sociale e la cura del bene ambientale”. Per Giuseppe Acocella “bisogna ripensare a tutto il welfare”.

“Il welfare in italia – ha detto Acocella – non solo non ha avuto la funzione di volano di crescita che ha avuto anche in altri paesi europei ma addirittura nelle aree non urbane si è impoverito perché il bacino di utenza era minore. Ho l’impressione che i vincoli finanziari saranno più pesanti nel welfare delle aree non inurbate: si pensi a quanto sta accadendo per i piccoli ospedali. Il mondo rurale dovrebbe fare un grande progetto politico a cui le Acli, ampio movimento sociale, potrebbero dare un contributo importante”. Al termine della tavola rotonda, Paolo De Castro, presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, ha salutato i congressisti con un videomessaggio da Strasburgo. Per De Castro bisogna “riflettere su una sana gestione della terra per quanto riguarda il dissesto idrogeologico e soprattutto come lavoro culturale di prevenzione. I costi che noi sosteniamo per riparare il degrado sono superiori alle risorse che potremmo impegnare per prevenire”.

La foto è di Luigi Caricato

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