Saperi

Non più olio commodity

“Per riuscire nella vita bisogna perseverare nella fatica”. Lo diceva papa Giovanni Paolo II, ci crede tanto Accursio Alagna, direttore della coooperativa La Goccia d’Oro di Menfi. Occorre lavorare per restituire all’olio extra vergine di oliva il giusto valore. Si può partire dall’Igp Sicilia

L. C.

Non più olio commodity

Nato ad Agrigento nel 1978, Accursio Alagna si è laureato con lode in Economia aziendale all’Università degli Studi di Pisa con tesi su “Le Strategie competitive”. Specializzato in Marketing all’Isida, l’Istituto Superiore per Imprenditori e Dirigenti d’Azienda di Palermo, ha conseguito il Master in General Management.

Dottore commercialista e revisore contabile, ha iniziato la sua attività presso le Cantine Foraci di Mazara del Vallo. Dal 2004 è direttore della società La Goccia d’Oro, una cooperativa agricola di oltre mille soci che gestisce come se fosse un unico uliveto circa mille ettari di terreno a Menfi, in provincia di Agrigento, coltivando le tre cultivar tipiche della zona: Nocellara del Belice, Biancolilla a Cerasuola.

I tratti migliori della sua personalità. Se dovessi racchiudere in pochi termini, direi senza dubbio: la determinazione, la costanza, la perseveranza, l’affidabilità.

Le virtù coltivate abitualmente. Sicuramente la perseveranza. Del resto, ancora studente mi capitò di ascoltare una splendida frase di Papa Wojtyla: “Per riuscire nella vita bisogna perseverare nella fatica”. Ne derivò un profondo senso del dovere che da allora ha ispirato la mia vita.

I limiti, le pecche maggiori, gli impulsi più incontrollati del carattere. Non penso di avere limiti, la tenacia con la quale affronto le sfide di ogni giorno lo dimostra. Forse la voglia di raggiungere i risultati che professionalmente ci si prefiggono mi rende poco paziente, ma non certo poco riflessivo. L’unico aspetto del mio carattere che modificherei – in accordo con mia moglie, mio figlio e la mia famiglia – consiste nel non riuscire a prendere a cuor leggero la vita, vivendola sempre con il profondo senso del dovere che mi contraddistingue.

I vizi ai quali non si intende rinunciare per niente al mondo o ai quali, pur volendo, non si riesce a rinunciare. Adoro le penne, sono la mia passione e non riesco proprio a fare a meno di comprarle.

Un ricordo dell’infanzia. Ricordo con affetto i fine settimana nei quali accompagnavo mio padre a lavorare la terra e, nel tragitto percorso in macchina, spesso si finiva per incontrare mio nonno Accursio che alzatosi all’alba s’incamminava a piedi rifiutando con decisione ogni proposta di passaggio, a testimonianza del suo temperamento. Ricordo il suo aspetto fisico, logorato dal duro lavoro dei campi, durante le giornate di vendemmia, nelle quali mi raccontava, con aneddoti tipici della nostra Sicilia, i vari momenti prima e dopo la raccolta.

Si passa al lavoro. Da quanto, e perché, si occupa di olio. Da oltre dieci anni. Tutto è iniziato così: un mio carissimo amico aveva da poco assunto l’incarico di amministratore delegato della cooperativa La Goccia d’Oro di Menfi, che all’epoca svolgeva la sola attività di frantoio. Un giorno mi chiese se avessi avuto voglia di far parte della squadra, per raggiungere gli ambiziosi obiettivi che si era posto. Preso dal suo entusiasmo, non riuscì a far altro che accettare. Ma, subito dopo, una sorte avversa lo sottrasse a questa terra. Mi ritrovai alla guida senza chi dell’intera squadra ne era il faro. Decisi così di lottare, continuando quella sfida e di vincerla per lui, come pure per me stesso.

Se si crede nel proprio lavoro. Se vi sia un sano senso di entusiasmo e passione, o se vi sia qualcosa che turba e impensierisce. Ci credo. Ci credo fermamente, perché se così non fosse avrei già cercato altro e altrove. Il mio lavoro continua a divertirmi. Ancora oggi, nelle continue difficoltà che si incontrano – e non sono poche – trovo lo stimolo giusto per superarle. Non nego che ci sono momenti di sconforto, specie quando chi dovrebbe sostenerti ti critica; ma, dopo tutto, le critiche fanno parte della vita, e del gioco!

Il comparto olio di oliva non naviga in buon acque, avendo perso valore l’olio extra vergine di oliva e diventando di fatto, a parte le eccezioni, un prodotto commodity. Cosa è possibile fare per reagire allo stato di immobilismo e di incertezza attuali. Se vi siano soluzioni per cambiare il corso degli eventi. Occorre lavorare per restituire al prodotto il suo giusto valore. Nel nostro piccolo, come cooperativa La Goccia d’Oro, abbiamo cercato negli anni di incrementare il corrispettivo dei conferimenti dei nostri soci. Questo grazie a una strategia aziendale che mira all’internazionalizzazione e alla commercializzazione dei nostri prodotti con denominazione di origine, nello specifico la Dop Val di Mazara. Nel mese di gennaio 2013, grazie alla volontà di tanti colleghi che credono ancora come noi, come me, che il prodotto olio extra vergine di oliva possa e debba superare il concetto di commodity, ormai tanto diffuso, abbiamo creato il comitato promotore della Igp Sicilia, in modo da consentire alle nostre produzioni di indubbia qualità di essere commercializzate sotto il marchio di Indicazione Geografica Tipica Sicilia. Così, penso che l’unica soluzione per cambiare l’attuale corso degli eventi, sia l’origine territoriale, quindi l’Igp Sicilia e la Dop, oltre a tanta, ma davvero tanta comunicazione di prodotto.

A proposito di olio extra vergine di oliva. All primo posto: la qualità o l’origine? Ottima domanda! Ma per chi come me vende prodotti insieme allo splendido territorio dal quale provengono, penso non si possa prescindere dal considerare qualità e origine come un tutt’uno.

L’olio da olive è un prodotto agricolo. L’agricoltura è confinata in un ambito di marginalità. Se sia possibile, a partire da queste premesse, intravedere una occasione di riscatto per tale prodotto. Lo spero e lo voglio. Ovunque io vada in giro, per vendere i nostri prodotti, cerco sempre di spiegare che l’olio non è una bevanda, ma un alimento. Un alimento alla base della dieta mediterranea, dieta riconosciuta non da me, ma in campo medico scientifico quale la migliore al mondo. Si! Penso che con la comunicazione si possa avere un riscatto per l’olio extra vergine di oliva.

Se si crede nei sogni, qual è quello non ancora realizzato ma che con ostinazione e instancabile coraggio si insiste a coltivare. Credo che chi abbia la responsabilità di guidare un’azienda, una comunità, una nazione, debba avere una visione, un sogno in grado di entusiasmare. Nella mia visione, nel mio sogno, vedo La Goccia d’Oro come un insieme straordinario di uomini accomunati da idee, desideri, voglia di produrre un olio di qualità, nel rispetto delle tradizioni, del territorio, dell’ambiente, e da commercializzare nel mondo.

Se sia possibile realizzare il sogno, o se sia una pura utopia che va comunque coltivata pur di sopravvivere alle proprie aspirazioni. In tutta confidenza, non credo sia un’utopia, ma nello stesso tempo so quanto sia difficile creare un senso di appartenenza, di fierezza ed essere parte di un grande progetto. Quello che manca, è un’identità forte, che spesso scivola nell’egoismo del singolo. Bisogna lavorare, lavorare tanto in questa direzione.

Ciascuno di noi ha uno o più miti ai quali si affida per un proprio personale punto di riferimento. Quale, quali sono. Ci sono uomini che hanno scritto la storia, la nostra storia. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono per me esempi di vita. Uomini che hanno avuto il coraggio di andare avanti fino in fondo per la forza di un sogno. Uomini che hanno lasciato in eredità a tutta la mia generazione il profondo senso del dovere, dell’onestà, della responsabilità.

I libri (o il libro) fondamentale nella propria formazione. Sicuramente tanti, ma l’ultimo letto: La Forza del Gruppo. L’etica come chiave del successo di Mauro Baricca, Demetrio Pisani, Salvatore Vella, mi ha senza dubbio colpito e stimolato a pensare che i grandi risultati si raggiungono soltanto con un ottimo gioco di squadra e, mai singolarmente come spesso egoisticamente siamo abituati a fare.

Se si possa salvare l’Italia. Se vi è ancora spazio per la speranza. Si! Si può e si deve salvare l’Italia. C’è, e ci deve sempre essere, spazio per la speranza.

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