Norman Borlaug e Nazareno Strampelli, due rivoluzionari verdi
Gli uomini del progresso. Sicuramente qualcuno considererà quasi blasfemo accostare Borlaug (1914-2009) a Strampelli (1866-1942), io invece sono del parere opposto ed è per questo che nell’articolo li accosto durante il loro percorso umano e scientifico. Un primo vanto da imputare a Strampelli fu quello di avere dato credito alla genetica mendeliana quando ai suoi tempi neppure i centri del sapere universitario ne conoscevano i fondamenti o li ripudiavano. In ben altro contesto operò Borlaug. (Seconda puntata, continua)

Borlaug conosceva il proverbio cinese secondo cui: “Una persona che ha cibo ha molti problemi. Una persona che non ha cibo ha un solo problema”. Ebbene per tutta la sua vita operò per mettere a disposizione più cibo per chi aveva fame. Lo strumento che usò fu il miglioramento vegetale attraverso le leggi, ormai accettate, della genetica mendeliana. È considerato il padre della “rivoluzione verde” e per questa sua opera fu insignito del premio Nobel per la pace nel 1970. Infatti se prima della rivoluzione verde il 47% dei bambini aveva una crescita stentata nei paesi in via di sviluppo, dopo 20 anni questa percentuale era calata al 33%.
Borlaug nacque a Cresco nello Iowa e si laureò in scienze agrarie nel 1937 nell’università del Minnesota. La sua specialità iniziale fu la silvicoltura e quindi lavorò per il servizio forestale statale, ma presto ritornò all’Università per specializzarsi in patologia vegetale, acquisì un master nel 1939 e il dottorato nel 1942. Per due anni si occupò di microbiologia e questa branca di studio lo esentò dal servizio militare in quanto ritenuta strategica. Successivamente entrò a far parte della cooperazione tra lo stato messicano e la fondazione Rockefeller. Il programma prevedeva di fare ricerca scientifica in genetica, allevamento vegetale, patologia vegetale, entomologia, agronomia, scienze del suolo e tecnologia dei cereali. Nel giro di 20 anni riuscì a creare grani ad alte rese, resistenti alle malattie ed a rendere il Messico autosufficiente in frumento. Lo svolgimento del suo lavoro però non fu così lineare. Nel 1944 i frumenti seminati dai messicani erano letteralmente aggrediti dalle ruggini e quindi fu il primo problema da affrontare, Ma prima di raggiungere dei risultati passarono 13 anni e per giunta poi scoprire che le varietà create non erano resistenti all’allettamento. Ecco che ripartì un nuovo programma d’incroci per ottenere frumenti a più bassa taglia, ricorrendo a geni di varietà giapponesi. La differenza tra quanto fatto in Messico e quanto fatto da Strampelli in Italia sta nella grande intuizione dell’italiano, egli riuscì ad includere tutte le caratteristiche con un solo incrocio triparentale, mentre come abbiamo visto sopra Borlaug vi giunse per gradi.
Dunque, bisogna dire che Borlaug non aveva inventato nessun percorso nuovo perché la stessa strada l’aveva seguita 40 anni prima (con conoscenze e strumenti molto meno affinati) il nostro grande genetista marchigiano Nazareno Strampelli e la sua azione creatrice riuscì a far vincere al regime mussoliniano “la battaglia del grano”. Quando Borlaug nacque, Strampelli aveva già costituito la storica varietà di grano duro Senatore Cappelli, che oggi si vorrebbe far resuscitare, dimenticando quali progressi ha fatto in un secolo la genetica ed inoltre se convertissimo tutta la nostra granicoltura meridionale a Senatore Cappelli riporteremmo l’agricoltura a condizioni peggiori di quelle di molti Stati africani. Il nostro genetista aveva capito molto prima che occorreva creare varietà di grano a più bassa taglia (meno paglia oltre a significare più nutrimento per la spiga comportava anche maggiore resistenza a coricarsi sul terreno), più precoci (per sfuggire al raggrinzimento del chicco) insensibili al termo e fotoperiodo (per diffondere la semina autunnale e precocizzare la fioritura), più resistenti al freddo (per fare semine invernali al Nord ed in altitudine) ed alle ruggini (malattie della pianta incurabili al tempo), con elevata fertilità della spiga (per produrre più chicchi) e adattabili ad ambienti diversificati (perché una buona varietà si diffondesse di più).
Nazareno Strampelli
Borlaug lavorò in Messico per debellare la fame che qui persisteva, anche perché lui l’aveva vista negli Usa durante la “grande depressione”. Aiutate dall’uso di fertilizzanti e irrigazione, le nuove varietà di grano di Borlaug permisero al Messico di raggiungere l’autosufficienza nel 1956. Già nel 1943 il centro di ricerca messicano divenne il Cymmit (Centro internazionale di miglioramento del mais e del grano), come pure Strampelli aveva fondato nel 1930 l’Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura rimasto tale fino al 1968 ed al quale dobbiamo tanto merito per aver contribuito a sfamare gli italiani quando il pane era l’alimento base.
La Fondazione Rockefeller intanto si era posta il problema della fame in Asia, anche se a quel tempo uno dei guru attuali dell’ambientalismo, Paul Ehrlich, aveva ipotizzato di non occuparsi del problema in quanto poteva essere un modo per porre un freno all’aumento della popolazione tramite le carestie. La fondazione incaricò appunto Borlaug di occuparsene e a questo punto Inizia la fase dell’impegno umanitario dello scienziato. Si occupò delle problematiche della coltivazione granaria in India ed in Pakistan dove si adottarono i grani che aveva già ottenuto in Messico e si introdussero le nuove tecniche di coltivazione basate sull’applicazione della scienza e della tecnologia, togliendo così in poco tempo dalla fame endemica queste popolazioni. I programmi del Cymmit si svilupparono pure in Medio-Oriente. Anche sul riso furono applicati i programmi di miglioramento di Borlaug e ciò contribuì a dotare l’Asia di maggiore quantità di cibo. Nel 1986 guidò l’Associazione “Sasakawa Africa” per alleviare la fame anche presso le popolazioni dell’Africa sub-sahariana. L’iniziativa più riuscita fu in Ghana dove fece sviluppare una maisicoltura con mais ad alto contenuto proteico in modo da rendere la dieta più completa, comunque ciò che condizionò la limitata riuscita del programma in questa porzione d’Africa furono le vicissitudini socio-politiche dell’area geografica. Non poteva mancare che Borlaug fosse additato dagli ambientalisti come il promotore di un’agricoltura troppo intensiva in mezzi tecnici. Egli non si scagliò contro il movimento verde visto che lo definì apportatore di valori, egli si scagliò contro i guru ambientalisti elitari che non avevano mai sopportato la fame. Una conferma di tutto ciò ci viene dall’Università di Manitoba dove Vaclav Smill affermò che senza le 80 milioni di tonnellate di azoto consumate come fertilizzante il mondo non potrebbe che essere popolato da solo 4 miliardi di persone, cioè 2,5 miliardi in meno degli abitanti di oggi. Evidentemente Paul Ehrlich aveva ragione, si tratta però di stabilire dove lui si sarebbe collocato, a mio avviso sicuramente tra i quattro miliardi viventi!
Ma lo Strampelli ebbe anche lui meriti internazionali ed umanitari? Eccome che li ha avuti, solo che sono stati misconosciuti per troppo tempo; purtroppo lo Strampelli per la data di nascita operò sotto il regime fascista (vi si iscrisse1925) e poi per i meriti acquisiti fu proposto per la nomina a senatore del Regno d’Italia (in un primo tempo la proposta di nomina fu rimessa dallo Strampelli al Duce per destinarla a personalità più qualificate nel fare politica). Tuttavia, in qualità di senatore, Strampelli non firmò il “manifesto sulla razza” (Salvi 2009). Comunque nel dopoguerra i suoi meriti scientifici furono dimenticati, anche se si attinse grandemente al germoplasma da lui messo insieme. Per contro i suoi grani furono invece apprezzatissimi dai breeders di tutto il mondo, ne sono un esempio i geni “Ppd1” e Rht8” (insensibilità al fotoperiodo e riduzione della taglia) che Strampelli ricavò dal frumento giapponese Akakomughi e che si diffusero in tutto il mondo quando si voleva ottenere una varietà a precoce fioritura e di taglia bassa. Gli stessi geni furono usati anche da Borlaug e contribuirono grandemente a valorizzare l’operato del genetista nordamericano. C. F. Konzak, dell’università di Pullman disse che per un campione puro di semente “Mentana” avrebbe pagato qualsiasi prezzo, giacché lo considerava un capolavoro genetico. I frumenti di Strampelli si diffusero in tutti i Balcani e migliorarono le varietà russe (7 milioni di ettari furono investiti con germoplasma strampelliano). La stessa cosa dicasi del Sud America, anche la Cina ne trovò profitto, su 30 milioni di ettari di frumento cinesi coltivati vi fu un periodo in cui le varietà italiane e relative selezioni occuparono più di 7 milioni di ettari. Sulla base di questi numeri si pensi quanti quattrini si sarebbe messo in tasca Strampelli se avesse “brevettato” le sue varietà, invece lui si rifiutò sempre di farlo. Certo Strampelli non ebbe mai una Fondazione Rockefeller che lo sosteneva e tanto meno fu proposto come padre della “prima rivoluzione verde” e di conseguenza non fu accomunato a Borlaug. A mio modesto avviso lo si sarebbe dovuto fare, ma comprendo che si cozzava contro tutti i canoni, ed anche alla retorica, della nazione rinata con la Resistenza.
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Nella foto di apertura Norman Borlaug
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