Oli d’Italia, la Sicilia
Amarcord. Come appare oggi, a distanza di tredici anni dalla pubblicazione del libro Oli d'Italia negli Oscar Mondadori, lo scenario della produzione olearia italiana? Esistono ancora le aziende degli oli che sono stati recensiti allora, e con quale spirito lavorano oggi?
Operazione amaracord, la Sicilia. Quando pubblicai, nel luglio 2001, Oli d’Italia. Guida agli extra vergini regione per regione, nella celebre collezione degli Oscar Mondadori, confesso che è stata proprio una bella esperienza. Al di là delle copie staffetta, la prima copia in assoluto la acquistai in una bancarella di libri a Marina di Massa, in Toscana. E’ stata proprio una bella esperienza, lavorarci.
Il libro, ormai fuori catalogo, ma qualche copia è ancora disponibile sicuramente su ebay, è stato concepirto per dare una informazione a tutto campo. Il libro era costituito da tre parti. La prima, “Conoscere l’olio”, la seconda, In viaggio per i luoghi dell’olio”, e la terza parte, un “Prontuario a uso del lettore”. E’ stato un grande successo, con pile di libri presenti nelle librerie. E’ stata una bella operazione in tempi in cui scrivere o parlare di olio era così inusuale.
Ora riprendo in mano la pubblicazione Oli d’Italia per segnalare gli extra vergini delle aziende che avevo selezionato e recensito. Accanto a esse, vi era anche un ulteriore elenco di aziende citate.
Molte delle aziende i cui oli ho recensito non le avevo nemmeno avvisate dell’uscita del libro, come spesso accade, non ho mai il tempo per farlo.
In tutti questi anni ho recensito, tra riviste alle quali collaboro e libri pubblicati, megliaia e migliaia di oli. Tutti oli che ho ricevuto in degustazione in varie manifestazioni fieristiche, o ricevuti nel mio studio, o in diversi casi degustati al ristorante, se non addirittura acquistati per vagliarne la bontà e tracciarne un profilo sensoriale.
Il bello di questa operazione amarcord, che serve anche alle aziende i cui oli sono stati recensiti a prenderne tardiva visione, è di capire come si sia evoluto tutto questa tempo a distanza di tredici anni esatti.
Qualcuno mi chiede ogni tanto come mai non segnalo le recensioni degli oli alle aziende che li hanno prodotti. Ho più risposte, anche se debbo riconoscere che in taluni casi (quando per circostanze astrali favorevoli mi avanza un po’ di tempo libero, per esmepio) riesco addirittura a farlo, ad avvisare le aziende.
I motivi per cui non informo le aziende dunque sono uno dei seguenti punti:
1) lavoro così tanto da non avere il tempo di avvisare (sarebbe oltretutto un lavoro ulteriore);
2) sono convinto che le aziende debbano seguire attivamente ciò che si pubblica, tanto più le aziende che producono olio, visto che di olio ancora oggi si scrive meno del vino, per esempio, ed è di conseguenza più facile seguire quanto viene pubblicato;
3) in tutti questi anni ho scritto non per le imprese, ma per valorizzare l’olio e promuovere un consumo consapevole: il mio pubblico, proprio perché interessato, mi segue per ciò che faccio. Svolgo pertanto un servizio a beneficio di tutti e soprattutto dell’olio, le aziende dovrebbero preoccuparsi di restare loro costantemente aggiornate, il che non sempre si verifica.
Ed ecco iniziare con la Sicilia. Come in ogni mio libro, quando racconto l’Italia dell’olivo e dell’olio inizio sempre dal Sud. D’altra parte l’olivo prende piede al sud e solo in seguito sale verso il nord. Mi sembra la scelta più saggia.
Gli oli delle aziende siciliane che recensì in Oli d’Italia sono, in ordine:
– Il Baglio Seggio fiorito, dell’azienda agricola Angela Consiglio
– Il Fiore del belice dell’azienda agricola Antonino Lombardo
– Il Geraci, di Olis
– Il blend Tonda Iblea e Moresca, dell’azienda agricola Pianogrillo
– Il blend di Nocellara del Belice, Cersauola e Biancolilla, dell’azienda agricola Mandranova
– Il blend di Cerasuola, Biancolilla e Nocellara del Belice, dell’azienda agricola Disisa
– Il Tereo AD 2000, del Tream 4×4
– Il Midalà dell’azienda agricola Alessandra Versaci
Di questi oli riporto la scansione delle pagine. Non riporto invece il lungo elenco delle altre aziende citate.
La domanda che mi pongo – e che pongo a chi legge – è: cosa è cambiato in questi tredici anni dalla pubblicazione del mio Oli d’Italia? Sarebbe curioso leggere le risposte dei protagonisti di quegli anni, non solo delle aziende citate.
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