Saperi

Olio di oliva fotonico

Giovanni Valentini, salentino, è un’artista che ha saputo lasciare un segno di grande originalità, combinando sapientemente arte e scienza. Grande estimatore degli oli ricavati dalle olive, vede negli olivi secolari della sua terra, contorti e caratteristici, con forme che si “avvitano” nel cielo, la Cupola di Francesco Borromini, di Sant’Ivo alla Sapienza a Roma

Olio Officina

Olio di oliva fotonico

Giovanni Valentini è nato a Galatina, in provincia di Lecce, nel 1939. Il suo nome è legato all’avanguardia internazionale e la sua arte si apre a equazioni quali Arte ÷ Scienza ÷ Utopia ÷ Creatività collegate da Algoritmi per il futuro. Il suo approccio con un’arte che si nutre di scienza lo inducono a pensare che l’uomo si orienterà verso trasformazioni profonde del Suo essere in divenire, tali da scardinare la sua antropologia, la sua psicologia del profondo, il suo stesso Essere ricorrendo a un termine, cyborg, coniato nei primi anni Sessanta da due scienziati americani.

Simulazione manuale maths di galassia del profondo cielo – Permanente, Milano 1985

Quale idea di olio lei si è fatta nel corso dell’infanzia? L’olio di quegli anni è stato quello ricavato dalle olive o un olio di semi?
Da piccolino, e anche dopo, amavo molto i frantoi del passato storico e antichi che c’erano nella mia terra, e spesso li visitavo assieme ad appassionati del settore.
Nella mia infanzia nel Salento ho avuto poi la fortuna di crescere nei pressi di un
oleificio alla cui conduzione c’era anche un mio parente: inutile dire che ho avuto la fortuna di avere sempre un olio d’oliva ottimo e di cui apprezzavo la bassa acidità e l’aroma caratteristico prodotto dagli alberi del luogo.

Una curiosità: i sapori e i profumi dell’olio della sua infanzia coincido con quelli che invece percepisce e apprezza oggi?
L’olio era magro e fine nel suo sapore. L’olio di semi, invece, non mi è mai piaciuto
particolarmente. Quei sapori e profumi della mia infanzia mi sono rimasti nel cuore; certo, vivendo spesso a Milano, e in giro per il mondo, ho dovuto adattarmi anche ad altri oli; in particolare mi piace l’olio ligure, prodotto da miei parenti; però apprezzo sempre di più l’olio del Salento e della Puglia.
Quelli oliveti facevano parte di una Natura incontaminata, dove terra, aria, cielo, avevano particolarissime qualità di quel luogo, perciò gli aromi, i profumi, l’humus, davano un gusto particolarissimo ai cibi, ai frutti, ai prati: era tutto speciale e pieno di poesia e giocosità.
Molte cose sono cambiate oggi, ma la struttura di base è rimasta. Non temo di dire che l’olio pugliese è uno dei migliori del mondo, al pari di tanti altri oli italiani.
Certo per gustarne appieno le qualità va gustato direttamente nella terra di origine, per valorizzarlo al meglio. Amavo talmente gli uliveti che debbo raccontare una breve storia personale.

Racconti pure…
Gli uliveti della mia terra, con la forma secolare degli alberi così contorti e caratteristici, rappresentano qualcosa di unico e fantastico. Quelle forme che si “avvitano” nel cielo mi han fatto sempre pensare alla Cupola di Francesco Borromini, di Sant’Ivo alla Sapienza a Roma, dove l’architettura viene plasmata in modo geniale, dando appunto l’idea di un “avvitamento” con il cielo. Ma tornando alla storia personale, ricordo verso gli anni ’60, di aver visto un uliveto dato alle fiamme, da inqualificati proprietari teppisti, per rendere il loro grande terreno edificabile. Ricordo altresì di aver provato un grande dolore. Tra l’altro, spensi un grosso tronco che bruciava, lo portai nel mio studio e lo “salvai”.

In che senso lo salvò?
Su quel tronco feci interventi di sensibilità con sgorbie e scalpelli. Asportai
le parti bruciate e ne feci una mia “opera”, che conservo ancora nel mio studio di Lecce. Nel mio amore per quella Natura c’era l’artista, ma anche lo studioso che
guardava con occhio scrutatore e scientifico tutti i fenomeni di quella terra connessi
con la salvezza del nostro Pianeta.

Cosa apprezza di più di un olio extra vergine di oliva?
Per l’olio extra vergine di oliva desidero che sia “magro” al massimo, che abbia un buon aroma, che sia una “spremuta” diretta di olive, senza alcuna sofisticazione. Certo, si sa, che le olive meno “strapazzate” sono nel corso della lavorazione più conservano il loro pregio datogli da madre Natura, dalla terra, dal clima, dall’area
geografica. Si sa, ad esempio, che gli alberi liguri crescono bene verso le alture e sui terreni accidentati e collinosi. Ciò da loro un gusto nel sapore tutto particolare. Tale gusto è assai diverso dagli alberi che crescono nel “tavoliere” di Puglia, nel senso che gli alberi crescono su terreni pianeggianti.

Quanto sarebbe disposta a spendere per una bottiglia di extra vergine? E di quant’è la bottiglia che frequentemente si trova in casa? Da 250, 500, 750 ml o da litro?
Oggi è di moda l’olio di oliva extra vergine biologico e per tale olio io pago spesso una bottiglia da 750 ml circa 10 euro, e anche 15.

In tutta sincerità, senza alcun senso di colpa o imbarazzo, qual è il suo condimento preferito tra tutti i grassi alimentari?
Fra tutti i grassi alimentari preferisco ovviamente sempre l’olio d’oliva extra vergine. Poi segue il burro, e qui le cose si complicano, perché preferisco quello prodotto nella mia infanzia, realizzato con il latte appena munto, quindi in tal senso sono molto esigente. La qualità è facile da riconoscere: il burro deve avere aspetto liquido, compatto ed omogeneo,un aroma gradevole, un sapore lieve e delicato. Poi c’è l’olio di semi “Cuore” che si ritiene sia molto magro, e per la verità non mi dispiace.

Basta olio. Veniamo al suo lavoro. A cosa sta lavorando?
Attualmente il mio grande amore è lo spazio astrofisico e la luce. Venendo al mio lavoro attuale debbo fare alcune precisazioni. Premesso che sin da adolescente mi occupo di arte e scienza, le variazioni intorno a questo tema sono state, nei decenni passati, molteplici e complesse. Si è lavorato su arte elettronica; smelling, arte olfattiva – quattro mila aromi naturali tratti dalla biosfera – e moltissime altre composizioni aromatiche. Arte biologica, arte e bionica, scanning electron, microscope (Nano Arte, anni ’60 e ’70), biogenetica, biovibrazioni con apparati elettronici ed elettromeccanici, “Cyborg arte” le nuove frontiere tra l’ingegneria artificiale, la vita biologica e i computer. Arte e Computer Graphics, cyborg spaziale–umanoide predisposto per la conquista dei Pianeti. L’Uomo Bionico. Hibernation – tecnologia dell’ibernazione – i congelatori ad azoto liquido – le tecniche biomediche – tessuti umani in ibernazione – piccoli animali ibernati e mi fermo qui, rischiando altrimenti di essere noioso-saltando molte cose.

Installazione di una serie di fasce di lana per alberi diversi e tutte differenti l’una dall’altra, 1970

Ibernazione – Galleria San Fedele (1971)

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