Saperi

Oliva Taggiasca ligure: partiamo da qui

Da cosa, vi starete forse chiedendo. Da un libro, in particolare dall’ultima edizione di Olio Officina Storia della Taggiasca. L’olivicoltura eroica ligure e l’identità di un territorio a partire da un’oliva. Il volume, i cui autori sono Roberto De Andreis e Alessandro Giacobbe, vuole accompagnare il lettore a comprendere cosa rappresenti a fondo questo comparto, per le persone e per un luogo, in ogni sua caratteristica e peculiarità

Chiara Di Modugno

Oliva Taggiasca ligure: partiamo da qui

Credo sia impossibile non conoscere l’oliva Taggiasca. E non lo dico solo perché abito al confine tra Piemonte e Liguria, terra di questa cultivar. Ma perché quello di cui parliamo è un prodotto iconico, espressione del Ponente ligure e delle persone che lo popolano.

L’oliva Taggiasca è un’oliva a duplice attitudine, e ciò significa che da questa si può ricavare l’olio ma è anche un’oliva da mensa, e come tale viene consumata in accompagnamento a disparati piatti, siano questi di pesce o di carne.

E a differenza di altre cultivar che vantano la medesima caratteristica, la Taggiasca si è affermata in termini universali senza aver dovuto investire in pratiche comunicative consistenti e pervasive, conquistando i mercati nazionali e internazionali, tanto che il suo successo ha portato i vivaisti a moltiplicare e diffondere quante più piante possibili.

Questa operazione, ovviamente, non è andata a buon fine – la Taggiasca è figlia di un determinato territorio a cui è intrinsecamente legata, replicarla è impossibile – ma i liguri prima, e tutti gli italiani poi, dovrebbero solo che essere fieri e orgogliosi di come ci si voglia appropriare di questa oliva perché ciò significa che è un frutto ambito e desiderato da più e più Paesi produttori.

Eppure, nonostante l’importanza che ha questo prodotto per l’economia della Liguria e della più ampia Italia, nessuno le ha mai dedicato un libro.

Magari vi starete chiedendo se è davvero così importante che un argomento ben preciso venga trattato in un libro, e per me la risposta è sì.

Dedicare un libro  – Storia della Taggiasca – a una figura, a un luogo, o, come in questo caso, a un alimento, significa voler raccontare qualcosa e far sì che resti per sempre, che viva tra le generazioni future tanta è la sua importanza.

E quindi Luigi Caricato, il direttore di Olio Officina, ha deciso che era arrivato il momento per valorizzare la Taggiasca con un prodotto editoriale tanto bello quanto interessante.

Potrei essere di parte, e lo capirei se lo pensaste, davvero, ma non è così. Non voglio convincervi, voglio solo dirvi che Storia della Taggiasca. L’olivicoltura eroica ligure e l’identità di un territorio a partire da un’oliva è un libro che doveva essere pubblicato, prima o poi.

Era necessario mantenere nella nostra memoria l’anima di questo piccolo, delicato frutto e gli autori del volume, Roberto De Andreis e Alessandro Giacobbe, hanno saputo raccontare nel dettaglio cosa significhi la Taggiasca per la Liguria e per ogni suo singolo abitante.

La prima parte è cura di De Andreis, e recita “L’olivicoltura incentrata sull’oliva Taggiasca nel panorama economico della Liguria”.

Qui, tra queste pagine, troverete numeri, statistiche e grafici, ma anche un quadro dal taglio geologico e biologico della Taggiasca.

Ai lettori verrà così restituito una visione completa di questo frutto, rispondendo a dubbi e curiosità, ad esempio “Come dovrebbe essere un’oliva Taggiasca ligure in salamoia?” e vi troverete nel dettaglio tutte le caratteristiche che questa deve avere per poter essere definita tale, così che possiate raccontarlo ai vostri amici e parenti mentre ne condividete un vasetto.

Un vasetto che, come spiega l’autore di questa prima parte, deve essere tutelato. C’è una forte e necessaria urgenza di ottenere l’indicazione geografica per la Taggiasca ligure, per il bene dei consumatori e per la tutela dell’intera filiera locale che vanta una tradizione secolare.

Ecco perché, tra le varie, un libro è importante: per dire a gran voce quelli che molti non sanno. Credo che se andassimo a chiedere ai consumatori, molti non saprebbero che la Taggiasca non è tutelata con il marchio Igp, ma che la domanda è stata rivolta al Ministero delle Politiche Agricole ma è tutto ancora in fase di elaborazione.

Prendere coscienza di una determinata faccenda, come in questo caso, porta anche a una maggiore sensibilizzazione e attenzione verso l’operato e ogni singolo attore impegnato in questa olivicoltura difficile.

La seconda parte del libro “L’oliva Taggiasca, da olio e da mensa. Vicenda storica” è a cura di Alessandro Giacobbe e delinea i tratti di questa oliva partendo dalle radici, dal nome, che significa “di Taggia”, nota località a forte vocazione agricola del Ponente, dove “asco” è un suffisso ligure di appartenenza.

Ma la questione terminologica non finisce qui, e così in questo capitolo ci si avvicinerà ai termini che nel tempo si sono susseguiti quando si parlava o scriveva di questa oliva, restituendo un’immagine di quella che era la lingua del tempo.

Per poi scendere nel più ampio discorso delle attività olivicole in Liguria, come le origini e le aree di maggiore interesse per il suo sviluppo.

Questo libro non si presta solo per essere una guida che aiuta a orientarsi nel panorama ligure, nell’affascinante mondo dell’olivicoltura eroica.

Vuole essere anche la voce di una intera regione, di ogni singolo produttore, e di quello che questo frutto è per il proprio territorio.

Nell’introduzione di Luigi Caricato traspare tanta di quella emozione che non ve lo so spiegare.

“Coltivare questo magnifico albero in Liguria non è come coltivarlo altrove. Qui gli olivicoltori amano la propria terra, non la sfruttano e nemmeno ne abusano, restituiscono semmai tutto ciò che da essa ricevono” e con queste parole del direttore di Olio Officina vorrei che vi venisse il desiderio non solo di guardare alla olivicoltura ligure sotto a un’altra luce, ma di sfogliare questo libro e comprenderne il significato più profondo capace di manifestare, e non ve ne pentirete.

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