Saperi

Olivi vista lago

L’azienda è piccola ma ben organizzata, si muove bene, non trascurando alcun particolare. La Cavagnina, a Villa di Salò, ritiene fondamentale puntare sulla denominazione di origine protetta Dop Garda. Francesco Balduzzi, dal mondo della moda a quello dell’olio, ritiene vi siano tutte le carte in regola per rappresentare una eccellenza

Olio Officina

Olivi vista lago

L’azienda La Cavagnina ha sede a Salò, in territorio gardesano, più precisamente a Villa di Salò, un piccolo borgo di origine contadina sviluppatosi nel Settecento attorno ad alcune case coloniche, una delle quali, in via Cavagnina 5, era la casa di origine della famiglia Venturelli, i bisnonni della titolare, Bruna Pelizzoni.

Si tratta di una “micro-azienda”, come tiene a precisare Francesco Balduzzi, la cui nascita è anche recente. “La decisione di costituire un’azienda agricola è stata presa nel 2006, ma mia moglie, nata a Salò, da una famiglia residente e proprietaria di terreni tra Salò e Puegnago, si è sempre occupata dell’uliveto di famiglia”.

La sede dell’azienda, che è poi anche la stessa casa del titolare a Salò, è tuttora all’interno della vecchia corte. La casa è stata ristrutturata nel 2002, nel rispetto del vecchio. Alcuni locali e la cantina, dove conservano l’olio, hanno ancora la volta a botte in sassi e mattoni.

Erano, e sono tuttora, 160 piante in tutto, su 5.500 metri quadrati. A Villa di Salò, vista lago. Il paesaggio merita. Già gli olivi hanno un fascino notevole, e lo esercitano anche su chi frequenta poco la campagna, figuriamoci se alla bellezza degli ulivi si aggiunge anche la bellezza del lago.

La Cavagnina esprime pertanto una realtà come ve ne sono tante altre, sparse per l’Italia. Tutto nasce a partire dalla passione di chi se ne prende cura: “con sistemi e finalità familiari”, precisa Balduzzi.

“Siamo soci del frantoio La Verità, la Cooperativa agricola di S. Felice del Benaco, sin dai tempi della madre e della nonna di mia moglie. Nel 2004 abbiamo comprato un uliveto di 120 piante, su 4.500 metri quadrati, in comune di Polpenazze, località S. Pietro, proprio vicino agli scavi archeologici romani del lago di Lucone”.

“Negli ultimi quattro anni – chiarisce Balduzzi – abbiamo espiantato man mano i vigneti che avevamo nel comune di Puegnago del Garda, per sostituirli con ulivi impostati con criteri attuali: un campo solo Casaliva (70 piante) nel 2011, un campo solo Leccino (50 piante) nel 2012, un altro campo solo Casaliva (140 piante) questa primavera, e 20 piante di Pendolino sui bordi delle tre balze che dividono i terrazzamenti che vanno a formare i campi, tutti con vista lago”.

Le 20 piante di Pendolino, presenti proprio per le loro prerogative di impollinazione, sono state piantumate sui bordi delle tre balze che dividono i terrazzamenti. Da questi alberi, otteniamo sì e no qualche chilogrammo di Casaliva del primo campo del 2011…!

La Cavagnina si impegna solo sul fronte della Dop. Solo olio extra vergine di oliva con denominazione di origine protetta. “Noi facciamo una cosa sola”, si ribadisce: “olio Garda Dop, ovviamente bresciano, in un unico formato, la bottiglia da mezzo litro, che vendiamo a enoteche, pescherie e qualche ristorante di qualità: una ventina di clienti in tutto”.

L’azienda è piccola, ma ben organizzata, si muove bene, non trascurando alcun particolare.
“Nel 2013/2014 abbiamo fatto 900 bottiglie. Per il futuro speriamo di crescere anche commercialmente con le vendite, di pari passo alla crescita produttiva dovuta ai nuovi impianti”.

Non è che tutto vada bene nel Paese, ma l’impegno di ciascuno di noi può determinare la grande svolta, così tanto attesa.
“Il mio augurio e la mia speranza – spiega Francesco Balduzzi, laureato in economia e commercio all’Università Cattolica di Milano, amministratore delegato di diversi marchi del made in Italy di rinomanza mondiale – è che il Paese ce la faccia, ma razionalmente non ne sono certo. Troppi privilegi, troppo immobilismo. Quasi tutti giocano in difesa di quello che hanno per paura di perderlo, invece di cercare di crescere e svilupparsi di più. In un paese dove la stragrande maggioranza dei figli fa lo stesso mestiere dei padri, è molto difficile pensare che ci possa essere quel ricambio che la velocità di cambiamento del mondo di oggi richiede”.

C’è infine un particolare che Francesco Balduzzi non tralascia, ed è “la difficoltà degli italiani a saper progettare e giocare in squadra, per raggiungere gli obiettivi. Pochi pensano che gli interessi e i risultati della squadra siano essenziali e sinergici, anche ai propri interessi personali e aziendali di medio/lungo termine. Questo – precisa Balduzzi – non vuol dire necessariamente che l’Italia andrà in malora, o perderà tutte le sue prerogative positive. Certamente, andrà, lentamente, sempre più indietro nella classifica internazionale, come sistema Paese, ma sopravviveranno e probabilmente si potenzieranno ancora di più alcune eccellenze, seppure poche in rapporto a un paese di 60 milioni di abitanti, comunque numerose, se sommate una per una”.

La strada per la svolta può nascere a partire dall’agricoltura? Si parla tanto in tempi di crisi di svolta agricola, ma è davvero così?
“Io personalmente – chiarisce Balduzzi – mi occupo di uliveti e di olio da meno di dieci anni. Per quasi cinquant’anni ho lavorato, e lavoro tuttora, nella moda. Il mondo l’ho girato e credo di aver fatto qualcosa di buono. Ecco – aggiunge – penso che, nonostante il declino inarrestabile del Paese, si potranno consolidare e sapranno crescere le aziende e le organizzazioni di eccellenza che sapranno prendere dalla cultura e dalla storia italiana lo spirito dell’estetica, del rigore e della manifattura che ha caratterizzato gli anni del rinascimento e del design, ma per il resto (il modo di lavorare, i rapporti all’interno dell’azienda/organizzazione, la comunicazione e i rapporti all’esterno dell’azienda/organizzazione stessa) ‘fanno finta’ di non essere italiani, cioè operano come se non fossero italiani, ma americani, giapponesi, tedeschi, cinesi”.

“Osservando intorno anoi – prosegue Balduzzi – si notano molte aziende eccellenti in vari campi (Armani, Brunello Cucinelli, Miroglio, Max Mara nella moda, altri nella meccanica di precisione, altri ancora nel design e nell’agroalimentare), ma anche alcuni comprensori geografici che sono capaci di ‘giocare in squadra’ (l’Alto Adige, il Trentino, il Cadore con l’occhialeria, la Romagna con l’industria alberghiera e del divertimento, il Salento con la musica, alcune città d’arte capaci di fare micro-sistema), ecco – conclude Francesco Balduzzi – io spero, e cerco di dare il mio modesto contributo in questo senso”.

L’olivicoltura gardesana? “Penso possa rappresentare una eccellenza. Hanno tutte le carte in regola per sopravvivere al declino del Paese. Senza alcun dubbio, è possibile svilupparsi sui mercati internazionali”.

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