Ordinare, sistemare, agire
Laureato con lode in Storia Antica, Alessandro Modica produce vini e oli. Il suo più grande sogno? Produrre olio e vedere l'oro verde di Bufalefi imbottigliato e venduto dappertutto. Desiderio esaudito. La qualità più importante di un imprenditore? Saper scegliere le persone giuste

Nato ad Avola nell’aprile 1984, Alessandro Modica si è laureato con lode in Storia Antica alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, per poi specializzarsi in numismatica antica, sempre a Bologna. Dal 2007 esercita la professione di imprenditore agricolo e vive e lavora a Noto, per circa sette mesi l’anno, mentre dedica una parte dell’inverno ai rapporti commerciali con gli Stati Uniti, dove la famiglia esporta i propri vini e oli di Noto.
La passione per lo studio e l’approfondimento lo ha portato a pubblicare nel 2006 Bufalefi, un libro illustrato con foto di Wowe, scritto insieme con il padre Felice Modica. L’amore per la cultura lo ha indirizzato verso scelte con le quali valorizzare i segni del passato, e così, nel 2007, ha allestito a Noto, nei vecchi uffici del Palazzo di famiglia, la Casa Museo “Antonino Modica Nicolaci”.
Non solo cultura in senso stretto, Alessandro Modica ha dato corpo a eventi per valorizzare le tradizioni gastronomiche in un’ottica di modernità. Nel 2010 ha realizzato la “Cantina con uso di cucina”, con tavoli sulla famosa via barocca, la via Nicolaci. Nel 2012 ha aperto un punto di degustazioni e assaggi dei vini della Cantina di famiglia, nell’antico complesso della Tonnara di Marzamemi, presto oggetto di un importante progetto enogastronomico e restauro. Nel 2014 ha infine riqualificato e recuperato l’antico orto della clarisse del Monastero di Santa Chiara in Noto, dando vita alla Pizzeria con forno a legna “Orto di Santa Chiara.
Quali sono i tratti migliori della sua personalità?
Sono dotato di una personalità molto forte e sicura di sé, che ha capito abbastanza in fretta ciò che vuole e che agisce, pertanto, per obiettivi circoscritti e mirati, senza farsi mai distrarre da cose esterne che in quel momento potrebbero allontanarmi da quanto prefissato.
E le virtù che coltiva abitualmente?
Le mie virtù sono in netta contrapposizione ai miei vizi che non sempre riesco a controllare. Sono generoso e umano; cerco sempre soluzioni per aiutare chi mi sta vicino; ricerco mediazioni e opportunità che possano sciogliere nodi lavorativamente impegnativi e difficoltosi. Per fare tutto ciò è necessario essere molto concentrati ed equilibrati cosa non sempre facile. La mia piu grande virtù? E’ rendermi conto di avere un carattere complicato e saper chiedere scusa nel momento in cui mi accorgo di essere in torto.
Quali sono invece i suoi limiti, le pecche maggiori, gli impulsi più incontrollati del carattere?
I miei limiti si contrappongono alle mie virtù. Permaloso e iracondo, passionale e collerico; amo quello che faccio e se ho ragione – o credo di averne – sono capace di qualsiasi cosa, pur di ottenerla, perché non mi arrendo. Ho quindi un carattere forte, che in certe occasioni offusca e cancella le mie qualità, anche se, negli ultimi tempi, sto notevolmente mutando, imparando a domare la mia ira. Molto ha influito, nell’ottenimento di questo nuovo equilibrio, il raggiungimento di certe soddisfazioni personali.
I vizi invece ai quali non intende rinunciare per niente al mondo o, pur volendo, non riesce a rinunciare?
Non ho vizi (per lo meno non li ritengo tali) dei quali sono schiavo; forse il bere, ma lo faccio per lavoro.
Un ricordo della sua infanzia che ancora le torna in mente?
Le bellissime passeggiate con mio nonno materno, alla scoperta di luoghi vicini alla città di Noto, fino a una ventina di anni fa, ancora aperta campagna, dove era facile incontrare fiumi (in realtà piccoli torrenti rimasti impressi nella mia memoria come grandi corsi d’acqua) con cascate e vecchi ponti di ferrovia arrugginiti dove arrampicarsi, o suoi amici, ex compagni di guerra, soldati che avevano combattuto con lui, Maggiore dell’esercito e grande invalido di guerra. Queste bellissime avventure, che sostituivo molto volentieri a una anonima giornata di scuola elementare, rappresentano per me i più bei ricordi della mia infanzia, assieme alle bellissime passeggiate in aperta campagna con mio padre e i nostri cani a caccia, e alla ricerca di fossili e altre evidenze del passato.
Ora si passa al lavoro. Da quanto, e perché, si occupa di olio?
Dal 2001. Da quando con la morte di mio nonno paterno, Nino, mio padre Felice ha iniziato l’opera di recupero e razionalizzazione dell’azienda di famiglia, la tenuta di Bufalefi.
Mi ricordo quando gli dissi che il mio più grande sogno era quello di produrre olio e di vedere “l’oro verde” di Bufalefi imbottigliato e venduto dappertutto! Devo dire che papà, in poco tempo, è riuscito nell’intento, facendo conoscere questo prodotto dalle doti nascoste ma risapute un pò a tutti. Desiderio esaudito!
Crede davvero nel suo lavoro? C’è ancora in lei un senso di sano senso di entusiasmo e passione a motivarla? O qualcosa la turba e la impensierisce?
Credo assolutamente nel mio lavoro. Sono ottimista e, viaggiando per obbiettivi, sono molto motivato. Non mi turba nulla per il semplice fatto che ho imparato a camminare e a viaggiare da solo e con le mie forze. Non mi aspetto nulla dagli altri – con la sola eccezione dei miei affetti, amici e fidatissimi collaboratori – e pertanto non posso andare in contro a profonde delusioni. In questo modo la mia crescita risulterà magari piu lenta ma, di sicuro, fondata e costruita su basi solidissime e indistruttibili. La qualità più importante di cui deve essere dotato un imprenditore, se aspira ad esserlo veramente, è quella di sapere scegliere le persone giuste, di circondarsi, nella sua crescita lavorativa, di persone valide che deve quindi “saper vedere e scovare”. Il segreto sta anche in questo.
Se il comparto olio di oliva non naviga in buon acque, come è ormai evidente (avendo perso valore l’olio extra vergine di oliva, e diventando di fatto, a parte le eccezioni, un prodotto commodity), lei cosa si sente di fare per reagire allo stato di immobilismo e incertezza attuali? Ha soluzioni per cambiare il corso degli eventi?
Il comparto dell’olio non naviga in buone acque ma è pur sempre il condimento principe della nostra alimentazione, alla base di una sana ed equilibrata dieta mediterranea.
Ritengo questo mercato, nonostante tutto, di nicchia, se paragonato ai potenziali consumi di tutto il resto del mondo lontano dal bacino mediterraneo, dove ancora l’olio di oliva è praticamente sconosciuto o scarsamente e malamente utilizzato, e penso che la salvezza in assoluto di tale preziosa bontà potrebbe trovarsi, e si troverà, in azioni di marketing serie ed efficaci, mirate e ben fatte. Bisogna “aggredire” i mercati dove il prodotto non è diffuso, o scarsamente utilizzato, educare i consumatori inesperti – la maggior parte – abituarli a un consumo sano ed equilibrato, farli entrare in un meccanismo psicologico – che è quello vincente – che li porti a pensare che l’ olio di oliva di qualità possa contribuire in maniera decisiva a migliorare la loro qualità di vita, a renderla più sana e a scongiurare certe malattie. La civiltà mediterranea è gia esempio e termine di paragone per cultura, arte, civiltà e storia e tutto il mondo la riconosce come tale. Lo stesso deve valere anche per tutti i nostri prodotti legati alla dieta mediterranea. Quel “Made in italy” di cui si parla tanto è e deve diventare punto di forza e attrazione trainante per questo comparto.
A proposito di olio extra vergine di oliva, cosa mette al primo posto: la qualità o l’origine?
Credo sia fondamentale la qualità di un prodotto e questa spesso ma non sempre si identifica con l’origine. Un olio di oliva – se ben raccolto e molito e proveniente da un areale di produzione notoriamente conforme alle caratteristiche climatiche e ambientali – non potrà che essere di eccellenza.
L’olio da olive è un prodotto agricolo. Se tuttavia l’agricoltura è confinata in un ambito di marginalità, intravede una possibile occasione di riscatto per tale prodotto?
Il riscatto di un prodotto così nobile ed antico, elemento indispensabile nella nostra dieta, dono degli dei agli uomini, può avvenire solamente con la restituzione ad esso del ruolo principe che merita, in quanto frutto di tradizioni e storia legati a noi da decine di secoli. Riuscire a trasmettere ai nuovi consumatori da una parte e alle attuali generazioni dall’altra questo messaggio, migliorerebbe la qualità di vita di tutti e salverebbe un prodotto dalle eccezionali proprietà benefiche a volte relegato, per ignoranza e non conoscenza, a un ruolo marginale o del tutto inesistente. Questo messaggio di “qualità di un prodotto” abbinato a “qualità della vita” potrebbe e può rappresentare la soluzione a tutto. È la mia “soluzione al problema”.
Se ci crede nei sogni, qual è allora quello che non ha ancora realizzato e che con ostinazione e instancabile coraggio insiste nel coltivare?
Sicuramente di continuare a fare quello che in parte cerco di fare oggi e cioè di costruire o meglio di “ordinare e sistemare” le cose della mia famiglia. Di rimettere in sesto e a frutto tutto quello che i miei antenati mi hanno consegnato. Ovviamente, applicando ai vari contesti e realtà delle idee nuove e innovative, adatte ai luoghi e alle nuove necessità, che spero possano funzionare. Così facendo avrò realizzato il mio sogno e avrò ridato il giusto valore alle cose del passato. Ovviamente, se questo accadrà, l’indotto che si creerà sarà molto positivo per tutta l’area e contribuirà al benessere collettivo, cosa a cui tengo altrettanto.
In tutta confidenza: crede sia possibile realizzare il suo sogno, o è una pura utopia che va comunque coltivata pur di sopravvivere alle proprie aspirazioni?
Credo che i sogni, se ben chiari, ponderati e valutati, si possano realizzare e trasformare in realtà. Per lo meno questo è il mio modo di agire, credere e pensare e i risultati di questi ultimi anni di lavoro e sacrifici mi fanno ben sperare.
Ciascuno di noi ha uno o più miti ai quali si affida per un proprio personale punto di riferimento. Qual è o quali sono i suoi?
Se per miti si intendono particolari figure del passato, grandi personaggi o altro, ne ho avuti, ma mi hanno deluso. Credo, tuttavia, che servano a volte ad ognuno di noi per andare avanti e per credere di potercela fare. Forse, l’unico “mito” che mi resta è, lavorativamente parlando quello di Antonino Modica Nicolaci, nonno di mio nonno paterno, figura ovviamente mai conosciuta, ma alla quale ho dedicato il museo cittadino e il moscato di noto Dolcenoto, un uomo sicuramente molto forte, un grande imprenditore del passato. Dal punto di vista umano, mio nonno materno Paolo. Persona che ho conosciuto bene e che per me rappresenta il prototipo di come bisogna essere nella vita. Un grande esempio per tutti di rettitudine morale, correttezza e bontà.
I libri (o, nel caso, il libro) che ritiene siano stati fondamentali nella sua formazione?
Sicuramente tutti i libri e manuali di storia greca e romana, epigrafia ed etruscologia, topografia e papirologia e soprattutto di numismatica studiati per piacere e con grande passione per il conseguimento della mia laurea, assieme al Gattopardo di Tomasi di Lampedusa e ad alcuni classici della letteratura italiana.
Ancora una domanda, e si chiude: si può salvare l’Italia? C’è ancora spazio per la speranza?
L’Italia si deve salvare per forza. Attraversa un momento molto delicato e difficoltoso per molta gente ma è una terra unica sotto tutti i punti di vista, fatta di meraviglie artistiche e di geni che eccellono in tutto il mondo con le loro produzioni e creature. È un paradiso terrestre che, nonostante l’impegno di certa gente a rovinarla e distruggerla, riuscirà a salvarsi e a ritornare bella e splendente.
Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui
Commenta la notizia
Devi essere connesso per inviare un commento.