Saperi

Pascale & Pascale

Alfonso e Antonio, l’accoppiata vincente, la migliore in cirolazione per quanti vogliano leggere due buoni libri in cui l’agricoltura entra in scena da protagonista. Antonio Pascale è autore per Einaudi del romanzo Le attenuanti sentimentali, Alfonso Pascale del saggio Radici&Gemme per le edizioni Cavinato

L. C.

Pascale & Pascale

Il romanzo di Antonio Pascale, Le attenuanti sentimentali, l’ho letto e molto apprezzato appena uscito. Parte dalla sua storia personale per affrontare temi forti e persino scomodi, se non addirittura poco ortodossi, come gli Ogm e altre questioni legate all’agricoltura. E’ un romanzo che ha il merito di argomentare su temi agricoli – finanche tecnici, in certi casi entrando in dettagli così particolareggiati, quasi in segno di sfida nei confronti di un lettore che con ogni probabilità ignora le tematiche agricole o ne sa o ha letto in maniera quasi sempre sbagliata. Antonio Pascale ha fatto entrare l’agricoltura nel suo romanzo, senza disturbare, rendendo temi cosi inusuali addirittura popolari, fruibili, fino a sdoganarli attraverso una narrazione ben calibrata e godibilissima. Senza dimenticare, tuttavia, che il tema portante dela narrazione è l’idea di girare un documentario sui sentimenti. Una storia bella da leggere. Come sono assolutamente da leggere, specialmente per i lettori di Olio Officina Magazine, le pagine dedicate al Salento e ai suoi olivi.

Il saggio di Alfonso Pascale, Radici&Gemme, l’ho letto ancora prima di essere stato pubblicato, e ringrazio di questo l’autore, per avermi anche citato nel libro. Ho letto il saggio con grande curisità, come per ogni scritto di Alfonso Pascale, del resto. L’ho letto come quando si divora un cibo che piace tanto e si ha voglia di mangiarne ancora, ma senza mai abbuffarsi. Ho letto come si conviene con un libro importante, sottolienandolo, ed evidenziando le parti più significative sulle quali ritornare. Debbo dire che mancava, nelle librerie, un volume così completo ed esaustivo, che facesse il punto non solo sulla società civile delle campagne dall’Unità ad oggi, come recita il sottotitolo, ma contribuendo ad aprire un percorso stporico completo ed esaustivo, vero e profondo in tutte le evidenze riportate, senza mai venire meno alla qualità della comunicazione. L’analisi di Pascale è così ricca di spunti che spinge a continue riflessioni, tant’è che il libro ha avuto un grande successo proprio nei principali centri rurali d’Italia, come pure nelle città più grandi, nel corso dei tanti incontri di presentazione.

Ecco come viene presentato dalle edizioni Cavinato il libro di Alfonso Pascale.

Il saggio ricostruisce fatti e idee riguardanti i ceti rurali: contadini, proprietari, pescatori, artigiani, mercanti, piccoli industriali del settore alimentare, professionisti e tecnici. Un mondo variegato e fortemente intrecciato coi luoghi degli scambi e con la vita delle città, che ha saputo conquistarsi, in forme originali e a volte contraddittorie, lo spazio politico e sociale per trasfondere nella contemporaneità i propri valori.
Non si ripercorrono solo le tappe del processo di costruzione delle forme organizzative con cui si è manifestato il protagonismo rurale, ma anche quelle che hanno riguardato l’evoluzione delle culture, dei modi di pensare e della percezione delle trasformazioni socio-economiche che sono avvenute nelle campagne.
Un’attenzione particolare è rivolta al rapporto tra uomini e risorse e alle innovazioni tecnologiche e si dà conto dell’ampiezza del sapere tecnico ed esperienziale accumulato nelle campagne riguardante il lavoro dei campi, l’uso delle acque, l’adattamento del territorio, la cura
delle piante e degli animali.
La tesi che si intende sostenere è che per fronteggiare i problemi odierni (insicurezza alimentare, cambiamenti climatici, questione energetica, crisi finanziaria), l’agricoltura, nella sua dimensione non solo produttiva ma anche culturale, potrebbe svolgere una funzione essenziale a patto, però, che
recupera la sua originaria funzione di generatrice di comunità.
Nel saggio si descrive, pertanto, il fenomeno della nuova ruralità – comparso in Europa tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso – e le forme peculiari con cui si manifesta nelle regioni mediterranee, in continuità con una tradizione che si caratterizza per una maggiore integrazione tra città e campagna, nonché per una diffusa presenza della pluriattività e dell’economia informale. L’odierna ruralità mediterranea non è affatto “nostalgia del mondo rurale”, nuova “arcadia”, bensì rinnovata combinazione di attività in più settori e di soggetti sociali di diversa estrazione e provenienza, legati tra loro da relazioni di tipo collaborativo.
La storia delle diverse aree territoriali, del Nord e del Centro-Sud, e dei loro protagonisti permette di risalire alle ragioni di lunga durata dei divari economici e sociali che ancora permangono e delle difficoltà nel rapporto tra comunità locali e Stato e nella capacità di assorbire e rielaborare culture che vengono da lontano.

Ecco come viene presentato da Einaudi il libro di Antonio Pascale.

Partiamo dall’inizio. Da quando per sfuggire al traffico della città, e provare a contrastare l’insonnia, Antonio compra una bicicletta. La notte, però, continuano ad assalirlo pensieri che si susseguono indisciplinatamente: una sorta di “intasamento democratico” in cui il problema del riscaldamento globale ha lo stesso valore di un bottone dei pantaloni che si stacca. Ma proprio da quel magma prende forma l’idea di girare un documentario sui sentimenti, che mischi neuroscienza, biologia evolutiva e psicologia. Perché gli uomini e le donne oggi sembra che in amore si siano scambiati i ruoli? Ma il disordine delle notti si ricompone al mattino, quando i figli fanno colazione e tocca accompagnarli a scuola – Brando fissato con il calcio, Marianna alle prese con la creatività e i suoi cascami. Cominciano cosi giornate fatte di aerei da prendere per lavoro, consigli di classe e “cene bislacche” in cui giocando ai mimi si finisce per rivelare aspetti terribili del proprio carattere. Aggiungeteci il funambolico tentativo di tenere a bada gli automatismi da maschio casertano che porterebbero Antonio a corteggiare tutte le donne, e l’avversione viscerale per il fanatismo ecologista. Cosi la realizzazione del documentario si allontana, e quel sentimento dolceamaro della delusione rischia di prendere il sopravvento, perché “mica la parola amore rende la vita migliore, no, semmai la rende possibile, migliore certo che no”.

Nella foto di Luigi Caricato, un’opera esposta a Menfi, presso Casa Planeta

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