Saperi

Per canti e cantine

Un libro di Pino De Luca ambientato nel Salento. I vini, li senti. Ne senti quasi il profumo, ne immagini il colore, ne percepisci gli aromi. Ed è un po’ come quando leggi (e rileggi) l’antologia di Spoon river e quei personaggi si materializzano davanti agli occhi e vorresti poterli conoscere ad uno ad uno

Rita de Bernart

Per canti e cantine

Ho divorato il libro nel tragitto dalla libreria all’auto, tra un semaforo e l’altro. L’ho divorato in ordine sparso, come son solita fare con i quotidiani, partendo da ciò che è a me più caro e vicino, e poi ispirata dai titoli. L’ho letto una seconda volta, lasciandomi guidare nel viaggio dall’autore.

Per canti e cantine, di Pino De Luca, si legge per diletto o passatempo, per viaggiare. Per vivere, e sognare, altre vite e altre avventure. E’ un piacere egoistico. Si scrive, perchè?

Scrivere è forse un atto d’amore che va oltre la soddisfazione personale per raggiungere l’altro, per trasmettere emozioni e sentimenti, per stimolare la fantasia e la curiosità. E’ un altro modo di fare l’amore, a volte. Come se le parole sapientemente scelte possano arrivare a destinazione materializzandosi sotto forma di suadenti carezze. Secondo il buon vecchio Kafka, un libro dovrebbe caderci in testa come una picconata perché sia valsa la pena di leggerlo. O qualcosa di simile, insomma.

Per canti e cantine di Pino De Luca è così. Mentre viaggi con lui nel Salento, rifletti. Sul potenziale di questa terra. Sulla strada da prendere, non solo per arrivare in questa o quella cantina, ma per costruire il futuro. Rifletti. Sulla grande fortuna di vivere in una terra che sa dare tanto a chi sa ascoltarla e assecondarla.

Il successo del Salento è dovuto alle sue radici, al suo paesaggio e ai suoi frutti mi diceva giusto qualche giorno addietro un mio (ma molto più suo) caro amico. Il meraviglioso humus di questa terra trasuda da queste righe. Si parla di vino. Tra santi e preghiere, stornelli e ritornelli, tra storie di passione e sfide audaci, le parole ti cadono in testa come picconate e penetrano giù fino a disturbare tutti i sensi.

I vini, li senti. Ne senti quasi il profumo, ne immagini il colore, ne percepisci gli aromi. Ed è un po’ come quando leggi (e rileggi) l’antologia di Spoon river e quei personaggi si materializzano davanti agli occhi e vorresti poterli conoscere ad uno ad uno. Ma qui sono reali, hanno storie e fatiche da raccontare, vino da versare, lezioni da insegnare.

Qui spoon river è una terra viva, autentica, accattivante come una bella donna consapevole del suo fascino. E ti viene voglia di metterti in auto. Non al denaro nè all’amore nè al cielo. Ma al vino, alle passioni e alla terra. Ricordi tanti e nemmeno un rimpianto, direbbe il suonatore Jones.

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