Saperi

Puntare a un olio social

Abbracciare il mondo dell’olio e accettare la sfida, non da produttore, ma da intermediario. Veronica Motto, 26 anni, ci crede e scommette su se stessa. “Ho imparato a uscire dalla comfort zone e a rimettermi in gioco”, dice. La sua strada? I monocultivar. “Una volta che si prova un prodotto di qualità – precisa – non si riesce più a tornare indietro”

Olio Officina

Puntare a un olio social

Nuovi imprenditori sperimentano nuove vie per dar voce a un prodotto antico e millenario come l’olio da olive. Veronica Motto ha ventisei anni e vive a Milano. Si è laureata in Comunicazione e marketing e poi aveva iniziato anche una carriera nelle pubbliche relazioni per una grande multinazionale tedesca, decidendo di trascorrere un’esperienza in Australia. “Per cambiare aria e per vivere da vicino un paese completamente diverso dal mio”, ammette. Le ha “aperto gli orizzonti e allargato le prospettive”, precisa.

Poi, la svolta. “Coltivavo da sempre la voglia di dare vita a un progetto che fosse soltanto mio, la vita da impiegata mi è sempre stata stretta, volevo cambiare il mio futuro, ma non sapevo come fare”. E’ stato a Sydney ad avere l’ispirazione e a sentire quella che quando si fa viva non ti lascia, e così, avendo casa in Toscana, non poteva, anche solo involontariamente, entrare in contatto “con il magico mondo dell’olio extra vergine”. Da lì è partito il suo progetto. “Un amore a prima vista”, dice. Si chiama Feel IT. Il suo impegno è apprezzabile, aperto com’è a una visione nuova. Ha anche realizzato un videolclip emozionale, che potete vedere QUI.

Quali sono i tratti migliori della sua personalità?
Sono una persona molto determinata, ma molto aperta alle novità e ai cambiamenti. Ho imparato ad uscire dalla “comfort zone” e a rimettermi in gioco.

E le virtù che coltiva abitualmente?
Cerco di diventare sempre più autocritica e obiettiva.

Quali sono invece i suoi limiti, le pecche maggiori, gli impulsi più incontrollati del carattere?
Sono molto testarda, che per certi versi può essere un vantaggio in una società fatta di risultati facili e veloci, ma a volte lo vedo anche come un mio limite.

I vizi invece ai quali non intende rinunciare per niente al mondo o, pur volendo, non riesce a rinunciare?
Amo la buona cucina, mi piace mangiare bene e non rinunciare alla qualità. Può sembrare una banalità, ma oggi siamo abituati ad una qualità standardizzata, quando si provano prodotti e sapori autentici però, ci si rende conto della differenza. Ecco, io a quella differenza non voglio rinunciare.

Un ricordo della sua infanzia che ancora le torna in mente?
La mia prima volta a cavallo, l’amore per l’aria aperta e per le passeggiate, le domeniche in agriturismo a contatto con gli animali. Dovevo capire fin da piccola che la città e la vita da ufficio non avrebbero fatto per me.

Ora si passa al lavoro. Da quanto, e perché, si occupa di olio?
Ho iniziato ad appassionarmi all’olio durante una visita ad un frantoio di proprietà di due giovani ragazzi, che avevano cambiato vita come volevo fare io. Abbiamo iniziato parlando della loro esperienza e siamo finiti a discutere di olio. Ho scoperto quanto poco ne sapessi e ho capito che volevo imparare a conoscerlo. E’ stato amore a prima vista, in quel momento è scattata una scintilla che mi ha cambiato le prospettive e il futuro. Ho iniziato a partecipare a fiere, workshop, seminari, a incontrare sempre più produttori e giorno dopo giorno è cresciuta in me la voglia di far parte di questo settore, non come produttore, ma come intermediario.
Ho iniziato a girare l’Italia alla ricerca dei migliori produttori trovati tramite guide e articoli. Cosa stavo cercando esattamente? Ancora non lo sapevo, poi piano piano ho capito che la strada giusta erano i monocultivar, perché senza troppe complicazioni burocratiche, potevo raccontare la storia di un territorio specifico attraverso i sapori tipici di varietà uniche provenienti da un’area geografica definita.
Ho deciso così di puntare su Casaliva, Dolce Agogia e Cerasuola. Il mio obiettivo? Vendere all’estero e permettere ai miei clienti di innamorarsi del vero olio extra vergine e dell’Italia come è successo a me durante il mio viaggio.

Crede davvero nel suo lavoro? C’è ancora in lei un senso di sano senso di entusiasmo e passione a motivarla? O qualcosa la turba e la impensierisce?
Credo nel mio lavoro, anche se ho iniziato da poco e sono consapevole che non mancheranno momenti difficili che metteranno a dura prova il mio entusiasmo, ma un progetto imprenditoriale è fatto anche di questo.
Ho bisogno di trovare i contatti giusti, bisogna essere determinati, un po’ cocciuti perché il vero olio extra vergine di oliva ha tutte le carte in regola per poter avere successo. Una volta che si prova un prodotto di qualità, non si riesce più a tornare indietro.

Se il comparto olio di oliva non naviga in buon acque, come è ormai evidente (avendo perso valore l’olio extra vergine di oliva, e diventando di fatto, a parte le eccezioni, un prodotto commodity), lei cosa si sente di fare per reagire allo stato di immobilismo e incertezza attuali? Ha soluzioni per cambiare il corso degli eventi?
Nel mio piccolo, io sto cercando di raccontare una storia, di far scoprire il mio paese attraverso l’olio extra vergine. Le persone hanno bisogno di capire che non esiste il prodotto “olio”, ma che come per il vino, ogni varietà, ogni luogo, produce gusti, sensazioni ed emozioni diverse.

A proposito di olio extra vergine di oliva, cosa mette al primo posto: la qualità o l’origine?
Sicuramente la qualità, l’origine di per sé non è garanzia di qualità, lo sa bene Tom Mueller che con il suo libro Extra Virginity ha mostrato al mondo che il made in italy da solo, non significa nulla.
Qualità e origine insieme, creano un mix perfetto se ben comunicato. Non si può neanche partire dal presupposto che se ho un prodotto di qualità, i nostri potenziali clienti saranno in grado di capirlo da soli. Bisogna potenziare la comunicazione, diventare “social” perché i nostri futuri clienti appartengono alla generazione di internet e hanno imparato a comunicare in un modo diverso.

L’olio da olive è un prodotto agricolo. Se tuttavia l’agricoltura è confinata in un ambito di marginalità, intravede una possibile occasione di riscatto per tale prodotto?
Assolutamente si, credo che la cultura dell’olio come per il vino si stia già diffondendo. Vedo segnali positivi, bisogna solo dare alle persone gli strumenti per poter distinguere un buon olio da uno cattivo, dato che i governi fanno bene poco, spero ci pensino le aziende grandi e piccole come la mia.

Se ci crede nei sogni, qual è allora quello che non ha ancora realizzato e che con ostinazione e instancabile coraggio insiste nel coltivare?
Il mio sogno ora è quello di poter portare avanti questo progetto e di vederlo crescere. Mi piace imparare strada facendo e poter lavorare per me stessa non ha prezzo, anche se spaventa molto e mi impegna la testa ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette.

In tutta confidenza: crede sia possibile realizzare il suo sogno, o è una pura utopia che va comunque coltivata pur di sopravvivere alle proprie aspirazioni?
Credo sia possibile, rimanendo con i piedi per terra, aspettandosi momenti difficili e facili delusioni. Non sono spinta da facili guadagni, ma dalla voglia di farcela da sola e di contribuire alla diffusione del vero olio extra vergine di oliva.

Ciascuno di noi ha uno o più miti ai quali si affida per un proprio personale punto di
riferimento. Qual è o quali sono i suoi?
Sono fan di tutti quei giovani imprenditori italiani e non che come me hanno deciso di investire tutto per un’idea. Odio lamentarmi e ho deciso di cambiare un lavoro e un futuro che non mi piaceva abbastanza appena ne ho avuto la possibilità.

I libri (o, nel caso, il libro) che ritiene siano stati fondamentali nella sua formazione?
Ogni libro a suo modo partecipa alla propria personale formazione, sicuramente Tom Mueller mi ha aiutato a vederci più chiaro, anche se non ho scoperto nulla di nuovo, mi ha aperto ulteriormente gli occhi.

Ancora una domanda, e si chiude: si può salvare l’Italia? C’è ancora spazio per la speranza?
Assolutamente si, ho ventisei anni e tutti mi continuano a chiedere perché sono tornata da Sydney. Amo il mio paese anche se ammetto che sia più bello da visitare durante una vacanza piuttosto che viverci, per i problemi e le difficoltà che tutti sappiamo. Ho scelto questo lavoro perché un domani lo potrò svolgere da qualsiasi parte del mondo, ma ho scelto di puntare su un prodotto italiano, non spagnolo o greco, quindi, in fondo, ho scommesso anche io su questo Paese.

Fin qui le risposte di Veronica Motto, alla quale auguriamo ogni successo, con il suo progetto. C’è solo da precisare che per nostra abitudine non censuriamo mai nulla, anche perché il pensiero deve correre libero e spontaneo. Queste righe conclusive solo per dire, che pur riportando gli apprezzamenti di Veronica Motto nei confronti di Tom Mueller, noi riportiamo altrettanto spontaneamente, e con tutta la sincerità che ci contraddistingue, il sentimento di totale disistima verso la medesima persona. Il lavoro del giornalista americano trapiantato in Italia, già a partire dallo scandaloso articolo apparso sul New Yorker non ci era piaciuto (Slippery business – Affari viscidi – 6 agosto 2007), perché tutto incentrato in luce negativa; e successivamente anche il libro Extra Virginity, che non a caso riporta un sottotitolo alquanto esplicito, nelle intenzioni dell’autore, finalizzato a suscitare solo scalpore e allarme: “il sublime e scandaloso mondo dell’olio”.
Che nel mondo dell’olio operi una schiera di speculatori non doveva ricordarcelo certo Mueller, giacché tutti sanno che in campo alimentare, come pure in altri settori, vi siano soggetti che curano unicamente i proprio interessi senza curarsi né della buona immagine di un prodotto, né di chi vive del proprio lavoro onestamente e lavora nel comparto, né soprattutto dei diritti dei consumatori che non meritano di essere ingannati, ma che l’anima nera che infesta un mondo, quello alimentare, debba essere messa in evidenza oltre misura, ingigantendo ad arte un fenomeno per fortuna contenuto e non così drammatico come Mueller preferisce tratteggiarlo, ci sembra alquanto deplorevole oltre che indecoroso.
Per questo ci sembra opportuno prendere le distanze dagli apprezzamenti a Mueller, che non ci sentiamo di condividere, anche perché l’olio lo si deve raccontare a partire dalla sua bellezza, e non soffermandosi sulle sue ombre per sminuirne la bellezza e screditare un settore. Tutto ciò, per un chiarimento che ci sembra giusto esprimere pubblicamente (luigi caricato)

La foto di apertura è tratta dal profilo facebook di Veronica Motto

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