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Qual era la concezione di tempo nel periodo altomedievale?

Ciò che era la manifestazione del tempo nell’Alto Medioevo non ha mai costituito l’oggetto specifico di un incontro di studi. Per cogliere il “sentimento” del tempo di un’epoca diventano infatti fondamentali anche le analisi delle famiglie semantiche che lo rappresentano nelle diverse lingue medievali e il confronto con le concezioni di civiltà europee ed extraeuropee. Così a Spoleto, dal 13 al 19 aprile, la settantesima settimana di studio Cisam vedrà trentasei studiosi internazionali confrontarsi e presentare opinioni nelle aree di loro competenza in merito a questa tematica

Olio Officina

Qual era la concezione di tempo nel periodo altomedievale?

Nel 2005 un articolo di Jean-Claude Schmitt (Cahiers de Civilisation Médiévale, 48, pp. 31-52) definiva il tempo come “l’impensé de l’histoire”. Se è riconosciuto che, come scriveva Marc Bloch, la Storia è «la science des hommes dans le temps», sembra che in realtà le concezioni del tempo e le loro manifestazioni nell’alto medioevo non abbiano mai costituito l’oggetto specifico di un incontro di studi o di una sintesi dell’ampiezza necessaria.

Il bel congresso del Mittelateiner Kommittee tenuto a Lione nel 2014 (con atti pubblicati nel 2017) era programmaticamente centrato su testi letterari, storici e filosofici nella sola lingua latina e relativi a tutto il periodo medievale, dedicando relativamente poco spazio ai primi secoli, mentre l’argomento del convegno Cisam di Roma-Subiaco 2017 era limitato alle comunità monastiche.

Nonostante i fondamentali capitoli su alcuni secoli medievali (solitamente gli ultimi) in saggi di Ariès, von den Steinen, Gurevič, Le Goff, Martin, Baschet, Pomian, e gli articoli di Wolff e tanti altri, è forse solo con Arno Borst che il tempo e le sue definizioni e misurazioni nel Medioevo sono diventati argomento centrale di studi di ampio respiro fondati su una gigantesca base documentale anche sul piano della conoscenza astronomica, della tecnica computistica e dei suoi riflessi sociali e scientifici.

È dunque da questo ancoraggio sicuro, e insieme dalla nuova idea di tempo come scansione ritmica introdotta proprio da Schmitt negli ultimi anni, che possiamo partire per comprendere con un raggio di osservazione il più esteso possibile la fenomenologia del tempo nell’alto medioevo.

Per cogliere il “sentimento” del tempo di un’epoca diventano infatti fondamentali anche le analisi delle famiglie semantiche che lo rappresentano nelle diverse lingue medievali e il confronto con le concezioni di civiltà europee ed extraeuropee (comprese Bisanzio, l’Islam, l’Ebraismo) in contatto osmotico con l’Occidente, le percezioni che emergono dalle risultanze archeologiche e le rappresentazioni di mesi e stagioni nelle opere d’arte, l’“outillage mental” con cui gli uomini e le donne dell’Alto Medioevo definiscono e usano questa categoria, le articolazioni del tempo quotidiano, alimentare come giuridico e liturgico, le espressioni del tempo nei trattati grammaticali e nelle teorie e pratiche musicali, perfino nelle alternanze ritmiche delle scritture dei codici.

Su tutto questo la LXX Settimana Cisam del 2023 propone a trentasei studiosi internazionali di presentare e discutere lezioni nelle aree di loro competenza, per confrontare opinioni consolidate e nuove acquisizioni, interpretazioni classiche e ipotesi recenti, coinvolgendo il più ampio numero possibile di testimonianze, discipline e civiltà altomedievali per avvicinarci così, in una eucronia nei limiti del possibile senza anacronismi, a una conoscenza più profonda possibile del tempo altomedievale.

A questo link è possibile prendere visione del programma e scaricarlo in versione Pdf.

In apertura, La raccolta delle olive nigre in una miniatura del Tacuinum sanitatis di Vienna. Il tempo nel medioevo veniva scandito anche con il passare delle stagioni. Una delle cadenze abituali e attese era l’olivagione, che dettava il tempo dell’agricoltura. Foto di Olio Officina©

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