Saperi

Racconti di olivi

Un grande proprietario citato da Lisia, che sradicò mille alberi dal suo fondo per venderne il pregiato legname, avrebbe dovuto pagare una cifra equivalente a due milioni di euro! E oggi? Oggi se un cameriere, servendo un grande olio al ristorante, fosse capace di evocare queste straordinarie testimonianze, richiamando l'attenzione sul massacro degli olivi secolari cui talora assistiamo, non sarebbe ciò molto più efficace di qualunque discussione sul prezzo?

Wan Zu

Racconti di olivi

Due milioni di euro. Nel sacro recinto di Eretteo sull’Acropoli cresceva dai tempi più antichi una pianta d’olivo, mitico dono di Atena. Quando Serse espugnò Atene (480 a.C.), i templi dell’Acropoli furono dati alle fiamme, e il fuoco distrusse anche l’olivo sacro; ma il giorno dopo, alla base del tronco, era miracolosamente germogliato un nuovo ramo. Sei secoli più tardi, Pausania vide ancora questo olivo, ritenuto una delle piante più antiche della Grecia.

Nei dintorni di Atene crescevano 2000 olivi sacri, il cui olio veniva dato in premio ai vincitori delle Panatenee; per chi avesse sradicato anche una sola di queste piante era prevista la pena di morte.

Anche gli olivi “profani” che crescevano nell’Attica erano tutelati: un’ammenda di 100 dracme (circa 2000 Euro) era prevista per ogni pianta indebitamente abbattuta. Un grande proprietario citato da Lisia, che sradicò mille olivi dal suo fondo per venderne il pregiato legname, avrebbe dovuto pagare una cifra equivalente a 2 milioni di Euro! Non sappiamo se la sanzione ebbe corso, ma dobbiamo augurarcelo…

L’ulivo abbattuto (da Andrea Camilleri, L’odore della notte, Palermo, Sellerio, 2001)

“Quando arrivò nella parte di darrè la villetta, andò a sbattere contro quella che sulle prime gli parse una troffa di spinasanta. Puntò la pila, taliò meglio e fece un urlo. Aveva visto un morto. O meglio, un moribondo. Il grande aulivo saraceno era davanti a lui, agonizzante, dopo essere stato sradicato e getta ’n terra. Agonizzava, gli avevano staccato i rami dal tronco con la sega elettrica, il tronco stesso era stato già profondamente ferito dalla scure. Le foglie si erano accartocciate e stavano seccando.

Montalbano si rese conto confusamente che si era messo a chiangiri, tirava su il moccaro che gli nisciva dal naso aspirando a sussulti come fanno i picciriddi. Allungò una mano, la posò sul chiaro di una larga ferita, sentì sotto il palmo ancora tanticchia d’umidità di linfa che se ne stava andando a picca a picca come fa il sangue di un uomo che muore dissanguato. Levò la mano dalla ferita e staccò ’na poco di foglie che fecero ancora resistenza, se le mise in sacchetta. Poi dal chianto passò ad una specie di raggia lucida, controllata (…)”

Mi domando: per quale altra pianta, dal 500 avanti Cristo al 2000 dopo Cristo, si sono spesi pensieri e parole così dense di mistero e di umanità? Se un cameriere, servendo un grande olio al ristorante, fosse capace di evocare queste straordinarie testimonianze e di richiamare l’attenzione sul massacro degli olivi secolari cui talora assistiamo, non sarebbe ciò molto più efficace di qualunque discussione sul prezzo?

La foto di apertura è di Francesco Caricato

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