Saperi

Ricordando Sannicandro

Come un angelo che transita sulla Terra, il tempo di lasciare un segno, accomiatarsi e via. “Olio d’Artista”, un progetto che recava la sua firma, non era solo una mostra itinerante ma è stata un’opera collettiva a più mani che rimarrà nella storia

Luigi Caricato

Ricordando Sannicandro

Oggi, martedì 26 febbraio 2019, ricorre il primo anniversario della morte dell’indimenticato Francesco Sannicandro e il 28 febbraio alle 18.30 in via Mazzini 44 a Bitonto, un gruppo di amici, tra cui il professor Nicola Pice, ricorderà l’artista nel Museo archeologico di Bitonto. Con l’occasione anche noi di Olio Officina, particolarmente legati a Sannicandro, lo ricordiamo con molto affetto.

Francesco Sannicandro è stato per me come una benedizione divina. È stato come un passaggio di un angelo sulla Terra. Ci siamo conosciuti parlandoci al telefono. Aveva notato la mia presenza propulsiva nel campo dell’olio, e così mi ha cercato. Non poteva essere diversamente, visto il progetto, per me impareggiabile e unico, di “Olio d’Artista”. Avevamo in comune tanta energia creativa e la necessità e l’urgenza di agire, di non fermarci mai. Avevamo quel che Federico García Lorca definiva il “duende”, una espressione intraducibile che sta a indicare il fuoco creativo, una sorta di incantesimo, una energia prorompente.

È stato dapprima un incontro telefonico a svelare qualcosa di noi, poi ci siamo conosciuti di persona e la stima è stata reciproca. Non poteva essere diversamente, perché tra due persone della medesima natura ci si intende. Rimpiango la sua perdita e so che nulla può tornare come prima, ma il suo sorriso mi resta ancora impresso nella mente, così vivo come se il distacco non fosse mai avvenuto.

Nella sua semplicità c’era tutta la sua grandezza. “Olio d’Artista” non era solo una mostra itinerante ma è stata un’opera collettiva a più mani che rimarrà nella storia. Sono contento di averne fatto parte e di averne scritto e di aver ospitato la mostra per due edizioni di Olio Officina Festival, nel 2016 e 2017. Anche per il 2018 era tutto pronto, le opere imballate, apparecchiate con cura per essere spedite ed esposte a Milano. Ci siamo sentiti poco prima che tutto accadesse. Prima che tutto si bloccasse per giorni e giorni in una vana attesa cui purtroppo è seguito il congedo. Come un angelo che transita sulla Terra, il tempo di lasciare un segno, accomiatarsi e via.

Oggi, a un anno di distanza dalla sua scomparsa, saluto Francesco e riconosco la sua grandezza come persona e artista. Gli amici più stretti lo hanno sempre chiamato Franco. A me piaceva di gran lunga il suo nome anagrafico – Francesco – perché in lui percepivo un’anima serafica e generosa. Le sue opere, e l’intero progetto “Olio d’Artista”, esprimono tutta la sua identità in maniera limpida ed eloquente. Ogni sua opera è per me un inno liturgico che risuona ancora e non si spegne mai.

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