Saperi

Sdoganare l’olio

Da mero trigliceride ad alimento completo. “Ho iniziato ad avvicinarmi al mondo dell’olio come semplice commerciante”, afferma Flavio Lenardon. “La passione è cresciuta in modo dirompente, fino a farmi diventare non solo un operatore del settore, ma anche promotore di iniziative”

Olio Officina

Sdoganare l’olio

Nato a Spilimbergo il 30 novembre 1965 Flavio Lenardon ammette di essere “cresciuto in una bella e unita famiglia friulana, in un paesino della pianura pordenonese”. “Da sempre – precisa – ho avuto un viscerale interesse per la natura e per i suoi prodotti, un’inclinazione che negli anni avrebbe assunto la connotazione di attività professionale, ma spinta da una vera e propria passione”.

Dopo il diploma alla scuola alberghiera a Trieste, condotta dal Maitre Barindelli, e le esperienze di lavoro nel settore turistico alberghiero dove ha appreso i segreti del food e del beverage, si è diplomato all’ITC “P. Sarpi”, con specializzazione in lingue. Dopo il periodo scolastico, ha lavorato per l’Eni in qualità di vicedirettore di unità periferica, per poi trasferirsi nel 1991 in Liguria, divenuta sua regione adottiva, dove ha scoperto – dice – “la magia delle terre dell’olio”.

Flavio Lenardon ama parlare, raccontando la sua storia. “Immediatamente dopo essere arrivato in Liguria, la cosa che mi ha fatto trasalire sono state le costruzioni che vedevo sui pendii delle montagne, delle colline, in ogni angolo dei paesini liguri: i muretti a secco che non potevano essere solo frutto di un capriccio estetico. Dopo anni di lavoro nel commercio e di studio dello stato delle cose in Liguria, incontro quasi per caso – ora so che non è così, un incontro di questa portata non è casuale – Giuseppe Stagnitto, ingegnere di fama e capacità non comuni, ma soprattutto un fine conoscitore della natura umana. Con Giuseppe – aggiunge – abbiamo dato vita a Tesori della Costa, un’azienda che vogliamo concepirla a “responsabilità politica”, così com’è stata definita da Luigi Caricato. Un’azienda che non ponga solo come scopo societario il profitto, la mera logica economica quale motore delle proprie azioni. Vogliamo un’azienda che sappia parlare alle persone – aggiunge – e che ponga l’uomo al centro del sistema, non solo come fruitore passivo di quanto proposto dai poteri dominanti. Per questo è nato il nostro movimento culturale TreeDream, per dare voce ai tanti che si sentono soverchiati da tante, troppe regole che per la loro natura oppressiva fanno tutto fuorché tutelare chi davvero si impegna con dedizione e amore nella cura del territorio.

TreeDream promuove il primato dell’essere, come coscienza del vivere pienamente la propria territorialità ma senza preclusioni. Promuove il primato dell’oralità, perché “la nostra parola vale”, come sempre è stato fatto tra galantuomini; restaura la sacralità del lavoro e il valore della tradizione, senza assolutamente negare il progresso; crede nella rinascita del territorio per quanto abbandonato e sottotutelato, attraverso il risveglio delle cosienze collettive; desidera promuovere la regalità dell’individuo, quando questa si pone in accordo con le leggi naturali e con Dio.

I tratti migliori della personalità. L’affidabilità e la disponibilità.

Le virtù coltivate abitualmente. Sono certo che la temperanza è la virtù che perseguo con … costanza, cercando affrontare con determinazione ogni situazione senza abbattermi di fronte alle avversità

I limiti, le pecche maggiori, gli impulsi più incontrollati del carattere. Alle volte tendo a dare giudizi assoluti e nel mio lavoro la pignoleria è spesso esagerata.

I vizi ai quali non rinunciare per niente al mondo o, pur volendo, cui non si riesce a rinunciare. La gola: non rinuncerei mai alle belle riunioni familiari, dove tutti assieme si gozzoviglia e si condivide la propria vita davanti a tante prelibatezze e qualche (più di qualche) buon bicchiere di ottimo vino.

Un ricordo dell’infanzia. Con mio papà il quale mi insegnava a fare il filo al falcetto con la cote e con il martello piatto.

Da quanto, e perché, si occupa di olio. Da circa vent’anni dopo che, trasferitomi dal Friuli in Liguria, ho iniziato ad avvicinarmi al mondo dell’olio come semplice commerciante di questo prezioso alimento. La passione è cresciuta in modo dirompente fino a farmi diventare non solo un operatore del settore ma anche promotore di iniziative volte alla valorizzazione del prodotto olio e del territorio che è culla di questo meraviglioso dono di Dio.

Se si crede nel proprio lavoro. Se c’è ancora un sano entusiasmo e passione. O se vi è qualcosa che turba e impensierisce. Credo tantissimo nel mio lavoro, credo in modo viscerale nella missione che sono stato chiamato a compiere, fondando il movimento culturale TreeDream e credo fermamente che ognuno di noi può fare la differenza; l’entusiasmo che ho è quello della prima ora, non solo, ogni giorno di più sento questa spinta a fare meglio e ad applicarmi affiché il mio messaggio diventi più efficace e più incisivo possibile e l’unica cosa che mi impensierisce è che troppe persone, pensando di non avere voce in capitolo perchè per troppe volte sono state tradite nelle loro opera quotidiana, si arrendono e non mettono a disposizione di loro stessi e della comunità le proprie capacità, uniche e preziose.

Il comparto olio di oliva che non naviga in buon acque, con l’olio extra vergine di oliva divenuto ormai prodotto commodity. Se vi siano soluzioni per cambiare il corso degli eventi. La questione è davvero complessa e, ovviamente, non risolvibile in poche righe. Analizzando nel dettaglio, considerando la mia personale esperienza, direi che il corso degli eventi è in mano agli olivicultori stessi che devono per primi credere nel prodotto che propongono e non devono abassarsi alle logiche misteriche di un mercato che pur di soddisfare l’imposta esigenza di una piccola economia dell’olio, sono disposti a squalificare un prodotto di altissimo profilo.

Una possibile via è quella di sdoganare l’olio da mero trigliceride ad alimento completo, non solo complementare della giustamente osannata dieta mediterranea; direi che è ora di finirla con quel “filo d’olio che rende prezioso il piatto” che di fatto non fa risaltare l’olio ma il piatto stesso, in una controversa percezione pubblicitaria.

A proposito di extra vergini, al primo posto qualità o origine? Assolutamente e senza dubbio la qualità: ogni luogo di produzione ha la sua valenza, a patto che si ponga l’accento sulla qualità del prodotto.

L’olio da olive è un prodotto agricolo. Essendo l’agricoltura confinata in un ambito marginale, se sia possibile un’occasione di riscatto per tale prodotto. Pur in una logica che vede solo il profitto come termine di paragone per il successo di un’impresa, ritengo che in questo specifico momento storico ci siano i presupposti per poterci permettere di guardare al futuro con speranza. Soprattutto i giovani sono sensibili alla sfida di cambiare il corso di eventi che oggigiorno ci vedono coinvolti solo come soggetti passivi di una macchina-mercato ottusa e miope in mano a poche crudeli multinazionali.

Se sia possibile realizzare il proprio sogno, o se è una pura utopia che va comunque coltivata pur di sopravvivere alle proprie aspirazioni. Il sogno che io vedo già realizzato e che per la sua concretizzazione ha solo necessità del sostegno di ogni produttore di buona volontà, è avere la totalità degli impianti olivicoli sui territori liguri nuovamente in produzione, cosa che renderà il Ponente un giardino di rara bellezza e, unico nel panorama mondiale, con una produzione olearia di qualità straordinaria.

Se sia possibile realizzare il proprio sogno, o se è una pura utopia che va comunque coltivata pur di sopravvivere alle proprie aspirazioni. Il mio sogno è ralizzabile perchè già non sono più da solo a vederlo concreto e possibile. Il sogno di uno sta diventando certezza per molti.

Se esiste uno o più miti a cui si fa affidamento. Quale, quali. Mio Papà, Gesù Cristo e la Bhagavad-Gita

I libri, o il libro, fondamentali nella propria formazione. Siddharta, di Herman Hesse, letto in giovanissima età; L’arte della Gioia, di Goliarda Sapienza; e la Bhagavad-Gita.

Se sia possibilesalvare l’Italia, se vi è ancora spazio per la speranza. Sì, basta smetterla di nascondere la polvere sotto il tappeto, perciò si dovrà cambiare definitivamente la scopa e chi la usa.

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