Saperi

Siate sempre portatori di progresso

Una donna agronomo scrive ai ragazzi dell'Istituto Agrario Ciuffelli di Todi, subito dopo la giornata dimostrativa di raccolta meccanica dello scorso ottobre. E’ una lettera che per i suoi contenuti può essere destinata a tutti. Utile per cogliere le opportunità che si nascondono tra le passioni, ma anche per dare coraggio e fiducia

Angela Canale

Siate sempre portatori di progresso

Cari ragazzi, dopo una intensa giornata trascorsa insieme ho sentito il bisogno di scrivervi. Ho avuto la fortuna in passato di fare un lavoro meraviglioso, che oggi con esperienze diverse continuo a fare e nel quale non c’è stato soltanto il contatto con le piante e con la natura, ma anche con le tradizioni e gli uomini che hanno contribuito a farle vivere nel tempo.

Ho potuto cogliere e vivere quello che non si può leggere nei libri ma solo attraverso la memoria dettata dagli uomini, dalle piante e dalla terra. Proprio per aver avuto la percezione diretta del passato ho potuto valutare e applicare le nuove tecnologie che nel nostro mondo vengono all’inizio sempre viste come un mostro da combattere senza mai pensare che vengono studiate per agevolare e semplificare il lavoro dell’uomo, che per una legge della natura, così come tutte le altre cose, cambiano nel tempo.

Tuttavia i momenti migliori di questo lavoro li ho avuti quando c’è stata la possibilità di confrontarmi con altre persone, provenienti da luoghi diversi, con esperienze diverse, con situazioni diverse da affrontare e da superare.

Tra queste persone ci siete anche voi, e forse siete quelli che mi avete trasmesso più entusiasmo. Forse la vicinanza, ma ancor più l’apertura mentale di certi insegnanti, ha permesso a me e a voi di incontrarci sul campo e il campo è quello dove la partita la giocano gli olivi, belli, maestosi, quanto “sfigati”…

Sì, perchè quando a scuola si studiano le colture, parliamo di ambienti e terreni migliori, di ottimizzazioni della produzione, di tecniche avanzate di coltivazione….

Quando sentiamo parlare di olivi, in un primo momento facciamo anche fatica a pensare che sia un sistema produttivo all’interno della nostre aziende e poi ci limitiamo a fare una foto istantanea di quella che è la olivicoltura che ci circonda, riconoscendone subito la sacralità e non immaginando che si possono a volte usare anche sistemi diversi.

Niente in agricoltura è una regola da applicare in qualsiasi caso, tutto va studiato e diversamente realizzato a seconda delle situazioni in cui ci troviamo, compreso la tipologia di “imprenditore”. E allora vedere nei vostri occhi lo stupore di fronte a certe tecniche di coltivazione e capire dopo un po’ che l’innesco è avvenuto e tutti voi state ragionando per capire, criticare, paragonare, trasformare… guardando ora con occhi nuovi anche quanto già conoscete mi fa dare un senso ancora più importante al lavoro che svolgo… a quello che un giorno sarà il vostro lavoro.

Sento la professoressa Stefania che ad intervalli regolari urla “state zitti, ascoltate, dopo dovrete fare una relazione di quello che avete visto”. In un angolo, invece, c’è la professoressa Palma, che cerca di chiarire a chi solo ora vede questi impianti, lo scopo di tutto questo. Poi c’è il professore Fabio che da’ man forte ripetendo a voce alta “non possiamo non far fare queste esperienze dirette ai ragazzi”.

Così come quando ai nostri figli cerchiamo di fargli capire che nel mondo troviamo tutto quello di cui abbiamo bisogno e dobbiamo soltanto imparare a scegliere attraverso la percezione della diversità, anche ai nostri alunni dobbiamo insegnare a far questo. A saper distinguere, a conoscere tutto quello che nel mondo si fa, per poter avere la possibilità di scegliere la soluzione migliore, quella che fa al nostro caso e per raggiungere l’obiettivo che ci siamo dati. Solo allora possiamo dire che stiamo svolgendo il nostro lavoro.

C’è sempre chi in prima fila fa più domande e prende anche nota, ma colgo anche nelle battute simpatiche e a volte burlesche di quelli che in fondo fanno gruppetto, quell’intelligenza e quella vivacità che non deve mai abbandonarci. La tristezza e la troppa serietà fanno lavorare male!

Rappresentate il motivo per cui vale la pena andare avanti, rappresentate i nostri figli, quelli che stanno per prendere il timone e che ci auguriamo lo facciano meglio di quanto lo abbiamo fatto noi. Noi abbiamo lasciato che chi ci ha preceduto continuasse a dettare regole, un po’ per rispetto e un po’ per vigliaccheria, e ora per un futuro migliore speriamo in voi, non avanzando, non sgomitando come dovremmo invece fare per tentare di risolvere i mali che tutti siamo pronti ad attribuire ad altri.

Lasciarvi in una tempesta senza nemmeno insegnarvi a costruire solide navi sarebbe il peccato più grande, che nessun Dio potrà mai perdonare. Ma per traghettare le cose da imparare sono molte e tutti dobbiamo collaborare e metterci quel coraggioso entusiasmo che nei momenti di sconforto non sappiamo dove andare a prenderlo. Come quando a un mese dalla chiusura dell’anno scolastico prendete coscienza di avere le giuste insufficienze per essere bocciati. E allora ci vengono in mente il tempo perso inutilmente, quello che perderemo il prossimo anno per recuperare la fiducia tradita dei nostri genitori… ma allora con un po di entusiasmo magari niente è perduto, qualche volta si può recuperare e se c’è anche l’entusiasmo degli insegnanti che ci danno coraggio e fiducia niente è veramente perduto… se non altro si può tentare! Ecco, noi tutti siamo arrivati proprio li, siamo a un mese dalla chiusura della scuola e stiamo per essere bocciati!

Voglio dire grazie a quei professori che con umiltà, precarietà e sconforto continuano a credere nel loro lavoro e in quello che ancora possono dare al mondo dell’istruzione, che rappresenta il primo compito di uno stato democratico e progressista, per aver conservato l’umiltà di voler imparare tutti i giorni cose nuove in grado di mantenere vivo l’interesse necessario e poi grazie a voi, ragazzi, per saper trasformare un momento di pseudogita in un momento di lavoro, con l’allegria che accompagna i vostri anni avete saputo rendere la giornata giovane e piena di speranza, così come i vostri compagni che da quindici anni vi hanno preceduto hanno fatto in passato.

La scuola che state facendo vuole darvi le basi perchè possiate arrivare a non sentirvi mai non all’altezza di vivere il futuro, che potrà essere all’università o direttamente nel lavoro. Mi vedo coinvolta anche in altri momenti dell’anno a vivere per qualche mese con voi quando giochiamo a fare i potatori… forbici e seghetti si sostituiscono a libri e penne.

Grazie per avermi dato la possibilità di aver trasformato una pratica colturale noiosa e faticosa in un momento di conoscenza della pianta di olivo e un po’ di tutte le piante, con l’atmosfera giocosa e gioiosa che vi auguro che non vi abbandoni mai nella vita! Lo dico anche a nome dei colleghi potatori esterni alla scuola che hanno avuto la possibilità di partecipare, di tutte le età e con esperienze di lavoro diverse.

Dialogare con tutti voi di fronte all’utilità di un ramo su una chioma confusa di un anonimo albero di olivo passando attraverso toni accesi e coloriti non è stata solo una gratificazione ma il senso di quanto involontariamente voi state insegnando a chi ha la fortuna di trascorrere dei momenti con voi. State dando il senso al lavoro di tutti noi. E quando dico tutti non escludo proprio nessuno.

Stiamo cercando di trasmettervi la voglia di conoscenza, la curiosità di sapere, la consapevolezza del non sapere e la gioia di lavorare insieme abbattendo quel muro immaginario che a volte ci separa e che vorrebbe collocarci in luoghi diversi. Ma viviamo tutti nella stessa scuola, siamo qui tutti per imparare e per aggiungere un piccolo tassello, per lasciare a quelli che verrano dopo qualcosa in più, di utile per l’uomo e per il mondo in cui vive… e voi che avete deciso di occuparvi di natura e di uomini che in essa imposteranno il loro lavoro dovrete ancora di più trovare ogni giorno la curiosità del nuovo…

Non lasciate che il mondo possa mai dire che l’agricoltura abbia contribuito a distruggere la natura, l’ambiente e la terra, unico elemento per il quale vale la pena di vivere, ma siate sempre portatori di progresso, quello che parte dal cuore e arriva nel lavoro di tutti i giorni, quel lavoro che non serve soltanto a produrre moneta ma anche e soprattutto il bene dell’uomo e della terra su cui vive.

La foto è di Luigi Caricato e riprende un’opera in esposizione presso Casa Planeta a Menfi.

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