Tutta la filosofia, e non solo, di cui abbiamo bisogno
Libri per l’estate 2022. La catastrofe di Nietzsche a Torino di Anacleto Verrecchia e Candelaio di Giordano Bruno, a cura di Gianmario Ricchezza e Guido del Giudice, restituiscono un nuovo modo per avvicinarsi a questa disciplina, forse più leggero, che però non significa superficiale [4. continua]
La catastrofe di Nietzsche a Torino (Clinamen, 2022)
Può il crollo psichico di un filosofo (nella fattispecie quello famigerato del superuomo) tramutarsi in un racconto di satira da spanciarsi dal ridere? Sì se l’autore si chiama Anacleto Verrecchia, il quale per estro comico sta dalle parti di un Cervantes a braccetto con Voltaire.
Questo classico della storiografia filosofica, pubblicato nel lontano 1978, amato da Karl Popper (che confessava di averlo letto per ben due volte), ritorna in libreria in una nuova edizione commemorativa, giusto a 10 anni dalla scomparsa di Verrecchia.
Nato come “libro documentale” sull’uomo Nietzsche, nevrotico a zonzo per Torino (qui mostrato crudamente ovvero sotto un’impietosa luce al neon), assurge presto a opera di demolizione del “mito Nietzsche” e ancor più dei facili nicciani un tanto al chilo.
Basti dire che, dopo la Catastrofe, riesce impossibile rileggere l’Ecce homo o lo Zarathustra senza un sorrisetto di compassione.
Candelaio (Di Renzo Editore, 2022)
Il genio di Bruno si esercitò anche nella lingua – la sua era espressionista, a mezza via tra latino e dialetto – invero per il lettore d’oggi assai impervia. A ovviare all’inconveniente, senza insieme produrre un ipertrofico apparato di note a piè di pagina, ci ha pensato per tempo Gianmario Ricchezza, sagace studioso di Bruno che ha attentissimamente tradotto o meglio “ripulito” (lui dice “restaurato”) alcune delle più importanti opere del Nolano. In un moderno e fluente italiano, messo a giorno col nostro ma sempre rispettoso dell’originale, egli ci ha dato già La cena delle ceneri, La cabala e l’asino e ora questo superbo Candelaio. Così una delle più belle commedie del tardo Cinquecento può essere gustata fin sotto l’ombrellone, senza l’ausilio di alcun calepino o sinossi. Inquadra il testo nel pensiero di Bruno, Guido del Giudice, altro valente studioso bruniano a cui si deve l’introduzione del volume.
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