Saperi

Un cambio di passo per il mondo dell’olio con Carapelli for Art

La cultura come forza motrice per rilanciare il comparto oleario e assegnare indirettamente valore all’olio extra vergine di oliva. Ci prova – con successo – una storica impresa dal respiro internazionale, Carapelli Firenze. L’iniziativa, che fa perno sull’arte, premia i giovani creativi, ma, al di là del valore intrinseco di un simile progetto culturale, la vera novità sta nel ritorno al mecenatismo

Luigi Caricato

Un cambio di passo per il mondo dell’olio con Carapelli for Art

Ho partecipato con grande gioia lo scorso 23 ottobre alla premiazione degli artisti che hanno concorso alla seconda edizione di Carapelli for Art. È una iniziativa che trovo spettacolare e che apprezzo soprattutto perché non è affatto episodica, ma risponde a un programma pluriennale.

A Milano, nella sede prestigiosa della Triennale, ho potuto ammirare le opere dei talenti premiati. Sapere che alla seconda edizione di questo concorso hanno partecipato da ben 52 Paesi del mondo è qualcosa di straordinario. Sapere inoltre che sono state ben 1357 le candidature è ancora più evidente che l’iniziativa si inserisca nell’ordine del mecenatismo e non è affatto una operazione di marketing fine a se stessa.

Vorrei evidenziare questo aspetto perché lo trovo essenziale. In passato – ma molto lontano, tra fine Ottocento e inizio Novecento – le imprese olearie avevano contribuito non soltanto a sostenere la cultura, ad affiancarla e a farne un punto di riferimento, ma hanno prodotto esse stesse cultura, attraverso operazioni che sono rimaste alla storia, come nel caso della rivista “La Riviera Ligure” house organ di Olio Sasso, ma anche, e soprattutto, rivista letteraria. Ecco, cosa voglio evidenziare. In quell’epoca d’oro, le aziende olearie creavano valore e l’olio che vendevano era frutto di quel percorso virtuoso, si avvicinavano alla gente in modo più concreto e diretto, creando le condizioni per essere ricordate e apprezzate per il proprio lavoro, per essere riconosciute nella loro valenza sociale e per una presenza nella società non epidermica ma volta a produrre anche ricchezza, contribuendo a favorire anche una Italia migliore. Oggi, questo spirito è scomparso del tutto, è assente e non vi è impresa che creda nel processo culturale da affiancare al marketing e alla pura sfera commerciale. Il cliente per molti è solo un numero, e più se ne hanno meglio è, ma per molte imprese il cliente non sempre è una persona che merita attenzioni diverse rispetto alle legittime attese che si hanno verso il proprio prodotto/merce.

Forse sarò inattuale sostenendo che le imprese debbano anche accollarsi un ruolo scoiale, ed è proprio per questo che plaudo all’iniziativa di Carapelli.

Matteo Sala, che di Carapelli Firenze ne è il direttore marketing, ha giustamente espresso il personaleorgoglio per come Carapelli for Art si stia sempre più affermando nel mondo dell’arte. Qualcuno, indubbiamente, potrà anche obiettare che l’arte non abbia nulla a che vedere con la produzione e il commercio dell’olio, ma non è così. C’è invece un legame stretto tra chi sostiene la cultura e chi ritiene che un’azienda debba solo fare profitto e badare a se stessa, al proprio fatturato. Forse la mia visione umanistica e, senza dubbio, (apparentemente) utopica, stride fortemente con i tempi che viviamo, così poco inclini a sposare progetti culturali, se non per finta, ma ritengo che sia proprio da qui che bisogna ripartire. La strada per creare valore intorno all’olio extra vergine di oliva, prodotto ridotto a pura commodity, è lunga e laboriosa, ma quella intrapresa da Carapelli mi sembra la strada giusta.

“Le numerose candidature ricevute per questa seconda edizione di Carapelli for Art fanno capire quanto il valore del progetto sia riconosciuto e apprezzato anche a livello internazionale. La varietaà artistica e l’alta qualità dei lavori candidati hanno reso davvero arduo il compito di selezione della Giuria”, ha sostenuto convintamente Matteo Sala.

Il tema ispiratore di questa seconda edizione di Carapelli for Art è stato l’unione, ovvero – come si legge in una nota stampa – l’incontro tra le varietà che porta a nuovo valore”, ovvero “la capacità dell’arte di armonizzare ciò che è differente”.

Il premio Carapelli for Art è stato supportato dalle più importanti Accademie di Belle Arti d’Italia e d’Europa, quali l’Accademia di Brera, Roma, Foggia, G. Carrara, Torino, Granada, Firenze, Napoli, Versailles e dalla Laba di Firenze. Nell’ambito della giornata di premiazione, le opere vincitrici sono state esposte in mostra in Triennale, presso lo spazio espositivo Triennale Lab. Le opere degli artisti vincitori entreranno a fare parte della collezione Carapelli, che, per l’occasione ha già annunciato il lancio della nuova edizione per il 2020.

Ma ecco i risultati della seconda edizione. Nella categoria “Open”riservata agli artisti professionisti – è stato premiato il giovane artista bresciano Andrea Zucchini, con l’opera video Dreamwalker,ed Enrico Boccioletti, con l’installazione robotica Loomer.

Mentre, per quanto concerne la categoria “Accademia”– rivolta, questa, agli studenti – hanno vinto Mehrnoosh Roshanaei– dell’Accademia Belle Arti di Bologna – con l’opera-video Wonderlande Giacomo Alberico – dell’Accademia delle Belle Arti di Brera– con l’opera Chieti, Indonesia.

LE OPERE

Categoria Open

Andrea Zucchini
Dreamwalker
, 2019. 4K video, Stereo sound, 15′;30″

La giuria ha deciso di premiare l’opera video Dreamwalker di Andrea Zucchini (Brescia, 1987)per la capacità di mettere in relazione, in modo originale e creativo, la varietà del mondo naturale e dell’individualità umana, attraverso una serie di riferimenti eterogenei alla geologia, alla storia e alla psicologia.

Ambientato in Val Camonica in uno dei siti archeologici più importanti al mondo per la presenza di incisioni rupestri – la cui datazione attraversa un periodo ampio e progressivo che va dal Mesolitico al secolo scorso – Dreamwalker diventa esplorazione viscerale del luogo, così fortemente caratterizzato da natura e cultura, e tramite di esso interrogazione introspettiva che l’artista rivolge a sé, alla ricerca di possibili definizioni dell’identità.

Enrico Boccioletti
LOOMER, 2019. Asta per microfono, lampadine UV, pannello acustico, microfoni elettrostatici a contatto, amplificatore e speaker modificati, bomber e pantaloni usati dall’artista, telefoni cellulari, connessione Wi-Fi, cavi, 182 x 55 x1 10 cm

Per la capacità dell’oggetto di trattare in maniera aperta e trasversale diverse tematiche che sottendono il dibattito sulla contemporaneità, la giuria premia l’installazione scultorea “LOOMER” di Enrico Boccioletti (Pesaro, 1984).

L’opera esorcizza la perdita di materialità del corpo nel contesto delle relazioni umane post-digitali facendosi complice di un concerto di spettralità elettromagnetiche eccitate dalla vicinanza degli smartphone del pubblico. Proprio a partire dal più diffuso dispositivo del comunicare, l’opera genera così lo spettacolo di un dialogo alieno e riattiva della scultura quella capacità di intervento diretto sul paesaggio “reale” che era stata a fondamento della lezione della land-art.

Categoria Accademia

Mehrnoosh Roshanaei
Wonderland, 2019 Video, 3’;32’’



La giuria assegna il premio a Mehrnoosh Roshanaei (Teheran, 1988) apprezzando, nell’opera video Wonderland, l’abilità di stimolare una riflessione sulla difficile questione dell’identità in rapporto alla provenienza, attraverso un’idea e una traduzione formale allo stesso tempo dirette e insolite.

Volti di persone differenti per origine, cultura e ruolo nella società – conosciute dall’artista nel tempo – vengono sovrapposti in un flusso continuo, mentre il loro labiale segue un discorso sconnesso e poetico insieme, composto dalla scrittura tramite suggerimento degli smartphones. La relazione straniante tra la singolarità delle persone e la voce asettica della lettura automatica evidenzia la problematicità di mantenere, all’interno di una società omologante, gli specifici caratteri che ognuno di noi ha in quanto individuo.

Giacomo Alberico

Chieti, Indonesia, 2019, Leporello, carta 150g, 29.5×400 cm (dimensione estesa) 29,5×21 (ridotta)


(Pescara, 1994) riesce a proporre, con intelligenza e ironia, una diversa visione di un luogo – in questo caso la città di origine dell’artista stesso – ricorrendo in modo paradossale a uno strumento tecnologico attuale.

Alcune immagini cittadine reperite da Google Street View vengono elaborate inserendo elementi “esotici”, certo non locali, così da ottenere un luogo più simile alle proprie aspettative e immaginazioni. I fotomontaggi, in parte credibili anche se non reali, sono state caricati su Google e raccolte in una pubblicazione. La giuria ha apprezzato la libertà con cui l’artista è ricorso a elementi esistenti, ricombinandoli così da arrivare a un nuovo risultato, personale e insieme condivisibile.

In apertura, Dreamwalker, un particolare dell’opera di Andrea Zucchini

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