Unire l’olivo alla croce
Il nostro omaggio a Papa Paolo VI, nel giorno della sua santificazione. “Dobbiamo riprendere in mano i nostri rami d’olivo”, disse nel corso dell’Angelus pronunciato la domenica delle Palme del 1970. Fu lui che nella costistuzione apostolica Sacram Unctionem infirmorum evidenziò il valore salvifico e rigenereante dell’olio

Papa Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini, era nato a Concesio il 26 settembre 1897 ed è volato alla destra del Padre nella residenza pontificia di Castel Gandolfo il 6 agosto 1978.
E’ stato il 262º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica apostolica romana, nonché primate d’Italia e quarto sovrano dello Stato della Città del Vaticano, dal 21 giugno 1963 fino alla morte.
Papa Paolo VI come d’altra parte tutti i sacerdoti è intimamente legato a simboli di forte valenza come l’olivo e l’olio. Nella costistuzione apostolica Sacram Unctionem infirmorum, del 30 ottobre 1972, sostenne che per mezzo della grazia dello Spirito Santo il malato “si sente rinfrancato dalla fiducia in Dio e ottiene nuove forze contro le tentazioni del maligno e l’ansietà della morte”.
Per quanti vogliano ricordare la figura di Sua santità Paolo VI, riportiamo integralmente il testo dell’Angelus pronunciato la domenica delle Palme del 1970.
Dobbiamo riprendere in mano i nostri rami d’olivo. Li abbiamo anche Noi stessi poco fa benedetti e distribuiti durante la cerimonia liturgica celebrata a San Pietro, ai giovani specialmente, rievocando il Vangelo, quando Gesù entrò festosamente in Gerusalemme e fu pubblicamente acclamato Messia, il figlio di David, il Re promesso della liberazione e della pace per il Popolo di Dio e per l’intera umanità.
Il pensiero ritorna così alla pace. Alla pace preziosa, già conseguita, ma ancora così incompleta nei cuori e nella società. Alla pace di compromesso e imperfetta fra alcune Nazioni, la quale sembra volersi finalmente comporre e giustamente consolidare. Alla pace sofferente e intollerabile, dove manca il pane sufficiente per la fame della misera gente (proprio oggi, ci dicono, l’iniziativa delle « mani tese » ce lo ricorda). Alla pace fittizia, dove manca vera libertà civile e religiosa. Alla pace ferita e sanguinante in diverse regioni del mondo colpite da conflitti rovinosi e micidiali. Alla pace minacciata da crescenti e spaventosi armamenti.
Povera pace! tanto desiderata, tanto necessaria, tanto conclamata; e ancor oggi tanto simulata, insidiata, offesa e tradita. Dobbiamo sempre desiderarla e servirla, e non perdere la fiducia di poterla raggiungere.
Occorrerà certo generarla ad ogni ora della vita e della storia. E noi sappiamo che lo possiamo, perché Cristo è la nostra pace (Eph.2, 14.) .Oggi a lui offriamo il tributo di questa nostra fiducia, e gli rinnoviamo la promessa di ascoltare la sua voce. Dovremo unire l’olivo alla croce!
E intanto prendiamo coraggio invocando la Regina della Pace.
Papa Paolo VI
Angelus Domini del 22 marzo 1970, Domenica delle Palme
Leggi anche I francobolli di Paolo VI
La foto di apertura è tratta da Internet
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