Vai alla voce “amore” e comprendi tutta la complessità del caso
Il testo che vi appresterete a leggere - credeteci, lo farete di gran gusto - non reca una firma ma ha comunque un autore che la Redazione ben conosce e frequenta. Tutto ciò che è riportato nero su bianco serve a comprendere come a volte non basti dire ti amo, perché c'è tutto un mondo che vi si spalanca davanti e vi spiazza
Mia cara, come sai io non condivido quasi nulla di quello che si riassume nel tuo essere inserito nella quotidianità.
Non condividere, comunque, non significa criticare o non avere rispetto né dell’essenza materiale né dell’essenza morale che sono proprie di ciascun umano.
Questa mattina, quelle pochissime immagini che ho carpito di te mentre ti affannavi a spiegarmi concetti quantistici e ti accaloravi a recuperare dal tuo elaborato pensiero il sentimento di profonda, consapevole e irrinunciabile avversione verso il mio essere uomo di scienza, tu non ti sei accorta che ti osservavo ammirato.
Poi è giunto un momento catartico quando, per la prima volta, da quando ci frequentiamo, nella rarefazione di incontri casuali che si sfumano, spesso, nel ricordo, hai pronunciato la fatidica frase, io ti amo, aggiungendo un’altrettanto quantistico concetto, cioè, a modo mio.
Ecco, in quel momento ho afferrato la tua complessità, una complessità che percepivo ma della quale mi sfuggiva la definizione dei contorni.
Tu, presa com’eri a rendere espliciti i tuoi pensieri, non hai afferrato il sentimento con cui ti guardavo. Ecco, qui sta la differenza, profonda e incolmabile fra il tuo cervello quantistico e il mio cervello classico, che, misero, riesce a cogliere solamente quell’amore, quel concetto di amore classico e, forse, ormai sorpassato, che mette in comunicazione il cuore con il cervello, il quale, sempre in modo classico, non intreccia onde e particelle, almeno in apparenza, ma sublima il sentimento in un’elaborato di complesse sensazioni, di pensieri dedicati, di desideri irrimediabilmente coinvolgenti.
Ecco cosa ha pensato quell’eretico scienziato cui è rimasto un solo vantaggio, quello di sapere che non ti dai pace nel cercare di indicargli la giusta strada, di insegnargli la differenza fra il dito e la luna, perché anche lui non ha pace pensando che evoca solo amore quantistico, lui che vive e pensa nel classico.
Chissà se verrà un giorno laddove classico e quantistico riusciranno ad esprimersi come onde e particelle che s’intrecciano solidamente e ne concedono misura, dando un senso più terreno, anche se magari banale, all’amore.
Senza firma
In apertura, nostra foto del particolare di un’opera di Enzo Mari esposta a tutt’oggi alla Triennale di Milano
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