Visioni

Abolire la miseria

Alfonso Pascale

Con la manovra del Popolo, dice Luigi Di Maio, per la prima volta nella storia aboliremo la povertà. L’insulsaggine di questa affermazione non sta nell’aspirazione ad abolire la miseria ma nella tempistica. L’uomo si è sempre interrogato su come affrontare la sfida, ma senza stabilire la data della vittoria, e accontentandosi di rimontare un po’. A nessuno era mai venuto in mente di raggiungere il traguardo in un anno.

Mentre era detenuto dal regime fascista a Ventotene – dove scrisse il Manifesto omonimo insieme con Eugenio Colorni e Altiero Spinelli alla base della costruzione europea – Ernesto Rossi compose anche «Abolire la miseria», un contributo serio allo sviluppo dello stato sociale. Nella prima metà del saggio egli quasi schernisce tutti gli interventi di «beneficenza» o di «soccorso incondizionato» con i quali ci si illude di debellare povertà e disoccupazione. Nella seconda parte propone la fondazione, a livello europeo, di un «esercito del lavoro», reclutato in alternativa al servizio militare, che provveda ad assicurare, a spese della collettività, i mezzi essenziali di sussistenza a chi ne ha bisogno.

Uno come Rossi, liberalsocialista, fondatore del Partito radicale, non cedeva mai al ridicolo della demagogia, e subito aveva segnalato nel suo libro che sussidi indiscriminati avrebbero favorito gli oziosi e gli imbroglioni. C’è chi ci marcia e, dunque, niente distribuzione di quattrini ma solo messa a disposizione di beni di prima necessità

«Abolire la miseria» fu un tema dominante, durante la guerra. Nel 1941, Churchill e Roosevelt pianificarono la «liberazione dal bisogno» per debellare quella malattia infettiva come la peste che è l’indigenza, e che porta alla metastasi dei popoli e alla dittatura. Da allora molto è cambiato, e la miseria non è stata vinta ma di colpi ne ha subiti parecchi.

Rossi dialogava dunque con riformisti del calibro di William Henry Beveridge ed era consapevole della difficoltà di tenere insieme crescita economica ed eguaglianza. Ma in un paese il cui premier, ieri, ha detto che la crescita economica ci «spetta di diritto», uno come Rossi verrebbe invitato a tornare a Ventotene a imbrattare scartoffie.

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