Visioni

Attirare i giovani in campagna

Alfonso Pascale

Susanna Tamaro e Andrea Segrè, in un articolo apparso sul Corriere della Sera di qualche giorno fa, propongono due misure per attirare in campagna giovani che non hanno origini agricole: formazione gratuita e sostegno al reddito.

Per la formazione essi suggeriscono un “patto con le scuole agrarie superiori e universitarie” affinché possano offrire, gratuitamente per i beneficiari, dei corsi per imprenditori agricoli “direttamente sul campo”. “Una sorta di moderne cattedre ambulanti – scrivono Tamaro e Segrè – quelle dove i professori andavano nelle campagne e trasmettevano materialmente ai contadini i vari saperi agrari”.
Riguardo alla seconda proposta, la scrittrice e l’economista agrario ipotizzano di erogare ai giovani un “reddito di contadinanza”: “un contributo limitato nel tempo – precisano – che possa fungere da humus, da concime, aspettando che gli investimenti necessari a far decollare l’impresa possano generare i primi frutti”.

Con una lettera al direttore del quotidiano, il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha risposto alle sollecitazioni dei due autori dell’articolo, dichiarandosi interessato a capire come si possa fare meglio su ambo i fronti. In particolare, sulla questione formativa, Martina afferma di aver aperto da tempo un confronto con il ministro Fedeli “per sviluppare nuovi impegni”. Sul fronte della tutela del reddito, egli ricorda l’eliminazione, in questi anni, delle principali tasse agricole “con l’intento proprio di sostenere, anche così, chi vive di agricoltura”.

Al di là dei richiami nostalgici alle “cattedre ambulanti” e alla “contadinanza”, è sicuramente importante che questo dialogo avvenga sulle pagine di uno dei quotidiani più letti del paese. E che riguardi finalmente misure concrete per lo sviluppo dell’agricoltura. Ma la stranezza di questo confronto è che non si fa alcun riferimento alla politica che attualmente regola e sostiene gli interventi, sia per la formazione che per gli aiuti al reddito degli agricoltori: la Politica agricola comune (Pac).

Matteo Bartolini, dirigente della Cia ed ex presidente del Ceja – Confederazione europea dei giovani agricoltori – ha opportunamente ricordato che “la Pac 2014-2020 già prevede aiuti ai giovani che entrano in agricoltura. Nel primo pilastro la novità: un pagamento aggiuntivo a favore del giovane che si insedia per i suoi primi 5 anni. Nel secondo pilastro il solito premio di insediamento. Per la formazione, invece, esiste da tanto una bellissima opportunità che coniuga allo studio anche l’esperienza in azienda. Si chiama Erasmus for Young Entrepeneurs e permette ai giovani di tutta Europa di fare un periodo presso un’azienda Europa”. In Italia, purtroppo, solo la Cia ha capito la straordinaria importanza dello strumento in favore dei giovani. Infatti, “ad oggi – ha precisato Bartolini – è la sola accreditata dalla Commissione Europea per favorire questo scambio tra giovani e imprese”. “Queste esperienze – ha concluso il giovane dirigente agricolo – sono importantissime e dovremmo collegarle l’una all’altra, altrimenti il supporto finanziario senza un’idea di impresa è la sola cosa che tiene il giovane in agricoltura”.

Nel 2020 termina il periodo dell’attuale programmazione della politica europea. E si è avviato, in questi mesi, il dibattito sulla riforma della Pac. Se la formazione e il reddito sono due temi fortemente connessi tra loro per affrontare il problema dell’ingresso dei giovani in agricoltura, la Pac è sicuramente l’ambito entro cui discutere il problema. Stanno lì le risorse finanziarie più cospicue per affrontarlo. Ed è in quel contesto che occorre proporre adeguamenti e nuovi strumenti. E sarebbe interessante che della Pac si discutesse sulle pagine dei grandi quotidiani, perché quei soldi sono dei cittadini ed è l’opinione pubblica che se ne dovrebbe occupare. Altrimenti sui media si continuerà a parlare dell’agricoltura solo in termini romantici e nostalgici, ma, poi, le politiche concrete che la riguardano continueranno ad essere definite lontano dai riflettori, mediando tra i soliti gruppi di interesse.

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