Visioni

Come si possono distinguere gli esperti?

Enrico Bucci

Uno dei problemi più importanti che ci troviamo ad affrontare nella società contemporanea è l’incapacità diffusa di distinguere chi è realmente padrone di una materia da chi non lo è.

Il tipo di scuola e la sua qualità ci rendono impreparati allo scopo; inoltre, la diffusa (e non sempre ingiustificata) sfiducia nella certificazione sociale degli esperti, costituita da diplomi, lauree, dottorati, affiliazioni universitarie, unita alla falsa impressione di potersi formare rapidamente una vasta e approfondita preparazione grazie ad Internet e al bias di conferma, ci portano a rinunciare, quando non osteggiare, gli esperti.

Queste condizioni sono sfruttate da decenni da lobby interessate, da governi e da singoli truffatori per diffondere la sfiducia nella scienza e negli esperti, a vantaggio di pochi e danneggiando tantissimi; danneggiati i quali si sentono oltretutto orgogliosi di aver “scoperto la verità”.

In realtà, di esperti c’è un bisogno sempre maggiore, e la nostra sfiducia in essi sta facendo danni enormi alla nostra democrazia, alla nostra salute ed al nostro modo di vita.

Ma come riconoscere gli esperti dai dilettanti informati e dai franchi cialtroni? In parte, studiando il metodo di formazione del consenso fra di essi. Ce lo ricorda un interessante libro, Discerning Experts, centrato in particolare sulla discussione delle policies climatiche, scritto da un gruppo di autori davvero in gamba, come potrete scoprire leggendo Michael Oppenheimer, Naomi Oreskes, Dale Jamieson, Keynyn Brysse, Jessica O’Reilly, Matthew Shindell, e Milena Wazeck.

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